In occasione del cinquantesimo anniversario della strage di piazza Fontana, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Milano dove ha incontrato i familiari delle vittime ed è intervenuto alla seduta straordinaria del Consiglio Comunale.

Nel corso della commemorazione a Palazzo Marino hanno preso la parola il presidente del Consiglio Comunale Lamberto Bertolè, il sindaco Giuseppe Sala, il Presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Piazza Fontana, Carlo Arnoldi. La cerimonia si è conclusa con l'intervento del presidente Mattarella.

“Quel 1969 fu segnato da centoquarantacinque attentati dinamitardi”

“Siamo qui, oggi, perché avvertiamo il dovere di ricordare, insieme, avvenimenti per i quali si è fatta verità e si è cercata giustizia, tra difficoltà e ostacoli, e sovente giungendo a esiti insoddisfacenti e vani – ha detto Mattarella -. L’identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Un attacco forsennato contro la nostra convivenza civile prima ancora che contro l’ordinamento stesso della Repubblica. Uno strappo lacerante; recato alla pacifica vita di una comunità e di una Nazione, orgogliose di essersi lasciate alle spalle le mostruosità della guerra, gli orrori del regime fascista, prolungatisi fino alla repubblica di Salò, le difficoltà della ricostruzione morale e materiale del nostro Paese”.

“Quel 1969 fu segnato da centoquarantacinque attentati dinamitardi – ha continuato il Capo dello Stato -. Una bomba inesplosa venne rinvenuta presso la Banca Commerciale di piazza della Scala, qui a Milano. Il 12 dicembre altre tre bombe esplosero, a Roma, presso la sede della Banca Nazionale del Lavoro, in via Veneto; presso l’Altare della Patria, presso il Museo del Risorgimento; provocando altri sedici feriti.

In precedenza, il 25 aprile di quell’anno, due bombe alla Fiera Campionaria e all’Ufficio Cambi della Banca Nazionale delle Comunicazioni, presso la Stazione Centrale di Milano, avevano provocato il ferimento di diciannove persone. Il 9 agosto, su otto treni, in diverse parti del Paese, erano esplosi ordigni con il ferimento di dodici passeggeri. Ancora, il 19 novembre, a Milano, nel corso di una manifestazione, venne ucciso l’agente di Polizia Antonio Annarumma.

Si può ben comprendere il senso della definizione di “strategia della tensione” utilizzata dalla stampa britannica per definire quella stagione. In mezzo, il grottesco tentativo di golpe dell’ex comandante della X Mas di Salò, Valerio Borghese.

Una spirale di violenza cieca e antipopolare, che doveva proseguire negli anni successivi, con il progressivo emergere, accanto al terrorismo stragista di matrice nera, di una aggressione alla vita non minore, ispirata a deliranti slogan brigatisti”.

“La Repubblica è stata più forte degli attacchi contro il popolo italiano”

“Desidero ricordare Vittorio Occorsio ed Emilio Alessandrini, magistrati che avevano indagato sulla strage di piazza Fontana, assassinati pochi anni dopo, l’uno da terroristi di destra, l’altro da terroristi di sinistra – ha aggiunto Mattarella -. Ma i tentativi sanguinari di sottrarre al popolo la sua sovranità sono falliti. La Repubblica è stata più forte degli attacchi contro il popolo italiano. La violenza terroristica ha sottoposto a dura prova la coscienza civica dei nostri concittadini. Il comune sentimento di unità, patriottismo, solidarietà, è stato, con dolore ma con fermezza, più consapevole e più saldo dopo quegli assalti”.

“La nostra identità”

“Cinquanta anni dopo piazza Fontana sentiamo, assieme ai familiari delle persone assassinate in quella circostanza, il dolore profondo per una ferita non rimarginabile recata alla nostra convivenza. Convivenza che si riconosce in pieno nell’Associazione dei familiari che, in questi anni, l’ha ben rappresentata reclamando verità e giustizia e preservando memoria.

Il trascorrere del tempo non colloca tra gli eventi vecchi e da rimuovere l’attacco alla democrazia portato in quegli anni: non commetteremo l’errore di pensare che siano questioni relegate a un passato più o meno remoto. Sono la nostra identità, il nostro Patto civile a essere usciti segnati da quegli avvenimenti, da piazza Fontana. Occorre esserne consapevoli per non correre il rischio di poterli rivivere. Di fronte alla follia omicida i cittadini compresero che il loro contributo protagonista alla salvaguardia dell’ordine democratico era prezioso; e reagirono, come qui a Milano, in modo fermo e unitario. Il patto collettivo di cittadinanza permise di difendere la Repubblica.

Il destino della nostra comunità non può essere preda dell’odio e della violenza”.