C’è un Parlamento ancora fermo al panettone. Ecco l’altra faccia dell’immobilismo. È una eterna vacanza quella dei deputati che si aggirano spaesati e sconsolati nel Transatlantico alla ricerca di qualcosa da fare, ma soprattutto da approvare. La lunga siesta che è cominciata il 23 dicembre.

L’aula di Montecitorio si è svuotata a notte fonda dopo aver dato il via libera alla manovra finanziaria e tutto è fermo da allora, con gli onorevoli armati dei soliti trolley che fuggono alla chetichella per acciuffare il primo treno o last second l’aereo a Fiumicino. Riposo totale da Natale all’Epifania. E poi? E poi si pensava che qualcosa mutasse avendo superato la grande prova della legge bilancio, avendo disinnescato le clausole di salvaguardia. La prima seduta viene fissata a Montecitorio il 10 gennaio alle 9 e 30. Ordine del giorno: interpellanze urgenti. Talmente "urgenti" che l’emiciclo è praticamente deserto. "Ma no – ripeteva in quelle ore l’azzurro Osvaldo Napoli – è tutto fermo fino all’Emilia Romagna". Più che fermo sarebbe più giusto dire "immobile".

L’Emilia Romagna, la campagna elettorale della regione più rossa d’Italia, paralizza l’esecutivo che nel frattempo rinvia la verifica "a dopo il test delle regionali" e va da sé l’attività parlamentare. Incombono i comizi. Matteo Salvini si è già trasferito in Val d’Enza, i democrat seppur senza farsi notare da Stefano Bonaccini sono mobilitati a difesa del fortino rosso. E il Parlamento? Il 13 e il 14 gennaio discute e approva il decreto Alitalia, il 15 ascolta il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sulla Libia, e il 17, che è un venerdì, si dovrebbe ritrovare in aula per "interpellanze urgente".

Insomma, continua la fiesta. Scivola via un’altra settimana. "E’ tutto fermo fino all’Emilia Romagna", continua a sussurrare il solito berlusconiano Napoli nel Transatlantico. C’è chi si palesa a Montecitorio come al circolo della bocciofila, per fare due chiacchiere, per sfogliare i quotidiani. Ed eccoci nella settimana clou che precede il voto del 26 gennaio. Giorni decisivi per le sorti della legislatura. Mentre Salvini citofona e dice ai suoi non solo di digiunare per protesta ma di votare in Giunta per l’Immunità a favore dell’autorizzazione a procedere nei suoi confronto sul caso Gregoretti, l’emiciclo di Montecitorio fra il 20 e il 21 discute e vota il decreto per il sistema creditizio nel Mezzogiorno Con tanto di polemica perché il giorno della discussione generale l’aula è deserta. "Uno spettacolo sconfortante", si sfoga il berlusconiano Pierantonio Zanettin, uno dei pochi presenti assieme a quel Filippo Sensi che ha pubblicato la foto dell’emiciclo deserto.

Rullo di tamburo. Si vota in Emilia Romagna. Vince il governatore uscente Stefano Bonaccini, Salvini subisce una sonora sconfitta nel fortino rosso. Succede qualcosa? Macché. Il 27 gennaio ricomincia l’attività parlamentare. In teoria a questo punto non ci sarebbero più scuse. E’ la settimana del voto sulla proposta di legge Costa, quella che dovrebbe cancellare il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Quel dì, però, passano in esame una serie di mozione. Tocca aspettare 24 ore. La prescrizione salta al martedì pomeriggio. Alle 16 e 30 è tutto pronto. Colpo di scena, la maggioranza decide di rinviare la proposta Costa in commissione. Nulla di fatto. La settimana si trascina a fatica tra un sbadiglio e una spremuta di arancio alla buvette con l’approvazione di una risoluzione di maggioranza sulle comunicazione di Bonafede (28-01), l’esame delle norme per il contrasto al bullismo (29-01), l’informativa del governo sul Corona-virus (30-01). E infine le solite interpellanze urgenti (31-01).

E questa settimana? Fra il 3 e il 7 febbraio, si legge nel sito della Camera, si discuteranno ratifiche e trattati internazionali. Ieri intanto si é esaminata la mozione Ianaro, Ceccanti, De Filippo, Rostan, Iezzi ed altri concernente iniziative volte a prevenire e contrastare il fenomeno della diffusione dell’utilizzo del fentanyl e di farmaci similari. "Un modo per far proseguire l’attività parlamentare", confessa un alto dirigente di Montecitorio. Si dirà che le commissione lavorano eccome perché dovranno dare l’ok al famoso decreto milleproroghe, dove ci sarà tutto e il contrario di tutto. E dopo il milleproroghe? "Salvo intese" nell’esecutivo, l’eterna vacanza del Parlamento continuerà...

GIUSEPPE ALBERTO FACI