Le culle vuote. La crisi delle nascite. L’Italia invecchia, i dati sono sempre più preoccupanti. Nascono meno neonati, se non nelle famiglie di immigrati. Ne ha scritto con lucida correttezza e grande saggezza ed equilibrio il giornalista Ferruccio de Bartoli. “Cosa dicono i numeri, verità e slogan”, il titolo e l’occhiello del fondo in prima pagina del Corriere della Sera. De Bartoli riferisce sui primi nati in Italia nel nuovo anno. A Torino, Brescia, in Puglia, in Calabria, in Friuli e Venezia Giulia: tutti i neonati figli di immigrati, a conferma del vuoto totale nelle culle nostrane.

Licenziamenti, disoccupazione, crisi economica, la crescente inefficacia del potere d’acquisto della busta paga: le coppie italiane danno prova di senso di responsabilità, non è da normale mettere al mondo figli con questi scuri di luna. Il trend resta palesemente negativo, allarmante. La tendenza verso il basso dell’andamento non autorizza grandi speranze. Saremo sempre più un Paese che invecchia. Ma c’è un posto, giudicato tra i borghi più belli d’Italia, che rappresenta in maniera clamorosa la controtendenza. In Toscana, a Scarperia, provincia di Firenze, 12.714 abitanti, i bebè aumentano. Scarperia è comune dal 2014, in seguito alla fusione di San Pietro a Sieve e Scarperia. Amministrato da una giunta di centrosinistra dal 2014, nel mondo è conosciuto e apprezzato come il paese dei coltelli. Il Museo dei “ferri taglienti” è meta costante di visitatori e curiosi. La lavorazione artigianale delle lame è il vanto di Scarperia. La festa popolare, il Diotto, prevede come tradizione ampiamente consolidata gare di lancio del coltello. Nota anche come località affine al vicinissimo Mugello, teatro abituale di corse automobilistiche e motociclistiche.

Ma requisisce in queste ore le prime pagine per la grande sorpresa che provoca quell’andare in controtendenza sopra riferito. Una piacevole grande sorpresa: a Scarperia e San Pietro la natalità cresce del dieci per cento. Un dato importante, non una piccolezza, se confrontato con i numeri nazionali. Davvero poveri. Federico Ignesti, il sindaco, attribuisce il trend positivo in controtendenza con la tendenza nazionale “alla buona qualità della vita del nostro borgo e ai servizi per la famiglia: tutto quanto fa la differenza”. Già, la differenza. Mentre in Italia la natalità cala del quattro per cento all’anno, in Toscana ci sono ospedali che registrano più del trenta per cento in meno rispetto a cinque anni fa. Laddove nel cuore del Mugello la realtà è semplicemente questa: nel Comune di Scarperia e San Pietro si fanno più figli.

Nel 2019 sono nati 94 bambini, con una crescita provata e accertata della natalità del dieci per cento. Un piccolo miracolo in un’Italia, compresa la Toscana, di culle desolatamente vuote. Il dato acquisisce ancora maggiore importanza alla luce del fatto che Scarperia e San Pietro in Sieve nell’ultimo anno hanno registrato un piccolo calo demografico, con un saldo negativo di ventisei abitanti. Il Mugello non si smentisce, anzi conferma le sue incredibili diversità, oggetto anche di studi scientifici. Una è l’eccezionale presenza di ultra  novantenni. Adesso fa parlare di sé per il prolifico arrivo delle cicogne.

Se in Toscana il crollo totale delle nascite viene impedito dagli immigrati (il trentasei per cento dei neonati sono figli di mamme straniere), a Scarperia e San Pietro la percentuale non italiana residente è del 9,32%. Appena mezzo punto in più della media nazionale. E con una bassissima presenza di irregolari rispetto invece alle altre aree urbane.

L’aumento delle natalità nel borgo del Mugello non è attribuibile a un modello di vita più tradizionale rispetto a quello cittadino. La tesi espressa dal sindaco Ignesti incontra spesso il parere contrario dei concittadini. Lo scorso anno, a Scarperia, ci sono stati appena trentasei matrimoni tra civili e religiosi su una popolazione di 12.194 abitanti. Pari a circa a tre ogni mille: quindi persino più bassa rispetto alla media nazionale. Ma c’è un altro dato che invita alla riflessione. Le grandi famiglie di una volta non ci sono più. Mentre quelle unipersonali sono un terzo del totale. Per amore della precisione, il trentadue per cento. Un dato non distante dal trentatre per cento rilevato dall’Istat a livello nazionale.

Mentre il sindaco Ignesti insiste nel ribadire la sua tesi “sulla buona qualità della vita che abbiamo nel Mugello e anche degli investimenti creati nei servizi per le famiglie. In particolare per la prima infanzia e nelle strutture e nei servizi scolastici”.

Spinte, stimoli, inviti a farli, i figli. Nel Mugello le cicogne sono tornate, non più vuote le culle. Magari anche a dispetto di una certa dose di serenità sparita: San Pietro in Seve e Scarperia colpite da ripetute scosse di terromoto nel 2019.

di Franco Esposito