‘Ndrangheta di ritorno. In Val d’Aosta i politici si ritrovano a pranzo o a cena con i boss. Il governatore Antonio Fosson, indagato, si è dimesso. E con lui hanno rimesso l’incarico due assessori regionali. Una bufera ad Aosta, dove il sindaco Centoz rivela: "Io alla mafia ho detto no, servono persone come me". Il governatore dimissionario, ma le indagini proseguono. Gli inquirenti non escludono nuovi clamorosi colpi di scena. ‘Ndrangheta di ritorno, la Val d’Aosta non è nuova alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto della regione. Il passato opaco in tre precedenti. Candidati per l’Union Valdostaine, l’ex presidente della giunta regionale Augustin Rollandin e Giovanni Barocco sono arrestati con Francesco Raso, accusato di voto di scambio per le elezioni regionali. Gennaio 2018, gli arresti scattano per l’indagine Geenna dove emerge l’interesse del locale di Aosta per le elezioni amministrative del 2015. Tra gli arrestati Marco Sorbara eletto nel consiglio comunale di Aosta. Precedente numero tre, marzo 2019: l’ex presidente regionale Augusto Rollandin viene condannato per corruzione a quattro anni e sei mesi. L’accusa si incentra su favori in cambio di appoggio elettorale. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti è finito un episodio accaduto nell’area di servizio MyChef, sull’autostrada tra Torino e Aosta, tra Chatillon e Saint Vincent. Bariste e clienti commentano le dimissioni le dimissioni del presidente regionale Fosson, stimato medico chirurgo, politico di lungo corso, ex senatore, punto di riferimento di Comunione e Liberazione in Valle d’Aosta. "Pure lui è coinvolto, pensavamo che fosse fuori da questi giri". Il crocevia della politica e degli affari in Valle d’Aosta è pienamente visibile. Dall’area di sosta MyChef si vede il Casinò della Vallèe. Ha rischiato il fallimento nel 2018, ma nell’inchiesta nomata Egomnia, che ha travolto Quella che ha travolto il governatore e due assessori, Laurent Vierin e Stefano Borrello e un consigliere regionale Luca Bianchi, il luogo simbolo è un altro. Secondo gli investigatori della Dda di Torino, Fosson avrebbe incontrato al ristorante La Rotonda, in centro Aosta, Torino Raso. Raso è socio del locale e vicino ai clan di ‘ndrangheta che dominano le vallate. Gli incontri politica-criminalità sono finalizzati all’ottenimento di un appoggio alle elezioni del 2018. In Vallèe gli abitanti sono 120mila e valgono 12mila preferenze. L’ex governatore Fosson sottolinea la totale sua estraneità ai fatti. "La mia personale dignità è profondamente ferita dalle infamanti ipotesi che vengono formulate". Le dimissioni avrebbe potuto darle anche prima, lui e gli altri indagati. Sapevano della situazione da fine settembre. Hanno preferito tacere. La Lega accusa gli indagati dimissionari di aver mentito. I seguaci di Salvini definiscono l’accaduto "un paradosso istituzionale". L’accusa dell’opposizione politica a Fosson denuncia quanto segue: "Come presidente della Regione è anche prefetto: a che tipo di informazioni ha avuto accesso da indagato?". Parimenti i Cinque Stelle osservano come "non sia possibile che controllato e controllore siano la stessa persona. Fosson indagato per corruzione elettorale è la stessa persona che ha analizzato in profondità e firmato le relazioni conclusive delle indagini antimafia dopo l’indagine Geena". Matteo Salvini, in contemporanea, comincia a fare la bocca alla possibilità di riconquistare la Regione. Sarà presto ad Aosta per provare ad andare dritto alle elezioni. Non sarà facile, dovendo considerare il blocco costituito da autonomisti e gruppi civici di sinistra. In Regione il Pd è fuori dei giochi, non ha nemmeno un consigliere in Giunta. La situazione si presenta quindi fumosa. Molto incerta, in un clima di dubbi e sospetti. Si parla parecchio di un incarico come presidente a Luigi Bertschy, vicinissimo alla famiglia Vierin. Laddove Alberto Bertin, di Rete Civica, minacciato dai boss della ‘ndrangheta nelle intercettazioni, appoggia la maggioranza dall’esterno. Possibile, ma non certo, che possa verificarsi alla fine una sorta di corto circuito elettorale. Ipotesi non peregrina perché per indire nuove elezioni nella Regione a Statuto Autonomo serve un presidente. Le funzioni, in questo momento, sono tutte nelle mani dell’assessore alle finanze, Renzo Testolin. Ma nelle carte dell’inchiesta della Dda di Torino ci sono pure le telefonate tra Testolin e Alessandro Giachino, per discutere di appoggi e di voti, nel 2018. Lo scabroso particolare minaccia di far saltare altre teste della giunta regionale. Presenza e incidenza della ‘ndrangheta in Val d’Aosta è una brutta roba di vecchia data. Quarant’anni di questi tempi, tutto cominciò negli anni Ottanta. E c’è anche la vicenda di Gaetano Neri, il primo morto ammazzato. A seguire, le inchieste Lenzuolo, Tempus venit, Gerbera, Caccia Grossa, infine la Geena. Lontani e dimenticati i tempi in cui in Valle si diceva con orgoglio, anche ad alta voce, "La mafia qui non c’è". Una presenza diventata via via inquietante e pesante. Soprattutto della ‘ndrangheta ad Aosta e dintorni. C’è del marcio in Val d’Aosta.

FRANCO ESPOSITO