Il grande affare. Definito a Firenze "l’affarone". In calce, l’autografo, Museo degli Uffizi. Al boom di Firenze corrisponde ovviamente il boom dei ricavi. Agli Uffizi tutto è in crescita, il numero dei visitatori in aumento e gli incassi. I numeri dicono e certificano: oltre 4 milioni e 390mila i visitatori registrati e censiti nel 2019, con un ricco sei per cento in più rispetto all’anno precedente; poco più di 35 milioni di euro i ricavi, il tre per cento in più rispetto al 2018 e più del doppio rispetto a cinque anni fa. "Gli ingressi sono cresciuti grazie alla nostra politica", chiosa sui dati il direttore del Polo Museale di Firenze, Eike Schmidt. "Offriamo tariffe diverse in base ai mesi dell’anno e premiamo chi viene in bassa stagione".

Le politiche di destagionalizzazione rendono particolarmente felice la direzione degli Uffizi. Schmidt l’ha applicata con evidente successo negli ultimi due anni. Tariffe diverse in base appunto ai mesi dell’anno, fino agli abbonamenti per uno solo o tutti i musei del complesso museale. Un’iniziativa che premia chi ritorna, chi rimane più a lungo e chi è presente a Firenze in bassa stagione. La direzione degli Uffizi ha appena calcolato la crescita relativa al mese di gennaio di quest’anno. "Più diciotto per cento, nonostante tutto". Nonostante cosa? Lo spettro coronavirus, che ha azzerato la presenza di visitatori cinesi a Firenze.

Gli Uffizi hanno snocciolato i nuovi dati in occasione della presentazione dei numeri del 2019 della Gallerie. A fronte del concreto forte aumento di visitatori e incassi, crescono anche i posti di lavoro. Quattordici dipendenti di Ales assunti nel corso del 2019; duecentotrenta i restauri, con interventi su pitture, sculture, disegni, oggetti; ventinove i volumi pubblicati, realizzati tra cataloghi e testi scientifici. Parte del maxi complesso museale che comprende La Galleria, Palazzo Pitti e i Giardini di Boboli, gli Uffizi si sono messi addirittura a volare. "È molto incoraggiante notare che anche nell’ultima settimana di gennaio visitatori e biglietti venduti hanno continuato a crescere", osserva con orgoglio il direttore Schmidt.

Viene quindi seguito non con eccessiva preoccupazione il dilagare del coronavirus. Ma se dovesse diventare una epidemia globale? Uno scenario, per ora, puramente ipotetico. "Avrebbe un impatto sul turismo in generale e sui musei in particolare". Si auspica che il fenomeno rimanga localizzato, regionalizzato. Se così sarà, gli Uffizi non si aspettano un forte influsso sul numero di visite e sulla crescita. Individuate con chiarezza le ragioni. "L’estrema diversità del pubblico degli Uffizi e del Polo Museale. Ogni settimana abbiamo visitatori da oltre cento Paesi diversi. In secondo luogo, in alta stagione, la richiesta supera di gran lunga l’offerta".

Il calcolo è di natura spicciola, molto commerciale: se un gruppo di una nazione rinuncia agli Uffizi, ce n’è subito un altro di un Paese diverso pronto a sostituirlo". I sottoscrittori di abbonamenti sono oltre diecimila. Tanti, molti, moltissimi i fiorentini che tornano a visitare gli Uffizi, la Galleria, Palazzo Pitti, Boboli. "E questo è straordinario, non si era mai visto prima", si compiace il direttore degli Uffizi, complimentandosi con i fiorentini di tutte le età recenti scopritori della bellezza degli Uffizi, eletti rappresentanti dell’arte migliore e della storia di Firenze e d’Italia. La politica dei prezzi a favorire il boom di visitatori. Gli sconti del cinquanta per cento applicati al mattino entro le nove e il mercoledì pomeriggio, in bassa stagione a Pitti. Venduti diciottomila biglietti super scontati.

"Questo tipo di politica consente che ogni settimana si possa entrare ai musei a prezzi bassi come mai nella storia". Ma non è solo questione di offerta di ingressi a costo scontato. Necessita ben altro per attrarre maree di visitatori. Infatti, il successo del complesso museale fiorentino è spiegabile soprattutto con "l’offerta culturale: abbiamo offerto dozzine di aperture speciali, oltre trecento focus gratuiti dei nostri specialisti, visite su opere e temi precise, concerti inclusi nel prezzo del biglietto, ventitre mostre di grande impatto". La formula che si sta rivelando vincente. Il segreto di un boom forse pure un tantino inatteso. Comunque imprevisto nella ricchezza dei numeri. L’affarone realizzato mescolando con arte ricerca scientifica, educazione e comunicazione per i non specialisti. Chi può, non se li perda gli Uffizi.

Franco Esposito