Spendaccione, ma con soldi non suoi. Spese pazze, ma con i quattrini di altri. Nostri, italiani, non solo dollari Usa. Accademico maltese, Joseph Mifsud, l’uomo ambiguo protagonista del Russiagate, ne ha combinate di cotte e di crude in qualità di presidente del Consorzio universitario di Agrigento. Un fasullo propagandista di una inesistente grandeur. Viaggi in Siria e in Libia, cene in locali d’alta classe, da 1.300 euro a botta, e tanto altro. Le folli spese del presidente del Consorzio universitario di Agrigento per tre anni. Un bell’esempio di impostore: si faceva pagare tutto, anche la biancheria intima. Ha spennato il Consorzio, diventato per lui la classica gallina dalle uova d’oro. Il Consorzio sfruttato e utilizzato come paravento per le sue misteriose, molteplici attività.

Un uomo appunto del mistero, il maltese Joseph Mifsud. Le pensava e le faceva, ideava progetti truffaldini e li attuava. O almeno ci provava sistematicamente. Nel 2016 propose allo staff di Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, un dossier particolarissimo. Documenti che accusavano Hillary Clinton. La tentata vendita di elementi in grado, secondo lui, di screditare e bruciare definitivamente la signora Clinton impegnata nella scalata alla Casa Bianca. I viaggi all’estero, in Africa e in Asia, mai troppo lontane per lui, in compagnia di bellissime e ambigue donne dell’Est. Mifsud le spacciava come assistenti. I nomi di signorine e signore sono rimasti impressi sui biglietti aerei. Pagati da chi? Dal Consorzio di Agrigento, come era facile intuire anche a persone provviste di scarso intelletto.

Episodi, momenti, documenti epocali, anche le centinaia di bollette telefoniche astronomiche. L’accademico maltese sosteneva di parlare con interlocutori che non avevano minimamente a che fare con l’attività accademica. Possessore di cinque cellulari, anche questi acquistati a nome del Consorzio, e di cui sono rimaste solo le scatole che li contenevano al momento dell’acquisto. Imbrogli continui, sperperi prolungati, una sanguisuga in guanti gialli. Il classico colletto bianco, Joseph Mifsud, approdato in Italia per sfruttare il Consorzio Universitario di Agrigento. Godeva di mano libera e ne approfittava. Persino i giocattoli per i nipotini si faceva pagare. I cinque telefonini con codice identificativo Imei sono tracce preziose ora nelle mani di Salvatore Vella, procuratore aggiunto di Agrigento, e del sostituto Chiara Bosso. I magistrati che hanno aperto un’inchiesta destinata a smascherare le spese pazze dell’accademico maltese.

Personaggio decisamente controverso, Mifsud ha fatto perdere le proprie tracce da due anni. Degno dei grandi imbroglioni che hanno segnato e segnano la storia d’Italia, il professore ha provocato un clamoroso buco nelle casse del Consorzio agrigentino, che l’ha avuto ai vertici dal 2009 al 2012. Da 100mila a 200mila la stima per difetto del profondo rosso firmato Joseph Mifsud. Cene da sballo (anche economico) ai Parioli, acquisti di ogni tipo, fino alla biancheria intima e ai giocattoli. Spese per 35.369 euro con la carta di credito dell’Università solo nel 2010. A corredo, 50mila euro di danno erariale. La Corte dei Conti l’ha infatti condannato a rifondere la somma. Il motivo del clamoroso disguido? La nomina in qualità di segretario generale di un tale che, oltre a non possedere i titoli per ricoprire l’incarico, veniva gratificato da uno stipendio molto più alto del dovuto. Truffa e abuso d’ufficio i reati contestati dai magistrati titolari dell’inchiesta. Ma la doppia imputazione non gode di grandi prospettive: i due reati sarebbero già prescritti.

I magistrati però non demordono, per nulla rassegnati di realizzare il classico buco nell’acqua. L’esame della documentazione sequestrata dalla Guardia di Finanza potrebbe produrre elementi interessanti per l’indagine principale. Come, in che modo? Nelle bollette telefoniche recuperate negli archivi della contabilità da Giovanni Di Maida, presidente facente funzioni del Consorzio Universitario di Agrigento. Bollette fino a 4mila euro. Giovanni Di Maida si è presentato in Procura il 19 novembre scorso con un esposto molto dettagliato che ha fatto scattare l’inchiesta. Il presidente facente funzioni è subentrato nel 2013. Quando Joseph Mifsud era già andato via. Giovanni Di Maida e collaboratori hanno trovato un bilancio appesantito. E mai avrebbero immaginato che i funzionari addetti all’amministrazione non avessero mai controllato le spese. Il presidente facente funzioni ha deciso di effettuare di persona le verifiche ad agosto. Proprio quando sono circolate le prime notizie sul ruolo di Mifsud nel Russiagate. Le verifiche hanno portato alla scoperta delle magagne dell’ambiguo misterioso accademico maltese. Un incorreggibile spendaccione con i soldi del Consorzio Universitario.

"Tre mesi per riempire scatole di documenti, poi sono andato direttamente in Procura", informa ora non senza orgoglio il presidente Giovanni Di Maida. Misterioso è dire poco sul conto di Mifsud. Portato ad Agrigento dall’ex presidente della Provincia Paolo Orsi, in tre anni si è fatto vedere poco o nulla. Un formidabile assenteista, giramondo con i soldi del Consorzio Universitario. Un bel giorno è sparito e non ha mai più risposto a nessuno dei cinque Blackberry, spariti anch’essi. E il grande, megalattico progetto di "Agrigento università euromediterranea" è rimasto sulla carta. Evidentemente era solo cartastraccia.

Franco Esposito