Per tre volte, nel 2018, nel 2019 e poi ancora il 24 gennaio scorso, la Defensoría del Pueblo, struttura che assiste e difende la popolazione rurale, aveva lanciato l’allarme al governo centrale. La situazione, diceva, è insostenibile. Spezzoni delle Farc dissidenti, i paramilitari delle Acg, le bande delle criminalità si scontrano senza sosta. È in corso una guerra che si combatte fino all’ultimo colpo. In ballo c’è il business di sempre: il narcotraffico. E quel territorio che ostinati contadini non vogliono mollare è un corridoio strategico. Da lì passa il fiume di cocaina che dal nord del Perù transita verso il nord, Panama, Guatemala, Messico, diretto negli Usa e in Europa. Gli appelli sono rimasti inascoltati. O meglio: il governo ha spedito sul posto un centinaio di soldati che hanno potuto fare poco o nulla di fronte alle battaglie che divampano a tutte le ore. Così, senza attendere altri soldati che non sarebbero mai arrivati e altre morti, 815 contadini hanno raccattato tutto quello che potevano e sono partiti. Non accadeva dai tempi del conflitto tra guerriglia e Stato. A piedi, sui muli, in vecchie auto e furgoni, bus di montagna, moto e bici. Sono arrivati stravolti, le facce sporche e tristi, impolverati e rassegnati a Ituango, un piccolo centro nell’estremo nord ovest del paese. Una vera deportazione. Volontaria ma obbligata. Hanno trascorso la notte in un a scuola e nella chiesa. Il segretario del governo di Antioquia, Luis Fernando Suárez, ha confermato che l’esodo riguarda sei località. "Abbiamo bisogno di kit di emergenza, alloggi e cibo", ha aggiunto. "Bisogna ricreare le condizioni perché questa gente possa tornare presto nei propri appezzamenti e nelle case". Sarà difficile. Secondo Óscar Zapata, portavoce della Ong Coordinación Colombia, Europa, Stati Uniti, la presenza dei dissidenti del Frente 13 delle Farc, l’espansione dei gruppi paramilitari chiamati Autodefensas gaitanistas (ACG) rischiano di rendere questa situazione permanente. A febbraio 120 ex guerriglieri che hanno accettato l’accordo di pace hanno abbandonato lo spazio loro riservato. Avevano capito che la situazione era diventata impossibile e rischiosa anche per loro. Non sono più tornati. È difficile che chi fugge possa rientrare. "Il rafforzamento di queste strutture armate illegali", spiega un documento della Defensoría del Pueblo, "sono il frutto di un forte aumento economico originato dalle dinamiche transnazionali associate al narcotraffico internazionale". Chi si oppone all’esodo forzato finisce per essere rapito, ucciso, violentato. I territori sono disseminati di mine o trappole su cui si rischia di saltare. Quel corridoio è in mano al narcotraffico. Più a valle, verso la costa, ci sono i porti clandestini da dove partono alcuni dei carichi e arrivano i precursori chimici per trattare la pasta base. Nessuno ha interesse a mollare un business miliardario. Controllare il territorio è vitale. I contadini sono solo un ostacolo che va eliminato. Si ribellano, resistono. Bisogna ucciderli, terrorizzarli. Ci sono riusciti.

di DANIELE MASTROGIACOMO