Monet da un milione. Degas e Renoir di grande valore. In vendita giudiziaria a Milano la collezione di quadri di Calisto Tanzi. Il patron della Parmalat protagonista del più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio di una società privata in Europa. Un crac da 14 miliardi, scoperto a fine 2003. La Cassazione, nel 2014, ha confermato quattordici anni di carcere a Calisto Tanzi. La sua galleria, una strepitosa collezione di opere d’arte di famosi pittori, finisce all’asta. Un evento unico, straordinario, almeno per l’Italia. Quadri che non hanno solo una storia artistica, ma anche giudiziaria. Tesori ritrovati, impressionisti e capolavori moderni, che il catalogo indica con eleganza in arrivo "da una collezione privata" sono appunto in vendita giudiziaria presso la sede milanese della famosa casa d’aste fiorentina Pandolfini. Appartengono tutti alla collezione di Calisto Tanzi, l’uomo e l’industriale più detestato dai risparmiatori italiani, condannato a un numero impressionante di anni di galera per una collezione altrettanto ricca. Aggiotaggio, bancarotta fraudolenta e tanto altro ancora.

Il catalogo di opere all’asta a Milano è questo: Magritte, Monet, Toulouse Lautrec, Matisse, Degas, due Van Gogh, Grosz, Ligabue, Renoir, Boccioni, Segantini, Severini. E non finisce qui, dovendo considerare anche opere di Cezanne, tre Balla, Kandinsky, Mirò, Picasso, Signac, Picabia, De Nittis. Un museo in vendita. Un incanto all’incanto, battuto da ieri sera nella sede della celebre casa d’aste Pandolfini, a Milano. I quadri furono recuperati – riferiscono le cronache – in nascondigli mai precisati e nel garage di villa Tanzi. Rimasti in deposito presso la Galleria nazionale di Parma, a sedici anni dal crac Parmalat, adesso vanno all’asta. Il ricavato andrà agli innumerevoli creditori truffatori, che attendono risarcimenti da anni. Un’asta giudiziaria si è già svolta a Parma per i pezzi meno pregiati della collezione Tanzi. A Milano è atteso un autentico boom. Appassionati, intenditori, collezionisti, galleristi sono annunciati in arrivo da tutta Europa. All’asta tutta roba vera, autentici capolavori. Se i bond Parmalat erano farlocchi, taroccati, sui quadri non vi sono dubbi.

Pietro De Bernardi, direttore di Pandolfini, garantisce in questo senso. "L'Italia non ha mai visto andare all’asta un nucleo di opere di questa straordinaria importanza, e anche all’estero si parla di evento inconsueto". All’asta dei capolavori di casa Tanzi sono interessate anche le istituzioni, non solo i privati. Il Museo Van Gogh di Amsterdam è ingolosito da un’insolita natura morta di Van Gogh, base d’asta 280-350mila euro), e da un sensazionale meraviglioso acquerello di devastante malinconia con una valutazione di partenza da 200-300mila euro. Le stime, abbastanza basse, sono destinate a poderose impennate. Gli esperti di Casa Pandolfini si dichiarano in questo senso parecchio ottimisti. I ghiottoni di opere d’arte sbavano per la "Falaise du Petit Ailly a Varengeville di Monet, da 800mila al milione e 200mila. Davanti a questa sfilza di capolavori che riempiono gli occhi e il cuore, sorge spontanea una domanda: che genere di collezionista era Calisto Tanzi?

"Un collezionista vorace, affamato di bellezza, addirittura compulsivo", rispondono gli esperti conoscitori degli amanti in tutte le loro sfaccettature. "Tanzi ha inseguito i nomi dei pittori che fanno sognare, non ne ha mancato nessuno. Ha usufruito certamente di buoni consiglieri". Fior da fiore, ecco alcune indicazioni di capolavori all’asta che, d’acchito, entrano nel cuore e rimangono impressi sulla retina. "Finestra di Dusseldorf" di Giacomo Balla è uno dei quadri più commoventi del Novecento italiano. Una clamorosa magnifica sorpresa anche per chi ha l’occhio, la sensibilità, il gusto al Balla futurista. Stima, 70-100mila euro. "Samois Etude n°11" di Paul Signac è qualcosa di sconvolgente, chi lo guarda viene preso dla desiderio prepotente di accarezzare con i polpastrelli i rialzi del colore. Valore, 120- 150mila euro. E che dire di un incredibile Kandinsky dipinto in Italia, a Sestri Levante nel 1905. Il porticciolo è realizzato proprio come l’avrebbe eseguito un esponente di vaglia dell’espressionismo. Forse 250mila euro non bastano per portarlo a casa. Quest’opera e gli altri capolavori saziano gli occhi, incantano, rapinano interessi e ammirazione, ma quali sensazioni posseggono il visitatore dopo aver fatto il pieno di bellezza, come è capitato a me durante l’esposizione della collezione a Parma?

Restano due retrogusti in forte contrasto tra loro. Amaro il primo. Queste meraviglie sono pur sempre i resti di un naufragio, i relitti di un fallimento. Forse non solo economico, anche umano e morale. I beni rifugio di un arricchito e i giocattoli da adulto di un vero appassionato d’arte. Il secondo retrogusto riguarda quella misteriosa cosa che in fondo è la giustizia. Il crac Parmalat, i bond farlocchi, i risparmiatori truffati: tutto quanto costò 14 miliardi. Questi quadri, per quanto costosi, con la loro vendita non riusciranno a risarcire completamente le vittime. E nemmeno a ridare serenità a vite che la vita l’hanno perduta in quel momento. Possono però almeno servire, in piccola parte, a riproporre il sentimento di una giustizia un tantino basica, ma una tantum giusta.

Franco Esposito