Dl intercettazioni atto finale. Dopo la fiducia, incassata due giorni fa, dal governo, l'aula di Montecitorio, presente il guardasigilli Bonafede, ha dato il "via libera" definitivo al testo di legge già licenziato, lo scorso 20 febbraio, in Senato. La disciplina, approvata con 246 sì e 169 no (lo scrutinio è avvenuto a voto segreto) entrerà in vigore dal prossimo primo maggio così da dare tempo alle procure di potersi dotare dei nuovi strumenti. E a proposito di novità, tra quelle introdotte, campeggia senz'altro l'estensione della possibilità di poter utilizzare i cosiddetti captatori informatici "trojan" - inseriti nei cellulari e negli altri dispositivi mobili - per i reati contro la pubblica amministrazione, anche se commessi, oltre che dai pubblici ufficiali, dagli incaricati di pubblico servizio (se per reati puniti con la reclusione sopra i 5 anni). Il trojan sarà inoltre utilizzabile pure in un domicilio privato. Il dl ha rimandato ad un decreto del ministro della Giustizia la definizione dei requisiti tecnici dei programmi informatici funzionali alle intercettazioni mediante captatore. Programmi che dovranno avere caratteristiche tali da garantire affidabilità, sicurezza ed efficacia. La norma approvata disciplina inoltre anche una serie di procedure, come la costituzione degli archivi informatici e la regolamentazione degli accessi da parte delle difese, nonché l'impiego delle trascrizioni in altri fascicoli giudiziari. Il decreto ha modificato infine la riforma Orlando del 2017, anche escludendo che il giornalista che pubblica le intercettazioni possa essere incriminato. Non sono mancate, ovviamente, le critiche, piuttosto forti a dire il vero, da parte dell'opposizione. Quelle maggiori sono arrivate da FI che ha parlato di "provvedimento liberticida" mentre tra Lega e 5S sono volante scintille.