L’Istat rivela. "A novembre il fatturato dell’industria italiana fermo rispetto a ottobre; gli ordinativi in calo dello 0,3%. Pesa l’indebolimento della domanda estera, fiaccata dalla congiuntura internazionale, a cominciare dalla guerra dei dazi. Va meglio su base annua, anche se la crescita rimane piuttosto debole". Il quadro è questo, tra il preoccupante e l’assenza di prospettive, comunque non allegro, non incoraggiante. Proprio mentre da noi, sempre da noi, in Italia, una importante famiglia di imprenditori mostra spaccature e contrasti. L’impresa di famiglia Illy, maestri del caffè. Fondata nel 1933 a Trieste, Illy è cresciuta posizionandosi sul caffè di alta gamma. Il bilancio 2018 ha chiuso con 533, 8 milioni di ricavi e 14,2 di utile. Un risultato che autorizza questo pensiero ottimista: il 2019 dovrebbe terminare con un fatturato di poco inferiore a 600 milioni. Il gruppo Illy, cinque anni fa, ha diversificato dal caffè al progetto di un polo alimentare di lusso. Il caffè rappresenta comunque ancora il novanta per cento dei ricavi. Andrea Illy, ultimogenito, è il presidente del gruppo alimentare. Riccardo Illy, secondogenito, è stato anche presidente della regione Friuli. Il primogenito Francesco Illy vive in Svizzera e ora intende vendere le sue vuote. A chi? Al fondo Peninsula guidato da Stefano Marsaglia. Lo stesso che ha rilevato l’alta velocità di Italo e che avrebbe firmato un accordo con Francesco Illy. In cosa consisterebbe l’accordo? Molto semplice: intanto il primogenito di casa Illy vuole rilevare il suo 23% della holding di famiglia per circa 230 milioni. Il capitale del gruppo è infatti diviso in quote simili tra i fratelli Illy. Gli Illy sono quattro. Francesco, sessantasette anni, Riccardo, sessantacinque, Riccardo, sessantatre, Anna, sessantenne, e il 55enne Andrea. La madre Anna Rossi detiene il dieci per cento in usufrutto. La terza generazione della famiglia è entrata in rotta di collisione. Fanno fatica, come imprenditori, a rimanere uniti. Soprattutto ora, nel caso di Illy Caffè, che ha forti ambizioni di crescita e pianifica importanti investimenti. Anche in ottica della diversificazione delle attività e del passaggio tra la terza generazione dei quattro fratelli e la quarta con nove cugini. Momenti che si annunciano cruciali. Presidente e ultimogenito, Andrea Illy comunica di non aver ancora ricevuto "una lettera formale, né una valutazione da Peninsula che abbia un valore giuridico. Abbiamo sempre preso le decisioni all’unanimità e, all’unisono, abbiamo stipulato un patto familiare". Il patto disciplina, al di là dello statuto societario, le regole per l’uscita dall’azienda. "Riteniamo che il clima di intesa e di condivisione delle linee strategiche del gruppo debba esserci anche tra i suoi azionisti". Il caffè, in casa Illy, è quindi amaro. Si intravvedono segnali di spaccatura. Infatti, "l’accordo familiare stipulato presso lo studio Ambrosetti non è stato rispettato", sottolinea Andrea Illy ai giornalisti che gli hanno chiesto di fare il punto sulle voci che da giorni circolano con insistenza intorno alla Illy. "E anche lo statuto, oltre al gradimento degli altri soci, prevede una prelazione che non c’è stata". Sembra questa una bacchettata a chi, il primogenito Francesco, avrebbe eventualmente assunto iniziative personali di uscita dall’azienda e di vendita delle proprie quote. Andrea Illy è chiaro, lasciando intendere che anche Riccardo e Anna la pensano come lui. "Non vogliamo prigionieri, chi vuole è libero di andare. Ma Francesco non ha scelto il percorso che abbiamo condiviso e dove ci sono dei modi per agevolare l’uscita, che sono nell’interesse di tutti, compreso quello dell’azienda". La questione diventa molto delicata quando il nome della famiglia coincide con quello dell’azienda e del prodotto. La cosa diventa perfino imbarazzante. Anche in presenza della sorpresa della proposta di Peninsula. Dovendo comunque considerare che Francesco Illy, che porta il nome del nonno fondatore dell’azienda, nel 2018 ha votato contro il bilancio e il piano d’espansione per raddoppiare il fatturato a medio termine, accelerando sulle catene di caffetterie e sulla valorizzazione del quaranta per cento delle altre attività. Il cioccolato Domori e il Brunello di Montalcino Mastrojanni. Ma c’è chi sostiene che Francesco si sia trovato in difficoltà di fronte al successo di Nespresso. Il boom che ha costretto Illy a produrre anche le capsule compatibili con il sistema Nestlè. "Non è così – smentisce Andrea Illy – in famiglia c’è sempre stata una dialettica costruttiva. Abbiamo maturato scelte strategiche all’unisono". Francesco Illy, il più creativo dei fratelli, è quello che ha lanciato la macchina chiamata poi in suo onore "Francis-Francis", proponendo un sistema chiuso tra macchine e cialde. "Mio fratello Francesco – precisa Andrea Illy – ha sostenuto, a ragione, che dovevamo continuare a produrre le nostre macchine, nonostante il successo degli standard di altre capsule. E’ stato un ottimo consiglio: da quando ci siamo adeguati vendiamo di più sia le une che le altre. Questo significa che il modello di azienda familiare funziona e funzionerà". Anche se Francesco, il primo di quattro fratelli, dovesse decidere davvero di cedere la sua quota a Peninsula, spaccando la famiglia? Il presidente Andrea non viene minimamente sfiorato dal dubbio. Illy proseguirà anche in futuro "per quella parte della famiglia che resterà coinvolta in azienda".

di FRANCO ESPOSITO