I partiti politici tradizionali che hanno costituito l’ossatura istituzionale del Paese dal dopoguerra in poi, hanno smesso di essere il punto di riferimento delle "masse" come si chiamavano un tempo. Per non parlare dei tanti partitini che di massa non erano certo ma che hanno caratterizzato e condizionato la realtà politica fino a tutti gli anni 80. La "fine delle ideologie" ha fatto svanire la funzione del "partito politico", riferimento ideale del corpo elettorale. È migliorata o no la qualità della democrazia?

È una domanda a cui non si può dare risposta o quantomeno ognuno ha la sua opinione. Resta il fatto che da strumento nato per incanalare il consenso, i partiti o movimenti si sono trasformati in cassa di risonanza degli appetiti populisti. Invece di dettare le linee politiche se la fanno dettare dai loro simpatizzanti. Non dopo averli ubriacati attraverso quelle macchine della menzogna e della mistificazione che sono diventati i social media.

Ha iniziato Grillo, additando i partiti politici come responsabili di tutte le iatture che affliggono il Paese. Lo ha fatto creando un Movimento che ha raccolto il consenso che sappiamo. Nato dalla visione utopistica di Gianroberto Casaleggio, quel movimento ha partorito Bonafede e Toninelli oltre che una srl con i suoi associati e i suoi interessi. C’è il dubbio che il cambio non sia stato favorevole.

Certo è che come "natura abhorret a vacuo", anche gli spazi politici sono destinati ad essere riempiti. È certo che la disaffezione per la politica ha aperto praterie sconfinate per il "leaderismo", malattia infantile di tutte le democrazie che aspirano a divenire mature. Salvini e Di Maio lo hanno capito bene. In un modo o nell’altro, hanno occupato molti degli spazi lasciati liberi dal disinteresse generale per la politica negli ultimi anni.

Tuttavia, ancora vi sono ampi margini di colonizzazione di quegli spazi. L’exploit delle Sardine ne è la prova. Giovani, meno giovani, occupati e disoccupati, ricchi e meno abbienti si sono ritrovati a riempire piazze che fino adesso sembravano monopolizzate da Salvini, l’unico capace di incendiare gli animi battendo sui soliti temi triti e ritriti e soprattutto alimentando la paura degli elettori.

Piuttosto che rifiutare di schierarsi politicamente, le sardine dovrebbero avere il coraggio di fare una proposta politica seria, prendere una posizione chiara, senza restare nel vago in cui si agitano adesso, un atteggiamento che alimenta quel sentimento di disillusione che è proprio di questi tempi. Se non altro per evitare di fare la fine di tutti i movimenti che "spontaneamente" sono scesi in piazza in questi ultimi anni, scomparendo dopo poco tempo.

ANTONIO BUTTAZZO