Il mercato mondiale dell’auto ha superato i 100 milioni di unità vendute nel 2019. Nel 2018, infatti, le vendite globali di nuovi veicoli avevano raggiunto i 98 milioni, con un aumento del +2,5% rispetto al 2017. Lo sviluppo dell'economia globale è stata stimolata dall’aumento dei consumi privati e dagli investimenti aziendali. Sono cresciuti relativamente i redditi, mentre i tassi di interesse sono ancora bassi e sostengono in molti paesi nuove immatricolazioni di automobili per passeggeri (74% del totale) e di veicoli commerciali (26%).

Anche se esiste quindi un contesto molto positivo, le industrie automobilistiche si trovano a dover gestire grandi cambiamenti. Il primo è rappresentato da un irregolare andamento dei mercati in generale. Ancora una volta la crescita senza freni dell’economia cinese è stata fondamentale per l’aumento esponenziale delle vendite nella potenza asiatica che, nel 2019 ha superato i 30 milioni di auto importate. In un mio recente viaggio in Cina, ho potuto costatare la prevalenza straordinaria delle auto europee, soprattutto quelle di alta gamma e me lo conferma il fatto che, nel 2019, in Cina, BMW, Mercedes e Audi, hanno venduto più vetture che in Europa e Stati Uniti assieme. A questo si somma il fatto che, Lamborghini o Ferrari, hanno venduto l’intera produzione in Cina fino al 2023.

Anche nella stessa UE si è registrato un interessante aumento delle vendite (+2%), senza dimenticare una ripresa in Russia (+5%) e in Brasile (+3,5%). D’altro canto Giappone e Corea del Sud hanno mantenuto le vendite stabili, mentre due mercati fondamentali come USA e Regno Unito hanno perso punti (- 2% USA e -6% Regno Unito).

La grande sfida del settore consiste nel gestire la transizione verso i veicoli elettrici e le auto connesse a guida assistita, continuando a soddisfare la domanda del mercato che deve vedersela con nuovi quadri normativi. I nuovi modelli sono fondamentali per rimanere competitivi, dai modelli low cost, alle auto premium e a tutti i tipi di veicoli elettrici; questi ultimi manterranno una traiettoria a doppia cifra con 1,7 milioni di immatricolazioni nel 2018 e circa 2,4 milioni nel 2019. Ancora le cifre di questi veicoli si mantengono bassissime nel complesso. Circolano nel mondo quasi 6 milioni di auto elettriche che contrastano con un totale di 1.4 miliardi di veicoli in uso in tutto il mondo.

D’altro canto i requisiti sulle emissioni si stanno intensificando, aumentando i costi delle automobili e la pressione sui produttori. Questo fenomeno è particolarmente grande in Cina, dove una nuova norma draconiana è entrata in vigore nel 2019.

Per quanto riguarda l’Italia l’economia automobilistica tiene e fortemente. Rappresenta il 4° mercato in EU per volumi dopo Germania, Francia e Regno Unito e nel 2017 ha registrato la crescita più vivace tra quelle rilevate sui major market. Nel 2017 il nostro paese ha superato  i 2 milioni di immatricolazioni (+8% rispetto al 2016, con un incremento del 51% rispetto al minimo storico registrato nel 2013): il controvalore è di quasi 40 miliardi di euro, al netto degli sconti. In questo mercato, non possiamo dimenticare che, una fetta importante pari a circa il 22%, è occupata da società che effettuano il noleggio a breve, medio e lungo termine. Sono quasi mezzo milione le vetture immatricolate nel 2017 in Italia, registrando un aumento del 18% rispetto al 2016. 324.000 vetture sono state invece immatricolate dalle Case costruttrici e dai Concessionari (16,4% dell’intero mercato), un volume mai raggiunto in precedenza. Le vendite ai privati hanno invece registrato un -1,8%, rimanendo comunque il 56,4% del mercato italiano.

È cosí importante questo settore nel nostro paese che significa ben il 10% del nostro PIL. È vero che negli anni ‘70 soltanto la FIAT era praticamente la quarta parte del nostro Prodotto Interno Lordo, ma la diversificazione di marchi e la componentistica, hanno sempre tenuto nello spazio e nel tempo. Se pensiamo che nel 2019 sono stati fabbricati 400.000 veicoli Alfa Romeo e 100.000 Maserati, senza contare una grossa spinta delle Jeep ora in mano al Gruppo FCA e versioni di grande successo come Panda o 500, non possiamo che essere ottimisti. Il BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) continua a fare la parte da leone perché significa quasi la metà della domanda di tutto il pianeta.

Forse oggi come oggi nessuno può affermare di che bandiera è la Renault, l’FCA, la Volkswagen o la Volvo perché gli enormi movimenti finanziari sono ormai globalizzati, ma anche su questo settore, il Made in Italy è un marchio fortissimo.

STEFANO CASINI