I "segreti del successo" sono molto studiati e le librerie abbondano di testi che ce li vogliono insegnare. Comincia però ad esserci un significativo corpo di ricerche che conferma ciò che sappiamo già: molto, forse moltissimo, dipende semplicemente dalla fortuna, dal "culo", come si dice volgarmente.

È sia irritante che consolante la constatazione che le persone di maggiore successo potrebbero essere meramente le più fortunate. In effetti, molti degli elementi associati all'avanzamento di carriera non dipendono dai beneficiari. Già circa la metà delle differenze di reddito tra individui nel mondo è attribuibile al paese di residenza e alle caratteristiche della distribuzione del reddito in quel paese. Non scegliamo noi dove nascere.

Anche il mese di nascita ha un effetto sul successo professionale. Nell’emisfero settentrionale i nati nei mesi di giugno e luglio hanno una probabilità marcatamente minore di arrivare a fare il capo azienda. Si suppone che l’effetto dipenda dalla struttura dell’anno scolastico. I nati in quei mesi sono tipicamente i più giovani della classe e, nei primi anni della scolarizzazione, anche l’immaturità relativa può avere un impatto significativo.

Nelle università anglosassoni si è scoperto che quelli i cui cognomi iniziano con una lettera che appare prima nell’ordine alfabetico sono statisticamente favoriti nell’ottenimento di una cattedra. Perfino i nomi imposti alla nascita incidono sugli esiti professionali. Risulta che le persone i cui nomi sono più facili da pronunciare siano giudicate in maniera più positiva rispetto a chi porta un nome dalla pronuncia difficile.

L’effetto, secondo gli autori della ricerca, sarebbe indipendente dalla lunghezza del nome, dalla familiarità linguistica o dalla regolarità ortografica. Questi ed altri esempi dell’influenza della casualità statistica sulle carriere sono discussi in un interessante articolo di Scientific American apparso l’anno scorso. La lezione - se c’è una lezione - è che la vita è ingiusta. Bisogna solo sperare che sia più ingiusta per gli altri.

di JAMES HANSEN