San Paolo gremito stasera per l’andata degli ottavi di Champions contro la squadra blaugrana che vale 545 milioni. La sfida delle panchine sfavorevole a Gattuso. La rivelazione è il diciottenne guineano Ansu Fati. Un attaccante danese ultimo acquisto. Griezmann ingaggiato per 120 milioni, l’olandese de Jong per 75. Le vecchie torri Piqué e Busquets. Non ci saranno gli attaccanti Suarez e Dembelé Sabato pomeriggio, su Dazn, ho visto il cobra, il piccolo cobra di Rosario (Argentina), da sedici anni campione magico del Barcellona. Il cobra si snoda, si gira, s’inchioda, è una lama, un sospiro, è un baleno che va. Potrebbe cantarlo Donatella Rettore. Lionel Messi, il cobra di anni 33 e di gol 700 e passa, sarà domani l’ospite illustre, temuto e ammirato del San Paolo, lo stadio di Maradona. Lionel è l’erede di Diego che tale lo ha eletto. Ho visto Messi segnare tre gol all’Eibar, due travolgendo una nidiata di difensori, l’ultimo toccando nella porta vuota la respinta corta del portiere. Ogni volta, non ha fatto scena. Ha rivolto gli occhi al cielo, ha allargato le braccia. Niente di speciale. Un’esultanza che non è neanche un’esultanza, ma la conclusione pacata del lavoro fatto. Un lavoro che gli viene naturale, perciò, dopo, non ha bisogno di scaricarsi e far venire giù lo stadio.

UN GOLEADOR DI GRAZIA

Non fa come Cristiano Ronaldo che, dopo avere segnato, si pianta sul prato a gambe larghe, apre le braccia come a tirare giù il cielo, mostra i pettorali palestrati e si porta un dito al petto per dire "Aqui, sou Ronaldo". Un gladiatore. Lionel gladiatore non è. Cristiano, con questo nome da crociato, ha il fisico da laboratorio, sostenuto dalle intense sedute nella palestra personale. Un guerriero con gli occhi feroci. Messi è piccolo, non ha niente di feroce, ha una faccia da bambino cresciuto che una grande barba rende più adulto. Non chiama gli dei ad applaudire le sue prodezze. Anche Maradona faceva così. Mai una posa gladiatoria del più forte del mondo, solo una corsa felice per il campo. Ronaldo, negli uno contro uno, fa quel giochetto irritante delle gambe davanti al difensore avversario (gli avversari italiani lo lasciano fare, poi gli rubano la palla). Lionel Messi non fa nessun giochetto. Cattura la palla tra i piedi, accende il motorino e va. Ne salta uno, due, tre, quattro, sempre la palla incollata ai piedi, e nemmeno ondeggia, balla, gigioneggia, ma tira dritto, è il vento che passa tra i corpi degli avversari che si smaterializzano, non sono di nessuno ostacolo, damigelle che lo accompagnano verso il trionfo. Serpeggia come Diego, ma ha più velocità, ha meno inventiva, ma è più graffiante. È un cobra che sembra in riposo e improvvisamente si desta e colpisce. Nessuno gli costruisce più una "gabbia" per fermarlo e la marcatura a uomo è destinata a umiliare il marcatore. In ogni caso, Lionel Messi sa come fare. Eccolo che cammina per il campo mentre i compagni corrono a far girare la palla, si affannano, vanno e vengono. Lionel appare mogio mogio tra le "linee". Ma non è assente. Sta già pensando dove andare al momento giusto, come muoversi, come attirare la palla. E scatta proprio come un piccolo cobra, all’improvviso. Qualche volta, camminando, si accende per fare pressing e recuperare il pallone.

