Gente d'Italia

“Soldati italiani torturati dalle truppe coloniali francesi”: svelati i dossier della vergogna

Documenti shock. Oltre 1.200 pagine, in cui si raccontano le torture commesse dalle truppe coloniali francesi ai danni dei soldati italiani detenuti nei campi di prigionia africani. E' possibile leggerlo in un dossier, che è solamente una parte della relazione che la presidenza del Consiglio dei Ministri italiano trasmise, nel 1945, alla commissione alleata di controllo; "pagine terribili in cui si parla delle atrocità commesse nei confronti dei prigionieri italiani" durante la Seconda Guerra Mondiale. A parlare è Emiliano Ciotti, presidente dell'associazione nazionale "Vittime delle Marocchinate".

L'IMPEGNO DELL'ASSOCIAZIONE
L'associazione si batte da anni per far conoscere la barbarie commessa dalle truppe coloniali francesi (marocchini, senegalesi, nigeriani, tunisini, algerini), che venivano scagliate contro le linee nemiche tedesche con la promessa di ore e ore di impunità per ciò che avrebbero fatto sulle popolazioni locali qualora avessero sfondato il fronte.

VIOLENTATE 60MILA PERSONE
"Con questo sistema - spiega Ciotti - dal sud al centro Italia, furono violentate 60mila persone di ogni età; dai bambini agli anziani e di ogni sesso. Circa 8 mila morirono uccisi da quelle violenze di gruppo o per le infezioni che ne seguirono".

IL LIBRO SULLE "VITTIME DELLE MAROCCHINATE"
Ciotti ha realizzato un libro "Vittime delle Marocchinate" in cui ha raccolto centinaia di denunce che carabinieri e poliziotti documentavano dai popoli "liberati" dai "Goumier". "Pensavo di sapere tutto su questa storia fino a quando non ho trovato nell'Archivio di Stato questo librone che contiene i racconti delle atrocità commesse, anche dopo l'armistizio del '43, dai 'cugini' ai nostri soldati fatti prigionieri e segregati nei campi di prigionia africani". Quelle atrocità, prosegue Ciotti "confermano ancor di più come i francesi si siano accaniti contro il popolo italiano tutto, militari e civili inermi, per vendicare l'attacco alla Francia del giugno del 1940".

FRANCESI NON SI ATTEGGINO A LIBERATORI
"Si sa che la guerra è guerra, ma i francesi non si spacciassero per liberatori - ribadisce Ciotti - Quel voluminoso documento dal titolo 'Sintesi dimostrativa delle atrocita' ed illegalità commesse da parte francese ai danni di nostri prigionieri di guerra in Africa Settentionale' fa capire come l'astio dei soldati francesi per il popolo italiano era ampiamente annunciato".

LE INCREDIBILI TORTURE
Nelle relazione si legge come i prigionieri italiani venivano maltrattati e bastonati. Alcuni di loro venivano sepolti fino al collo lasciando la faccia al sole, senza acqua, per giornate intere. Altri, legati ad un palo, erano costretti a girarvi intorno per ore sotto il sole. Altri ancora, implotonati, dovevano restare immobili per ore con in spalla pesanti mattoni. Chi non sottostava a questi trattamenti veniva giustiziato con un colpo di pistola. Quelli più forti, invece, venivano indirizzati verso la legione straniera, ma anche quella era una forma diversa di prigionia e di maltrattamenti.

LO SPIRITO DI VENDETTA
"Ecco da dove nasce il fenomeno della Marocchinate. Con questo spirito di vendetta - sottolinea ancora Ciotti - Le truppe francesi, tra cui quelle coloniali, vennero in Italia per combattere il nazifascismo promettendo alle loro truppe coloniali, l'impunità da stupri ed omicidi di donne e bambini, se avessero superato le linee nemiche

L'APPELLO ALLA CORTE DEI DIRITTI DELL'UOMO
A cosa serve parlare oggi di questi fatti drammatici, a distanza di 75 anni, con l'Europa ormai unita, è lo stesso Ciotti a spiegarlo: "Serve a dare voce e giustizia a quelle vittime che non sapevano nulla di nazismo, fascismo e che accoglievano le truppe alleate come liberatori ma che da essi venivano poi rapinati, stuprati o addirittura uccisi come accadde al fratello di mio nonno che, a 14 anni venne accoltellato e ucciso durante il tentativo di stupro fatto da un drappello di soldati marocchini". "Stiamo preparando una ricca documentazione da inviare alla corte internazionale dei diritti dell'uomo" conclude Ciotti.

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