Gente d'Italia

Con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale è partita la rivoluzione dell’agricoltura

L’automazione ha gia’ raggiunto l’eccellenza in diversi settori. Medicina, tecnologia e oggi persino nel settore agricolo. Presto vedremo aumentare il numero di trattori senza conducente, agrirobot e droni nelle nostre campagne. E non storcano il naso i soliti criticoni di tecnologia e progresso. L’automazione, soprattutto nel settore agricolo, fara’ miracoli e certamente risparmiera’ a tanti un lavoro duro e poco retribuito. Senza parlare del numero di incidenti e morti che evitera’. Insomma, una buona rivoluzione. I dati sono da capogiro con una crescita annua prevista di circa il 23% con un fatturato di oltre 20 miliardi di dollari entro il 2025. Dati che fotografano un’agricoltura moderna, caratterizzata da nuove richieste a cui forse solo questo tipo di innovazioni puo’ rispondere. Secondo dati delle Nazioni Unite infatti, la popolazione mondiale crescerà da 7,7 a 9,7 miliardi nel 2050. Ma saranno sempre meno numerose le aree agricole da coltivare. La produzione alimentare dovrà aumentare del 60% al fine di rispondere alla moltiplicazione della popolazione. Questo significa che il settore dell’agricoltura si troverà a dover produrre sempre di più ma con meno risorse e riserve a disposizione. Dal momento che, come sostenuto anche dalla FAO, i metodi tradizionali non sono sufficienti per gestire questa enorme richiesta, e prioritario trovare nuovi modi per aumentare la produzione agricola e ridurre gli sprechi. A ciò si aggiungono le problematiche legate alla sicurezza e alla salubrità dei cibi, nonché le sfide dovute ai cambiamenti climatici (come la riduzione della produttività delle coltivazioni di grano e mais), che comportano complessità sempre maggiori alle tradizionali tempistiche e metodologie a cui gli agricoltori erano abituati. Di conseguenza, nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale (AI) degli Agribot risultano ormai come un’evoluzione naturale nel settore agricolo. La differenza tra un raccolto fallimentare e un anno produttivo è possibile grazie alle informazioni tempestive. Ogni giorno, attraverso l’uso di sensori, le aziende agricole producono migliaia di dati su temperatura, suolo, utilizzo dell’acqua, condizioni meteorologiche, ecc. Con l’aiuto dell’AI e dei modelli di apprendimento automatico, questi dati vengono sfruttati in tempo reale nell’agricoltura di precisione per ottenere informazioni utili come la scelta del giusto tempo di semina, della tipologia di colture, o dell’uso di semi ibridi per generare raccolti che si adattino maggiormente alle condizioni climatiche o morfologiche in cui ci trova ad operare. Un esempio, è dato dall’esperienza degli scienziati dell’ICRISAT, che hanno applicato uno strumento di analisi predittiva per definire una data precisa per la semina per ottenere la massima resa. Questo strumento fornisce anche approfondimenti sulla salute del suolo e raccomandazioni sui fertilizzanti, oltre a una previsione meteorologica di 7 giorni. Le previsioni meteorologiche, soprattutto stagionali, sono particolarmente utili per le piccole aziende agricole dei paesi in via di sviluppo, in quanto i loro dati e conoscenze possono essere limitati. Mantenere operative queste piccole aziende agricole e tutelare la produttività dei loro raccolti è importante, poiche’ esse producono il 70% delle colture mondiali. Ma quanto e’ diventato essenziale oggi l’utilizzo dell’automazione nel settore agricolo? L’ Intelligenza artificiale è diventata fondamentale per la rilevazione delle malattie delle piante, dei parassiti e della presenza di erbe infestanti. Quello delle erbacce è un problema pesante per l’agricoltura, poiché queste stanno diventando sempre più resistenti agli erbicidi, e le loro caratteristiche variano fortemente a seconda delle regioni in cui ci si trova. I nuovi sensori di intelligenza artificiale sono diventati particolarmente utili in quanto riescono non solo a rilevare e colpire piante ed erbe infestanti, ma anche a riconoscere quali erbicidi impiegare e in che quantità, in modo da ridurne lo spreco e l’uso indiscriminato. Questi robot sono in grado di eliminare l’80% del volume dei prodotti chimici normalmente impiegati sulle colture e di ridurre del 90% le spese per gli erbicidi. L’impiego di questi strumenti può abbassare quindi drasticamente il numero di sostanze chimiche utilizzate nei campi, migliorare la qualità dei prodotti agricoli e apportare maggiore efficienza in termini di costi. Il diserbo è un lavoro che la maggior parte degli agricoltori sono generalmente felici di affidare ai robot, anche perché, oltre ai costi per gli erbicidi, la pratica tradizionale che prevede l’uso di una zappa meccanica trainata dietro un trattore è costosa, richiede troppo tempo e non è sempre pratica ed efficace. Affinché un robot faccia correttamente il suo lavoro, deve essere in grado di distinguere un’erbaccia da ciò che viene coltivato. Questo sta diventando più facile con i progressi della visione artificiale: gli algoritmi per classificare le immagini sono sempre più sofisticati, basti pensare che alcune app telefoniche ora possono identificare una pianta solo da una foto. Resta il dubbio etico sulle conseguenze dell’uso crescente dell’automazione, creera’ meno posti di lavoro? E soprattutto come cambiera’ lavoro? Quale impatto avra’ su crescita e produttività? Gran parte del dibattito attuale tende a mettere in luce il rischio di diffusa disoccupazione che potrebbe derivare dall’automazione: ma complice l’invecchiamento della popolazione, nei prossimi anni è molto più probabile un deficit che non un surplus di lavoro umano. Inoltre, saranno ancora necessari gli esseri umani nel mondo del lavoro: i guadagni di produttività totale si stima arriveranno soltanto se le persone lavoreranno al fianco delle macchine. Dunque possiamo stare tranquilli, le macchine non ci ruberanno il lavoro. Secondo uno studio dell’ World Economic Forum, queste innovazioni produrranno in generale nei diversi settori economici, agricoltura compresa, la creazione di 133 milioni di nuove posizioni lavorative, a fronte dell’automazione di 75 milioni di mansioni. Un saldo di 58 milioni di nuovi posti, più specializzati, che sarà possibile a fronte di un investimento degli Stati nella formazione dei lavoratori. In particolare, rispetto all’agricoltura, secondo gli esperti, più che ridurre posti di lavoro, l’intelligenza artificiale risolve in larga misura la scarsità di risorse e manodopera che spesso caratterizza il settore, e sarà uno strumento potente per aiutare Stati e organizzazioni internazionali a far fronte alla crescente quantità di complessità nell’agricoltura moderna. Nuove tecnologie e intelligenza artificiale, in futuro, saranno così sofisticate da poter migliorare le pratiche agricole, il lavoro e la qualità della vita degli agricoltori, nonché a completare il modo in cui vengono prese le decisioni in questo campo. Nel mondo, l’agricoltura è la seconda industria per dimensione dopo la difesa, e secondo la Federazione Internazionale di Robotica, sino ad oggi, sono stati venduti fino a 25.000 robot agricoli, corrispondenti al numero utilizzato a scopi militari. Per la maggior parte delle colture, non sono più i lavoratori agricoli ad effettuare le operazioni di raccolto, ma gli Agribot, ormai capaci di fare la raccolta in serie con grande precisione e velocità. Queste macchine aiutano a migliorare la resa dei raccolti e a ridurre gli scarti delle colture lasciate sul campo.

MARGARETH PORPIGLIA

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