CAMMINA E SI ACCENDE

La squadra gioca per lui, è evidente. E Lionel che cammina d’un tratto ha la palla e porta il suo invisibile e silenzioso motore al massimo dei giri. Gli avversari cercano di chiuderlo. Se lo buttano giù, lo fermano. Solo così possono fermarlo. Altrimenti Lionel, senza neanche salutarli, se ne va sui suoi sentieri irresistibili verso la porta, verso l’appuntamento magico col gol, mai di prepotenza, mai smargiasso, ma di grazia dopo la serie di quei suoi passettini inimitabili. Lionel Messi è l’eterno bambino del calcio, capace anche di piangere quando sbaglia partita. Cristiano Ronaldo non piange mai, Lionel sì. Ai Mondiali 2010 in Sudafrica, dopo lo 0-4 che l’Argentina rimediò dalla Germania, Maradona disse: "Nello spogliatoio, mentre tutti si davano da fare per tornare a casa, Messi piangeva come un bambino di cinque anni". In quel Mondiale, Messi non fu Maradona, non vinse il Mondiale da solo come aveva fatto Diego in Messico. Contro l’Eibar, sabato, Messi è tornato al gol dopo un digiuno di 400 minuti, mettendo a segno il suo sesto poker con la maglia blaugrana. Dei 62 gol del Barcellona nella Liga, Messi ne ha segnati 18 saltando però cinque partite per infortunio (11 gol Suarez, 8 Griezmann). Nel girone di Champions, il Barcellona ha segnato 9 gol: Messi ne ha firmati due.

LO SPORTIVO PIÙ RICCO

Come si può fermare questo astro assoluto del pallone che, nel 2017 e per quattro stagioni, ha rinnovato il contratto col Barcellona per 43 milioni l’anno, 32 milioni di bonus e 50 milioni alla firma, solo perché rinnovava, per un totale di 125 milioni? Messi è lo sportivo più pagato al mondo davanti a Cristiano Ronaldo (109 milioni), a Neymar (105), al pugile messicano Canelo Alvarez (94), al tennista Roger Federer (93,4), ai due giocatori di football americano Russell Wilson (89,5 milioni) e Aaron Rodgers (89,3), al cestista James LeBron (89)? Gattuso avrà un piano. Gli metterà un uomo addosso (Allan, ma Messi gioca sulla propria destra, dall’altra parte del brasiliano) ? Pensa a una "gabbia"? Difficile da "costruire". L’unica raccomandazione sarà di non fargli fallo a pochi metri dall’area perché Lionel sa punire sui calci piazzati, pressoché infallibile. Un giorno Maradona raccontò: "Negli allenamenti con la nazionale, Leo batteva tutti i calci di punizione contro la traversa. Mi chiese di dargli qualche suggerimento per migliorare". Contro il Barcellona, il Napoli ha una sola arma, la velocità. Ma riuscirà ad avere un’alta intensità per tutta la partita? Gattuso tornerà al 4-5-1 che ha fruttato la vittoria sull’Inter a Milano? Con una squadra chiusa, sarà necessaria una prodezza di Mertens, Fabian Ruiz, Insigne per tenere in vita la qualificazione. Il baricentro basso (difesa e contropiede) darà campo al Barcellona col rischio di subirne il gioco troppo a lungo. Le quote Uefa bancano 3,30 la vittoria del Napoli, 2,15 quella del Barcellona, 3,65 il pareggio. Non sarà Messi l’unico problema del Napoli. Tutto il Barcellona sarà un problema. Non è più la squadra del tiqui-taca. Palleggia meno, verticalizza di più. Costruisce l’azione dal basso, ma spesso il portiere tedesco ter Stegen lancia profondo sulla sinistra del campo. Il palleggio al limite dell’area avversaria prepara l’inserimento fulminante di Messi. Lui al gol ci arriva con una naturalezza disarmante. Non è altrettanto letale il francese Antoine Griezmann.

