La credibilità dei partiti è sempre più bassa nella pubblica opinione. Molto più bassa della stagione del cosiddetto "vaffa day" predicato dal capo dei 5 Stelle nel lontano 2007. Ce lo dice la bravissima Alessandra Ghisleri e il dato è indubbiamente vero. E la politica vive nuovamente un momento inedito.

Cresce la voglia di partecipazione, più o meno eterodiretta e più o meno violenta, e al contempo, i partiti - proprio i partiti - stentano sempre di più a intercettare e a rappresentare le istanze, le domande e i bisogni che emergono concretamente dalla società italiana. Una contraddizione solo apparente perché quando gli strumenti politici si rivelano inadeguati a rappresentare ciò che si muove nella società è del tutto scontato ed evidente che i movimenti assumono un ruolo protagonistico.

Anche a livello politico e, molte volte, anche sotto il profilo partitico. L’ultimo movimento che è "sceso" in piazza sono le cosiddette "sardine". Ad oggi un fenomeno ancora indecifrato e indecifrabile se non per la violenta e aggressiva campagna politica contro Salvini e la Lega. Cioè contro il progetto politico della Lega salviniana. Ma, al di là delle "sardine" e della "piazza della sinistra", quello che sta emergendo in modo sempre più vistoso e massiccio è un rinnovato protagonismo del "civismo". Soprattutto a livello amministrativo. È del tutto evidente che le campagne elettorali, tanto a livello regionale quanto a livello nazionale - per i comuni il peso e il profilo del candidato a sindaco hanno ancora un ruolo preminente - si giocano sostanzialmente attorno a due elementi: il traino del leader nazionale dello schieramento da un lato e la capacità di unire e aggregare il civismo dall’altro.

Un civismo che difficilmente si riconosce nell’attuale assetto dei partiti ma che coltiva un forte e motivato impegno pubblico attorno a determinati aspetti che caratterizzano la vita di una comunità pur rinunciando a una visione di insieme che dovrebbe, ripeto che dovrebbe, contraddistinguere il ruolo e la funzione specifica dei partiti politici. Ormai le competizioni elettorali saranno sempre più decise da come si riuscirà a coinvolgere quel mondo variegato e frastagliato che è riconducibile, appunto, al civismo politico, culturale e sociale.

Certo, si tratta di un’esperienza politica che mette in difficoltà principalmente i partiti della sinistra. Il Pd in prima istanza. Ma anche quei gruppi di sinistra che sino ad oggi si sono organizzati attorno a cartelli elettorali ormai del tutto superati e avulsi dalle dinamiche concrete della politica contemporanea. È del tutto evidente che il civismo è maggiormente presente nel campo dell’ex centro sinistra perché la coalizione di centro destra, tradizionalmente, si riconosce di più nelle parole d’ordine dei loro capi - ieri Berlusconi, oggi Salvini e in misura minore Meloni - e nel messaggio politico che di volta in volta viene lanciato alla pubblica opinione.

Il campo dell’ex centro sinistra, da sempre, è molto più frastagliato e disomogeneo ed è più esposto al vento del cambiamento e dell’estemporaneità movimentistica. Un processo che può anche mettere in discussione l’attuale assetto del centro sinistra con la presenza di nuovi attori e di nuove soggettualità politiche. Comunque sia, dopo la crisi politica e di consensi - ormai sempre più irreversibile - dei 5 Stelle e con l’affermazione di nuovi e inediti soggetti politici nel mondo della sinistra moderata e dell’estrema sinistra, è abbastanza evidente che si modificherà profondamente la geografia politica italiana.

E nelle pieghe di questo processo il "civismo" è destinato a rivestire un ruolo politico determinante. Verificheremo la capacità, l’intelligenza e il senso di responsabilità dei vari partiti nell’affrontare e guidare questo nuovo e altrettanto inedito processo politico. Che questa volta, come capita puntualmente in tutte le stagioni di forte cambiamento e di marcata transizione, parte radicalmente dal basso e dalle pulsioni popolari.

GIORGIO MERLO