Egregio Direttore,

Ho letto una notizia oggi sul giornale Gente d’Italia in cui si fa riferimento a mio padre Umberto. Conoscendo la integrità del giornale e il continuo interesse ad apportare notizie corrispondenti a verità, vi sottopongo una eventuale breve rettifica che vi sarei grato potesse essere sottoposta alla Direzione del Giornale e eventualmente pubblicata nella edizione di domani.

Grazie, cordiali saluti Mario Ortolani

"Con riferimento ad una nota dell'Agenzia di stampa ANSA,riportata ieri dal Vostro giornale,che indica l'Avvocato Umberto Ortolani come presunto finanziatore degli eventuali mandanti dell'attentato perpetrato nella stazione ferroviaria di Bologna nel 1980, lo Studio di avvocati che rappresenta in Italia lo stesso Avvocato Ortolani,informa che ,previa visione più accurata della relativa documentazione, presenterà quanto prima querela per diffamazione con richiesta di danni. Secondo la cospicua mole di documentazione in possesso dello Studio (e certamente della Procura di Bologna) l'Avvocato Ortolani è assolutamente estraneo ai fatti imputatigli ed è stato già prosciolto da ogni addebito al riguardo con varie sentenze, tra le quali quella del Tribunale civile e penale di Bologna del 10.02.2017, tutte passate ampiamente in giudicato. Al contempo si precisa che Umberto Ortolani era nato a Roma il 31.05.2013, non era cittadino uruguayano, e che è deceduto all età di 89 anni nella sua casa di Roma il 17 gennaio 2002." Con preghiera di pronta pubblicazione.

LA RISPOSTA A MARIO ORTOLANI

Sul numero de ‘La Gente d’Italia’ del 12 febbraio abbiamo pubblicato una notizia dal titolo ‘La strage di Bologna fu organizzata e finanziata dalla P2, i mandanti: Licio Gelli, l'uruguaiano Umberto Ortolani e...’. Il giorno stesso Mario Ortolani, figlio di Umberto Ortolani, ci ha contattato per chiederci un’eventuale breve rettifica su quanto scritto (a fianco troverete quanto richiesto) notificata da uno studio di avvocati. Scorrendo il tutto, leggiamo che sarà presentata al nostro giornale quanto una prima una querela per diffamazione con richiesta di danni perché Ortolani "è assolutamente estraneo ai fatti imputatigli".

Noi, come giornale di cronaca, abbiamo riportato una notizia lanciata non solo dall’agenzia giornalistica Ansa, ma anche dall’Adnkronos, dalla Dire, dall’Agi, dall’Italpress e così via. Probabilmente questo studio di avvocati non conosce le dinamiche della comunicazione: è stata la Procura di Bologna a diramare la nota con la notifica di quattro avvisi di fine indagine. "In merito alla strage di Bologna, Licio Gelli e Umberto Ortolani sono ritenuti dai Pg di Bologna mandanti-finanziatori", hanno pubblicato tutte le agenzie. Non ci siamo svegliati con l’intenzione di scrivere fesserie, altro non abbiamo fatto che segnalare un episodio di cronaca giudiziaria reso noto ai media appunto dalla Procura di Bologna.

Insomma, nessuno scoop, nessuna talpa a palazzo di giustizia, ma è stata pubblicata una cosiddetta velina ufficiale uscita dalla Procura emiliana. Sempre lo studio di avvocati che rappresenta Ortolani, dice che "secondo la cospicua mole di documentazione in possesso dello Studio (e certamente della Procura di Bologna) l'Avvocato Ortolani è assolutamente estraneo ai fatti imputatigli ed è stato già prosciolto da ogni addebito al riguardo con varie sentenze, tra le quali quella del Tribunale civile e penale di Bologna del 10.02.2017, tutte passate ampiamente in giudicato".

Vero? Falso? Chi lo sa. Si dice che i panni sporchi si lavano in famiglia e quindi secondo noi gli avvocati che rappresentano Ortolani dovrebbero fare il punto della situazione con la Procura di Bologna che se ha diramato una nota stampa a uso dei media probabilmente la pensa diversamente. Noi non abbiamo fatto altro che il nostro lavoro: raccontare la fredda cronaca, addirittura tramite un comunicato ufficiale. Come hanno fatto tanti quotidiani oltre il nostro.

Volete sapere chi ha pubblicato la stessa notizia come abbiamo fatto noi? Ecco la lista: La Repubblica, Il Resto del Carlino, Il Fatto Quotidiano, Corriere della Sera, Gazzetta di Reggio, Corriere di Arezzo, La Nazione, Il Giorno, La Sicilia, Avvenire, Il Tirreno, Messaggero Veneto, Il Giornale di Brescia, Il Piccolo, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, La Provincia Pavese, La Tribuna di Treviso, La Gazzetta di Modena, La Nuova Ferrara, Corriere delle Alpi, La Nuova di Venezia e Mestre, La Sentinella del Canavese, Il Quotidiano del Sud, La Verità, Il Manifesto, la Gazzetta dello Sport (addirittura), Il Giornale, Il Gazzettino, Il Mattino, ItaliaOggi, Il Messaggero, Corriere del Veneto, Corriere di Verona, Alto Adige, Giornale di Sicilia, Il Cittadino, La Voce di Rovigo, Il Secolo XIX, La Nuova Sardegna, L’Arena, Gazzetta del Sud, Il Giornale di Vicenza, Gazzetta di Parma, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Provincia, BresciaOggi, La Prealpina… senza parlare del web.