ASSENZE CATALANE

Il Barcellona è arrivato a Napoli un po’ acciaccato (Suarez, Dembelé e Jordi Alba indisponibili, pesante l’assenza dei due attaccanti), un po’ incasinato per le vicende societarie e non proprio imperforabile in difesa: 29 gol subiti in venticinque partite nella Liga, 13 più del Real Madrid, 7 più del Getafe, 12 più dell’Atletico Madrid. In sette partite della Liga il Barcellona non ha preso gol, in quattro non ha segnato (sui campi dell’Athletic Bilbao, del Granada, del Valencia e, in casa, contro il Real Madrid). In Champions, il Barcellona ha fatto 0-0 a Dortmund e al Camp Nou contro lo Savia Praga. Ha vinto il girone da imbattuto, 14 punti, quattro vittorie e due pareggi, quattro punti avanti al Borussia Dortmund. Anche il Napoli ha chiuso il girone senza sconfitte (tre vittorie, tre pareggi, 12 punti, uno meno del Liverpool, due gol più del Barcellona, identico passivo: quattro reti). Al San Paolo quanto penserà il Barça al confronto di cinque giorni dopo (Real Madrid-Barcellona, domenica 1 marzo) che potrà influenzare il destino finale della Liga? Catalani in testa a 55 punti, Real Madrid dietro a 53. Non ci penserà molto, il cammino in Champions è troppo importante e cinque giorni basteranno per arrivare bene alla sfida di Madrid. Il Barcellona è il campione di Spagna in carica e ha vinto otto volte la Liga negli ultimi undici anni. Ma nell’albo d’oro del campionato spagnolo è il Real che svetta con 33 titoli davanti ai rivali della Catalogna (26). Il Barcellona ha cambiato allenatore il 13 gennaio. Liquidato Ernesto Valverde, 56 anni, dell’Estremadura, una regione interna nel sud-ovest della Spagna, dopo 12 vittorie, 4 pareggi, 3 sconfitte nella Liga. Esonerato dopo essere stato eliminato dalla Supercoppa spagnola, il Barça battuto al Camp Nou dall’Atletico Madrid 2-3 in semifinale. Stava stentando anche in campionato, due pareggi nelle ultime tre partite col Real in fuga.

IL CAMBIO IN PANCHINA

La panchina blaugrana è passata a Quique Setien, 62 anni, di Santander, città della regione cantabrica sul golfo di Biscaglia esposta ai venti umidi dell’Atlantico. Ha firmato un contratto per due anni e mezzo. Ammiratore di Johan Cruyff quando Quique, da giocatore del Racing Santander, affrontò il Barcellona allenato dall’olandese. Setien era un giocatore talentuoso, votato all’offensiva. E così, da allenatore, interpreta il calcio. Ha detto: "Gioco sempre all’attacco. A padel, a scacchi, al calcio. Non so mettermi dietro ad aspettare. Oggi, il mio allenatore di riferimento è Guardiola col suo Barcellona. Mi piace costruire da dietro. Do per scontato che prendo tre, quattro gol per un passaggio sbagliato, ma il beneficio del gioco dal basso è infinitamente maggiore". Con Setien, il Barcellona ha conquistato in Liga cinque vittorie e una volta è stato sconfitto; è stato eliminato ai quarti della Copa del Rey dall’Athletic Bilbao (0-1 sul campo dei baschi il 6 febbraio).

