Sarà pur vero che il contratto dello Stato delle autostrade e dei relativi ponti, viadotti, opere varie sia pessimo e che il luttuoso incidente di questa estate e il finimondo su buona parte della rete in occasione delle alluvioni dello scorso novembre sia di una gravità intollerabile. Lo dicono ministri, sottosegretari, giornali, 5 Stelle e no, e deducono "Cacciamo la famiglia Benetton dalla Società Autostrade". Io non so se, di fronte alla situazione in atto sia la famiglia proprietaria delle azioni a dover essere cambiata. Mi sembra che sarebbe più ragionevole, semmai, incominciare a prendere in considerazione le persone, le situazioni dei managers, la loro cacciata. La stessa cosa dovrebbe dirsi per il cataclisma che sta mandando in frantumi la Repubblica. Sarebbe un po’ (un bel po’) strano che venisse fuori qualcuno a sbraitare che bisogna gettare via Repubblica, Costituzione, leggi varie e richiamare al Quirinale il Principe Vittorio Emanuele, quello che spara e ammazza i vicini che fanno chiasso sulle barche.

I governi ci stanno per essere, quando fanno danni, mandati via senza bisogno di dover attendere la mano del Padreterno che faccia dire ai cittadini (che in tal caso sarebbero i "sudditi") "il re è morto, viva il re". Viva il re un corno. Ora pare però che questo sistema della successione al potere o qualcosa del genere si voglia estenderlo ai governi cosiddetti repubblicani. E si stabilisce una sorta (che Dio ne guardi) di Legge salica (quella dello Statuto Albertino) per cui, però, la successione interverrebbe sempre utilizzando il ramo principale della "Famiglia" e della maggioranza (cosiddetta). Ne erano convinti molti che dicevano che sarebbe bastato che Matteo Renzi si mettesse in lista di attesa perché Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, etc. etc. sarebbero stati mandati a casa. Magari, poi, il passaggio con la successione monarchica non c’entra per niente. Ma non sembra che il regime parlamentare funzioni nel nostro Paese in modo da reagire opportunamente e senza attese di passaggi a miglior vita di chicchessia quando i governi in carica mostrano di aver perso la bussola.

Non c’è bisogno del parere di grandi costituzionalisti e nemmeno quelli dei meno preparati dei cittadini per rendersi conto che governare con i Cinque Stelle non si può proprio fare. Perché governare significa lavorare, affrontare i problemi e non litigare ed accanirsi gli uni con gli altri. Era accaduto con Matteo Salvini, che è stato addirittura dileggiato per aver fatto l’unica cosa giusta da fare: chiudere quella inconcepibile commedia. Hanno fatto il Conte-bis. Senza Salvini le cose al governo sono andate anche peggio. Continua la rissa. Forse è più difficile capire il perché e chi siano quelli di una parte e quelli dell’altra. Natale è vicino. Qualcuno mi faceva osservare che come non si fanno quando ci sono le alluvioni, così le crisi non si fanno neppure per Natale. La Befana non porterebbe di certo un nuovo e buon governo.

E questa è la chiave di questa nostra povera Repubblica. Non si vede, non si cerca, non si discute: chi e quando debba governare. Si discute quando non s’ha da mandare a casa. Quando è intoccabile e bisogna tenerselo. Come le immondizie: le discariche sono piene. Ma dove sono le discariche, i termovalorizzatori? Le strade, i cassonetti, i marciapiedi sono piene di immondizie. Bisogna tenersele. Non c’è dove buttare quella robaccia. E, poi, presto arriva Natale. Ecco la vera logica della successione al potere. Successione? Bisogna "tenersi chi c’è", magari per il timore che il peggio venga dopo.

MAURO MELLINI