Insomma, cari avvocati, ne avete di mail da inviare… magari prima rileggendo con più attenzione lo scritto dato che ci tenete a precisare che "Umberto Ortolani era nato a Roma il 31.05.2013, non era cittadino uruguayano, e che è deceduto all'età di 89 anni nella sua casa di Roma il 17 gennaio 2002". Forse una precisazione scritta con troppa foga… Umberto Ortolani sarebbe nato 7 anni fa, 11 anni dopo essere morto… Alla faccia della precisazione… Comunque il fatto che non sia stato cittadino uruguaiano é vero... Infatti come recita l'enciclopedia libera Wikipedia:

Umberto Ortolani (Roma, 31 maggio 1913 – Roma, 17 gennaio 2002) è stato un imprenditore e banchiere italiano naturalizzato brasiliano. Viene considerato come la vera "mente" della loggia P2, avendo favorito lo sviluppo degli affari di Licio Gelli in Sud America e con il Vaticano, tramite l'Istituto per le Opere di Religione (IOR) di mons. Marcinkus.

Biografia

Laureato in legge, nel dopoguerra, diventa Amministratore delegato della Ducati. Introdotto dal cardinale di Bologna, Giacomo Lercaro, negli ambienti vaticani (tanto che, nel 1963 gli viene concesso il titolo di "gentiluomo di Sua Santità" da papa Paolo VI, ma che verrà poi revocato nel 1983), si costruisce sulle amicizie ecclesiastiche e sulle relazioni con il mondo della politica e dell'industria, un solido trampolino di lancio, preferendo, però, rimanere sempre nell'ombra (lo chiamavano "il signor Nessuno" per la sua discrezione).

È stato Presidente dell'Agenzia giornalistica Italia (che vende all'Eni di Mattei); Presidente dell'Istituto nazionale per le case degli impiegati statali (INCIS); Presidente dell'Ente Terme e Presidente della Federazione della Stampa Italiana all'Estero. All'inizio degli anni settanta si rafforza il sodalizio con Licio Gelli. Sarebbe del 1974 la sua iscrizione alla loggia P2. Il suo impero finanziario è soprattutto all'estero: nel settembre del 1983, quando la Guardia di Finanza lo blocca in Brasile, amministra una banca (la "Bafisud", Banco Financiero Sudamericano), possiede una trentina di grandi aziende agricole in Uruguay, una casa editrice, tre grattacieli e migliaia di ettari coltivati in Argentina, Paraguay e Brasile. Accusato di essere stato al centro degli intrighi finanziari della loggia P2 (dal "caso Rizzoli" alla bancarotta fraudolenta per il crack Ambrosiano), Ortolani si rende latitante, inseguito da due mandati di cattura internazionali.

Viene anche accusato, ma poi sarà prosciolto, per il coinvolgimento nella strage di Bologna. Rifugiatosi a San Paolo, il Brasile si è sempre rifiutato di arrestarlo perché, dal 1978 aveva preso la cittadinanza brasiliana. Il 21 giugno 1989 Ortolani rientra in Italia. All'aeroporto di Malpensa, la Guardia di Finanza gli notifica due mandati di cattura per bancarotta fraudolenta. Viene rinchiuso nel carcere milanese di Opera ma, pagando una cauzione di 600 milioni di lire, dopo una settimana è di nuovo libero. Il 28 gennaio 1994 viene condannato a quattro anni di reclusione per concorso in bancarotta nell'ambito della gestione della Rizzoli, di cui era stato consigliere di amministrazione. Nel 1996, nel processo a carico della loggia P2, viene assolto dall'accusa di cospirazione politica contro i poteri dello Stato. Nell'aprile 1998 la Corte di Cassazione conferma e rende definitiva la condanna a 12 anni per il crack del Banco Ambrosiano.

Ortolani, che viveva a Roma, non tornò in carcere a causa delle sue cattive condizioni di salute. Il tribunale di Sorveglianza di Roma sospende, infatti, l'esecuzione della pena a causa della sua malattia. Ortolani muore a Roma il 17 gennaio 2002. L'11 febbraio 2020 la procura generale di Bologna lo ha indicato come uno dei 4 organizzatori e finanziatori della strage di Bologna insieme a Licio Gelli, Mario Tedeschi, e Federico Umberto D’Amato.

BOLOGNA, 11 FEBBRAIO 2020

"La Procura generale di Bologna ha chiuso, notificando quattro avvisi di fine indagine, la nuova inchiesta sulla Strage del 2 agosto 1980. Tra i destinatari, Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore che avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, questi quattro tutti deceduti e ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori, oltre che i concorso con i Nar già condannati. Altri tre avvisi riguardano ipotesi di depistaggio e falsità ai pm.

Flussi di denaro per 5 milioni di dollari movimentati e, attraverso varie e complesse operazioni, partiti sostanzialmente da conti riconducibili a Licio Gelli e Umberto Ortolani e alla fine destinati, indirettamente, al gruppo dei Nar e a coloro che sono indicati come organizzatori, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi. Il giro di denaro è stato ricostruito dall'indagine della Guardia di Finanza di Bologna, nell'ambito dell'inchiesta della Procura generale sulla Strage del 2 agosto 1980".