Per me ricordare, citare Monongah, significa ringraziare Mimmo Porpiglia e il suo giornale. Perché è solo grazie alla sua indagine durata circa tre anni che ho conosciuto questo disastro di immane proporzioni. Da allora, ogni volta che, come autore di Rai International e Rai Italia, ho avuto a che fare con notizie che riguardavano "La Gente d’Italia", non potevo non ricordare questa loro inchiesta iniziata grazie a un racconto: "... pare ci sia un paese, qui negli Stati Uniti, dove in una sciagura mineraria sarebbero morti più di 500 italiani...".

Poche parole affidate al fiuto giornalistico di Porpiglia che non le lasciò cadere nel vuoto. Chissà quanti, prima di lui, hanno ascoltato questo che sembra l’incipit di un romanzo, ma che si è rivelato dura realtà. Proprio in seguito all’inchiesta, ai grandi eventi che vennero organizzati in occasione del centenario, non ho perso occasione per raccontare, ricordare, soffermarmi su questa tragedia, sia in prossimità della ricorrenza del 6 dicembre, nello spazio dedicato al Notiziario, sia con gli ospiti in studio. A cominciare da Norberto Lombardi con cui abbiamo parlato delle pubblicazioni sul disastro minerario ("Monongah 100 anni di oblio" a cura di Joseph D’Andrea, e "Monongah 1907: una tragedia dimenticata" a cura dello stesso Lombardi e pubblicata dal Ministero degli Affari Esteri).

Con Lombardi abbiamo ricordato le numerosissime vittime della sua regione, il Molise, circa un centinaio, la sua partecipazione alle cerimonie organizzate per il centenario della tragedia proprio sul luogo del disastro, e le iniziative intraprese in quella occasione, come il dono della campana di Agnone posta davanti alla chiesa che, come ha raccontato Lombardi, nella notte di Natale del 1907 divenne il luogo della prima conta delle vittime. Difficile stabilire il numero esatto di quanti lasciarono la loro vita imprigionata nelle miniere: accanto ai minatori "ufficiali", molti erano gli "accompagnatori", ovvero figli e mogli che aiutavano nel duro lavoro, perché estrarre più carbone significava maggiore guadagni, e tutte le braccia erano buone per portare a casa un pezzo di pane in più. Presenze invisibili, sconosciute.

Sempre con Lombardi, è stato toccato un altro, straziante argomento: quello del mai avvenuto risarcimento alle famiglie delle vittime da parte italiana. Per me, per noi autori, parlare di Monongah era un "dovere". E anche in occasione della presentazione di "Abruzzo Stars & Stripes", con Generoso D’Agnese è stato inevitabile ricordare le vittime di Monongah, perché il libro è dedicato "agli abruzzesi che perirono nella Miniera di Monongah e non poterono realizzare il ‘sogno’ americano". Grande attenzione, quindi, alla data del 6 dicembre, alla storia e al ricordo delle vittime. Fino allo scorso novembre.

Approfittando della presenza di Mimmo Porpiglia, invitato a Rai Italia per fare il punto sulla stampa italiana all’estero subito dopo la riunione della Fusie, abbiamo ricordato come arrivò a "scoprire" questo disastro e a togliere dall’oblio i nomi delle vittime rimaste sconosciute per quasi un secolo. E se oggi, il 6 dicembre, numerose sono le cerimonie per rendere omaggio alla memoria di quei minatori e di coloro cui non si è riusciti a dare un nome, è sempre grazie all’indagine portata avanti, con determinazione e caparbietà, da Mimmo Porpiglia. Grazie Direttore, a nome e per conto di tutti gli italiani d'Italia e di quelli che vivono nel mondo.

Giovanna Chiarilli