"Il patronato deve riadattarsi per proiettarsi al futuro e fare rete insieme alle altre istituzioni". Ha insistito su questo concetto il presidente dell’Inas Gigi Petteni intervistato alla Casa degli Italiani poco prima dell’inizio del dibattito. Questa visita in Sud America rappresenta infatti anche una "preziosa occasione per fare una riflessione sull’esperienza avuta in passato e interrogarci sui possibili scenari futuri". Alla guida dell’Istituto Nazionale di Assistenza Sociale della Cisl da un anno e mezzo, il ragionamento di Petteni è partito dal ricordare il ruolo svolto dai patronati nel secolo scorso per poi proseguire sul contesto attuale.

"I patronati nacquero con le grandi ondate emigratorie seguendo quei milioni di lavoratori italiani che giunsero nei nuovi paesi e avevano una duplice esigenza: da una parte quella di integrarsi nella nuova società, dall’altra quella di mantenere il contatto con le radici. Ecco, il loro grande merito è stato proprio quello di non aver mai lasciato soli questi lavoratori e di averli accompagnati nei nuovi contesti. Possiamo dire che, storicamente, questo è stato un ruolo fondamentale che ci inorgoglisce".

Cosciente dei cambiamenti tuttora in corso, la grande sfida del patronato oggi è quella di stabilire "nuove esigenze" in un contesto completamente diverso rispetto agli anni della grande emigrazione. "Oggigiorno sappiamo che le mobilità sono inarrestabili e di conseguenza anche noi dobbiamo poter dare nuove risposte" ha sottolineato. "Tutto questo lo stiamo già facendo da tempo come dimostrano le numerose convenzioni che abbiamo già firmato in diversi paesi. Penso al prezioso coinvolgimento delle università per avvicinarsi ai giovani ma non solo. Il patronato deve essere parte attiva di un grande processo che unisca tutte le eccellenze italiane nel mondo e deve poter partecipare alle principali tematiche di interesse: lingua, lavoro, formazione, cittadinanza, made in Italy eccetera. Dobbiamo fare rete per rilanciare l’Italia e noi possiamo dare il nostro contributo potendo tra l’altro anche contare con il rapporto di vicinanza con i cittadini che rappresenta un aspetto cruciale".

Proprio lo stretto rapporto con i cittadini ci consente poi di fare un ulteriore riflessione sul contributo che i patronati quotidianamente danno agli uffici consolari. Fanno il lavoro sporco (come dice qualcuno) eppure tutto questo impegno non è ancora regolamentato da parte di uno Stato italiano che ha preferito indebolire la rete consolare: "Da tempo noi chiediamo alla politica di intervenire al riguardo. Il dibattito è aperto, ci auguriamo che la situazione possa essere presto regolarizzata. Ricordo che proprio recentemente il Ministero degli Esteri ha elogiato il lavoro che viene svolto dai patronati. Anche in questo caso dunque dobbiamo fare partnership, ognuno nel rispetto dei propri ruoli".

L’ultimo messaggio è stato pieno di ottimismo e determinazione. La crisi e i tagli subiti negli ultimi anni non devono scoraggiare ma anzi possono rappresentare ulteriori stimoli: "Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, dobbiamo metterci in gioco continuamente. Oltre a denunciare i problemi, dobbiamo essere anche parte attiva in questo processo proponendo e organizzando molteplici attività perché i tagli non devono diventare una scusa. Il patronato continuerà ad essere protagonista".

Matteo Forciniti