Gente d'Italia

Si riducono i trattamenti ai pensionati all’estero: nell’anno 2018 sono stati 340mila per un importo di circa 1 miliardo

Dopo anni in cui i flussi delle pensioni verso l’estero hanno fatto registrare numeri consistenti, in questo momento, come conferma a La Gente d’Italia Salvatore Ponticelli, Dirigente Area Relazioni Internazionali, Pagamenti Estero della Direzione Centrale Pensioni dell’INPS, si può parlare di "fase di transizione, considerando che i trattamenti corrisposti ai protagonisti dei flussi migratori del secolo scorso, sono in una fase di diminuzione, particolarmente accentuata in quei Paesi verso i quali il flusso migratorio si è esaurito o fortemente limitato negli ultimi tempi, e solo recentemente incominciano ad essere liquidate le pensioni ai nuovi migranti. Per dare qualche numero, posso dire che alla fine del 2018, i pensionati che hanno ricevuto il pagamento della pensione all’estero sono stati circa 340.000 e, sempre nel corso del 2018, l’INPS ha erogato loro circa 1 miliardo di euro".

Alla luce di queste considerazioni, ad oggi, quali sono i Paesi in cui è presente il maggior numero di pensionati INPS?

"I Paesi con la maggior concentrazione di pensionati INPS sono quelli che storicamente hanno rappresentato le mete privilegiate di milioni di migranti italiani; c’è da sottolineare che molti di questi registrano una forte contrazione di presenze. Infatti, ad esempio, il Canada, l’Australia, gli USA e l’Argentina sono caratterizzati dall’avere una presenza di pensionati Inps con età molto alta e in costante riduzione. Tra i Paesi europei, va segnalata la contrazione del numero delle pensioni pagate in Francia e in Belgio mentre sono in costante crescita quelle erogate in Germania, Spagna e Romania". E quando si parla di pensionati all’estero, difficile non citare coloro che "emigrano" non per cercare un Paese dove trovare lavoro, bensì una meta dove godersi la pensione, i cosiddetti "migranti previdenziali". Proprio di questi giorni, un articolo del Corriere della Sera in cui si citavano le mete privilegiate di questi particolari migranti: accanto al già citatissimo Portogallo, ora anche a Cipro e negli Emirati Arabi cresce il numero di assegni erogati dall’INPS. Secondo i dati forniti dal Dottor Ponticelli "alla fine del 2018 risultavano aver chiesto l’applicazione delle Convenzioni per evitare la doppia imposizione fiscale, circa 57.000 pensionati. Tuttavia, molti di questi, circa 19.000, risultavano già essere residenti in un Paese estero prima di accedere al pensionamento: è chiaro che per tali soggetti si dove ricondurre l’emigrazione a motivazioni diverse dalla ricerca di un più favorevole regime fiscale. Approfitto per ricordare che il pensionato che risiede all’estero può chiedere all’INPS l’applicazione delle Convenzioni per evitare le doppie imposizioni fiscali in vigore, al fine di ottenere, nei casi espressamente previsti, la detassazione della pensione italiana (con tassazione esclusiva nel Paese di residenza), oppure l’applicazione del trattamento fiscale più favorevole indicato come, ad esempio, l’imposizione fiscale in Italia solo in caso di superamento di determinate soglie di esenzione".

Quali sono le modalità con cui vengono erogate le pensioni all’estero?

"Per il pagamento delle pensioni all’estero, ricordo, innanzitutto, che l'INPS si avvale di una banca individuata a seguito dello svolgimento di una gara comunitaria, nel rispetto della normativa italiana ed europea in materia di appalti pubblici. Dal 1° febbraio 2012, il servizio di pagamento è affidato a Citibank N.A. Il pensionato residente all’estero può chiedere il pagamento nel paese estero di residenza, con accredito su un conto corrente bancario o allo sportello. Nel caso in cui le condizioni locali non consentano tali modalità di pagamento, l’INPS può autorizzare la banca all’emissione e spedizione di un assegno di deposito non trasferibile. Il pagamento attraverso la spedizione di assegno risulta, comunque, in via di eliminazione. Il pensionato può anche scegliere di ottenere il pagamento in un Paese diverso da quello in cui risiede, tramite accredito su conto corrente bancario".

È quindi possibile chiedere il pagamento della pensione, sempre da parte di chi risiede all’estero, anche in Italia…

"Certo, anche in Italia è possibile ottenere la pensione grazie all’accredito su conto corrente bancario o allo sportello tramite delegato. Aggiungo che i pagamenti sono effettuati in euro o in valuta locale salvo diverse disposizioni politico-valutarie del paese estero interessato".

Per quanto riguarda la periodicità con cui vengono effettuati gli accrediti delle pensioni, cosa può dirci?

"I pagamenti, attualmente, sono eseguiti per la maggior parte con cadenza mensile. Fanno eccezione le pensioni di modico importo, che vengono pagate annualmente o semestralmente e, in via transitoria, le pensioni delle gestioni dello spettacolo e dello sport che vengono pagate bimestralmente".

L’INPS periodicamente attiva campagne che coinvolgono anche i pensionati all’estero: cominciamo dalla campagna per gli accertamenti dei redditi (red/est): qual è la finalità e quali gli adempimenti dei pensionati?