HA BATTUTO GATTUSO

Quique Setien è giunto al Barcellona dopo avere allenato il Las Palmas e il Betis di Siviglia. Proprio col Betis ha già incontrato Gattuso quando Rino era sulla panchina del Milan. Girone di Europa League, il Betis di Setien vinse a San Siro 2-1 (25 ottobre 2018) e pareggiò sul suo campo 1-1 (8 novembre), decisivi i gol di Giovani Lo Celso, l’argentino che gioca oggi nel Tottenham. Il Betis andò avanti, il Milan fu eliminato. Il Barcellona è arrivato col suo carico di assi, una "rosa" che vale 545 milioni di euro. In porta il tedesco ter Stegen (28 anni, 1,87), giunto nel 2014 dal Borussia Moenchengladbach per 15 milioni. Di rincalzo il brasiliano Neto (31 anni, 1,92), già alla Fiorentina e alla Juve, giunto dal Valencia per 26 milioni. In difesa il portoghese Semedo (27 anni, 1,77) giunto nel 2017 dal Benfica per 30 milioni; Gerard Piqué (33 anni, 1,90) dal Manchester United nel 2008 per 4 milioni; il francese Lenglet (25 anni, 1,72) dal 2018 in blaugrana, dal Siviglia per 35 milioni; Sergi Roberto (28 anni, 1,78) dalla cantera del Barcellona; il francese di origini camerunesi Samuel Umtiti (27 anni, 1,82) dal Lione nel 2016 per 25 milioni; lo spagnolo di origini dominicane Junior Firpo (20 anni, 1,82) preso quest’anno dal Betis per 18 milioni. A centrocampo il croato Rakitic (32 anni, 1,84) dal 2014 per 20 milioni dal Siviglia; Sergi Busquets (32 anni, 1,89) dalle giovanili del Barcellona; il brasiliano Arthur (24 anni, 1,72) preso nel 2018 dal Gremio per 30 milioni; l’olandese Frenkie de Jong (23 anni, 1,80) giunto quest’anno dall’Ajax per 75 milioni; il cileno Arturo Vidal (33 anni, 1,80) dal Bayern l’anno scorso per 20 milioni, nella Juventus per quattro anni. In attacco, oltre a Messi, il francese Antoine Griezmann (29 anni, 1,76) giunto in questa stagione dall’Atletico Madrid, il Barça ha pagato la clausola rescissoria di 120 milioni; il danese Braithwaite (28 anni, 1,80) preso a gennaio dal Leganes per 18 milioni; la rivelazione Ansu Fati (18 anni, 1,78, guineano naturalizzato spagnolo) dalle giovanili, giunto nel 2012 dal Siviglia. Non giocheranno stasera, a Napoli, gli attaccanti Luis Suarez, uruguayano, 33 anni, 1,82, al Barcellona dal 2014, giunto dal Liverpool per 90 milioni, e il francese Dembelé, 23 anni, 1,78, padre del Mali e madre della Mauritania, giunto nel 2017 dal Borussia Dortmund per 105 milioni, più il difensore Jordi Alba, 31 anni, 1,70, preso nel 2012 dal Valencia per 14 milioni.

MESSI, DUE GOL AL NAPOLI

Il Napoli ha già incontrato il Barcellona tre volte in amichevole, due con un trofeo in palio. Lionel Messi ha giocato una sola volta contro gli azzurri, il 23 agosto 2011, nel Trofeo Gamper a Barcellona segnando due gol nel 5-0 rifilato dai blaugrana al Napoli di Mazzarri. Alla difesa con De Sanctis, Campagnaro, Paolo Cannavaro e Britos segnarono anche Fabregas, Keita e Pedro. Primo confronto il 25 maggio 1978, amichevole al San Paolo. Era il Napoli di Gianni Di Marzio contro il Barcellona in cui giocava, a 32 anni, Johan Cruyff. Nel Napoli Juliano, Savoldi, Vinazzani che marcò Cruyff, Chiarugi, Moreno Ferrario che segnò di testa, in tuffo, il gol del pareggio (1-1), La Palma, Stanzione. Nel Barça erano assenti i nazionali spagnoli e l’olandese Neeskens impegnati nel Mondiale in Argentina. A Ginevra, 6 agosto 2014, per la Coppa Audi: Napoli-Barcellona 1-0 (Dzemaili). Le amichevoli dell’estate scorsa col Napoli di Ancelotti: Miami, 7 agosto 2019, Napoli-Barcellona 1-2 (autogol Umtiti); AnnArbor, Michigan, 10 agosto 2019, Napoli-Barcellona 0-4. Non c’era Messi.

Mimmo Carratelli