Sono custoditi in una pianta i segreti della longevità: il Pinus longaeva, tipico degli Stati Uniti sudoccidentali, e' capace di vivere 5.000 anni ed e' l'organismo vivente più antico. Nei suoi enzimi e cromosomi e' stato scoperto il meccanismo capace di frenare l'invecchiamento e che si spera in futuro possa essere utilizzato nell'uomo, non solo per vivere più a lungo ma anche per combattere il cancro. La scoperta e' pubblicata sulla rivista dell'Accademia delle scienze americane (Pnas) dall'università statale dell'Arizona. Il gruppo guidato da Julian Chen si è concentrato sull'enzima chiave della longevità, chiamato telomerasi, la cui funzione consiste nel proteggere le strutture che si trovano alle estremità dei cromosomi, chiamate telomeri, e che si accorciano progressivamente ogni volta che la cellula si divide, deteminandone l'invecchiamento. Sono i telomeri a conservare le estremità dei cromosomi più integre possibile" insieme al loro materiale genetico. La telomerasi, che nel 2009 è valsa il Nobel ai genetisti Elizabeth H. Blackburn, Carol W. Greider e Jack W. Szostak., è stata isolata per la prima volta in un organismo unicellulare; poi si e' scoperto essere presente in quasi tutti gli organismi multicellulari, uomo incluso, con un ruolo cruciale nell'invecchiamento e nel cancro. In questo caso i ricercatori, per la prima volta, sono riusciti a capire struttura e funzioni dell'Rna (la molecola cugina del Dna) presente nella telomerasi di questo pino Matusalemme, trovando un filo evolutivo che unisce gli organismi unicellulari e gli esseri umani. Ogni volta che la cellula si divide, il Dna dei telomeri si restringe. Questo continuo accorciamento funziona un po' come un 'orologio molecolare' che segna il conto alla rovescia per la fine della crescita cellulare. A bilanciare il 'restringimento' dei telomeri c'è la telomerasi, che compensa l'invecchiamento cellulare aggiungendo repliche di Dna sull'estremità del cromosoma, usando come 'stampo' il suo Rna. Ma si è visto che mentre l'Rna dell'organismo unicellulare e degli uomini sono molto diversi tra loro, quello della pianta ha caratteristiche comuni con entrambi. E' cioè l'anello mancante, che potrà in futuro aiutare a capire come sviluppare terapie anti-cancro e anti-invecchiamento. "Capire come si regola e limita la telomerasi - commenta Chen - potrà aiutare a invertire l'accorciamento dei telomeri e l'invecchiamento cellulare, sviluppando terapie anti-cancro e anti-invecchiamento".