Ha ragione Conte, l’Umbria non è l’Italia. L’Umbria è l’Umbria, cioè la regione più rossa d’Italia, quella dove al ballottaggio nelle elezioni locali, andavano il candidato di un partito di sinistra e quello di uno della estrema sinistra. La regione degli operai delle acciaierie di Terni, guidati da sindacalisti più duri dei metalmeccanici di Mirafiori o Pomigliano. La regione delle centinaia di Case del Popolo dove si discuteva di politica. Quella dei think tank delle Università progressiste e dei grandi convegni internazionali.

Il pessimo esito elettorale in Umbria, per la sinistra, è stato ancora più significativo di una sconfitta in una consultazione nazionale. Minimizzarne l’importanza, come ha fatto Conte, insistendo solo sul dato numerico dei votanti (meno di un milione) è stato l’ennesimo errore di questa coalizione raccolta solo in funzione anti-Salvini, peraltro composta per più della metà dagli stessi che con Salvini governavano fino a ieri. Inutile nasconderlo, il problema della sinistra è soprattutto culturale. Perdere in Umbria, Toscana, Emilia, Marche, non è come perdere in Sicilia o in Lombardia.

In Centro Italia la sinistra perde la sua storia prima che la guida delle realtà locali. L’Italia è governata anzitutto sui territori. Le scelte politiche nazionali devono essere tradotte a livello territoriale. Le illuminate tradizioni di buon governo della sinistra degli enti locali si sono perse. Ma non sono andate smarrite le necessità delle classi lavoratrici. E se la sinistra passa più tempo a confrontarsi con i consigli di amministrazione di Banche e Multinazionali, facendo scomparire i luoghi del confronto che in quelle realtà erano rappresentati dai circoli o dalle sedi del Partito, prima o poi troverai uno come Salvini che in 20 giorni batterà palmo palmo l’80% dei 92 comuni dell’Umbria. Con i risultati che si sono visti.

Il leader della Lega lo rifarà anche in Emilia, Calabria, Marche, Puglia. E la sinistra continuerà a non accorgersi di aver smarrito il senso della sua funzione stessa. Salvini aggredirà il territorio. Ascolterà la gente. Si mescolerà a loro senza paura di stropicciarsi la camicia bianca. Mentre Giuseppe Conte, in pochette e abito sartoriale, sceglierà il suo prossimo maglioncino di cachemire da qualcun altro dei tanti Brunello Cucinelli che ci sono anche in Emilia, Toscana, Calabria

ANTONIO BUTTAZZO