"I pensionati titolari di prestazioni che dipendono dal livello di benessere economico in cui vivono, cito l’integrazione delle pensioni al trattamento minimo, le maggiorazioni sociali, le pensioni ai superstiti, i trattamenti di famiglia, hanno l'obbligo di dichiarare all'INPS i propri redditi e, qualora previsto dalla normativa, anche del coniuge e dei componenti del nucleo familiare rilevanti per la prestazione, per consentire all’Istituto la verifica del diritto e misura di quanto erogato in via anticipata. I pensionati hanno quindi degli adempimenti da compiere annualmente o anche con cadenze più ravvicinate se la loro situazione reddituale cambia in modo significativo. Ricordo, infatti, che la legge prevede l’obbligo dei pensionati di informare tempestivamente l’INPS di ogni circostanza che va ad incidere sul diritto o sulla misura delle prestazioni percepite. Aggiungo che i pensionati possono accedere al sito istituzionale dell’INPS (www. inps.it) e farsi rilasciare le credenziali d’accesso (PIN) ai servizi online che l’Istituto rende disponibili ai propri utenti. Tra questi servizi, anche quello che consente di dichiarare i redditi all’INPS. In alternativa, i pensionati possono rivolgersi ai Patronati che hanno molti uffici all’estero, soprattutto nei Paesi in cui è maggiore la presenza di titolari di prestazioni INPS".

Altra campagna, quella dell’accertamento dell’esistenza in vita: la finalità è comprensibile, ma ricordiamo le nuove modalità e le prossime scadenze…

"A partire dal 2017, l’accertamento generalizzato dell’esistenza in vita è condotto in due fasi tra loro cronologicamente distinte in rapporto ai Paesi di residenza dei beneficiari. La prima fase, iniziata lo scorso ottobre 2019 si concluderà a marzo 2020. In questa prima fase, sono stati coinvolti i pensionati residenti in Africa, Oceania ed Europa, ad esclusione dei Paesi Scandinavi, dei Paesi dell’Est Europa e degli Stati limitrofi. Ad ogni pensionato interessato, è stata inviata la necessaria documentazione lo scorso mese di ottobre; la documentazione che attesta la loro esistenza in vita, dovrà essere rinviata entro il 13 febbraio 2020".

Se, per vari motivi, il pensionato interessato a questa prima fase non riesca a produrre e quindi ad inoltrare la documentazione richiesta entro il termine del 13 febbraio, a cosa va incontro?

"In questo caso, il pagamento della rata di marzo 2020 avverrà, dove possibile, in contanti presso le agenzie Western Union del Paese di residenza. La riscossione personale da parte del pensionato sarà considerata come sufficiente dimostrazione dell’esistenza in vita e quindi, dal mese successivo, la pensione sarà pagata secondo le modalità ordinarie. In caso di mancata riscossione personale o di mancata produzione dell’attestazione di esistenza in vita entro il 19 marzo 2020, il pagamento delle pensioni sarà sospeso a partire dalla rata di aprile 2020".

Per quanto riguarda la seconda fase, sempre in riferimento all’invio della documentazione comprovante l’esistenza in vita, quali le informazioni da dare?

"La seconda fase si svolgerà da marzo a luglio 2020 e riguarderà i pensionati residenti in Sud America, Centro America, Nord America, Asia, Estremo Oriente, Paesi Scandinavi, gli Stati dell’Est Europa e Paesi limitrofi. Anche i pensionati coinvolti in questa seconda fase riceveranno la documentazione necessaria che verrà spedita alla fine del mese di febbraio. Per quanto riguarda i tempi a disposizione dei pensionati per rinviare ogni documentazione che attesti l’esistenza in vita, ricordo che questa dovrà pervenire entro i primi giorni di giugno 2020. Anche in questo caso, se l’attestazione non viene prodotta, il pagamento della rata di luglio 2020 avverrà in contanti presso le agenzie Western Union: la riscossione personale da parte del pensionato ovviamente equivale, come ho già ricordato, alla dimostrazione della sua esistenza in vita, e dal mese successivo la pensione continuerà ad essere erogata come in precedenza. Ribadisco che se anche la riscossione presso gli uffici della Western Union non avverrà, ed entro il 19 luglio ancora non sarà stata prodotta la documentazione attestante l’esistenza in vita, la pensione verrà sospesa a partire dalla rata di agosto 2020".

È bene ribadire ancora una volta che se il pensionato non rinvia la documentazione richiesta né la riscuote presso la Western Union, la pensione verrà sospesa… c’è un’altra possibilità per tornare a percepire la pensione?

"In sintesi, per ottenere il ripristino della pensione, i pensionati devono provvedere a fornire una valida attestazione di esistenza in vita a Citibank e alla sede INPS che gestisce la pensione. A tale ufficio INPS deve essere inviata anche una richiesta di riemissione delle rate sospese".

Per ogni ulteriore chiarimento, oltre agli uffici dei Patronati all’estero, a disposizione dei pensionati interessati alla campagna "esistenza in vita", l’indirizzo di posta elettronica inps.pensionati@citi.com.

Giovanna Chiarilli

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