Gente d'Italia

Ecco come “l’ospite inatteso” sta sconvolgendo la nostra vita

Il "coronavirus" è l’ospite inatteso che sta scompaginando la nostra vita. L’uomo occidentale, convinto di essere protetto da ogni insidia, grazie all’evoluzione rampantissima della tecnologia, si trova oggi – come ha scritto Stefano Massini – a vedersi ridimensionato in questa umanità semidivina. È bastato un virus, annidato a tradimento nel mercato del pesce di una sconosciuta megalopoli cinese, per costringerci all’improvviso a fare i conti con l’incognita inaspettata, quella che relativizza tutto. Ma anche quella che forse può portarci a riscoprire virtù che avevamo perduto nel rutilante frullatore di una malintesa modernità. Ecco un piccolo ed improbabile alfabeto delle virtù disperse e ora di nuovo a portate di vita perché "spiaggiate" dalla paura del contagio sulla nudità delle nostre esistenze.

ATTESA Non sappiamo più attendere. Tutto è diventato istantaneo, in "tempo reale", come si è cominciato a dire da qualche anno. La parola chiave è: simultaneo. Siamo diventati intolleranti, perché non sappiamo guardare al tempo futuro, perché non sappiamo differire. Nell'attesa si sperimenta il tempo vuoto, che ci spaventa. E invece questi sono i giorni dell’attesa. Di una notizia, di un esame, di un permesso, di un aiuto, di un parente, di un vaccino. Si aspetta nelle case, negli ospedali, nei centri di ricerca.

BUONSENSO "Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune." Così il Manzoni nei Promessi sposi sintetizza l’atteggiamento dei milanesi di fronte agli untori e alla peste. Il senso comune, anche sul "coronavirus", è la percezione distorta, superficiale, approssimativa e quindi in fondo fuorviante, che rischiamo di avere se affidiamo la nostra conoscenza ai social, che spesso sono straordinari moltiplicatori di ignoranza e di paura. Riscoprire il buon senso ad iniziare dal lavarsi correttamente le mani.

CALMA È la virtù più necessaria ma più introvabile in questi giorni di tensione. Pensiamo alla calma e alla cura che i ricercatori di tutti il mondo stanno mettendo alla ricerca del vaccino. La calma di chi deve vedere chiaro e lontano mentre tutto intorno gira vorticosamente secondo i tempi dell’allarme se non dell’isteria collettiva.

DOVERE È la consapevolezza della propria dignità, la compostezza negli atteggiamenti, il senso di responsabilità e della rispondenza ai principi di rettitudine e di moralità. Una virtù che in molti vorrebbero dichiarare passata, vecchia, sconfitta e barbosa. E invece il dovere ci mette alla prova, ci pone di fronte a noi stessi, scuote la nostra natura, la sollecita, la fortifica, la allena alle grandi prove, le fa capire che anche una piccola azione può cambiare il nostro mondo e quello che ci ruota attorno. Ammoniva Aldo Moro che "questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere".

ESSENZIALITÀ Non è semplice essere semplici: lo scriveva Giacomo Leopardi, che scavava senza paraocchi nella profondità dell’animo umano, perché l’uomo è portato per sua natura "all’artifizio e all’affettazione" e in generale "i mezzi più semplici, veri e sicuri, sono gli ultimi che troviamo". Non è, come potrebbe sembrare, un modo per complicarsi la vita. Ma è solo un’idea banalizzata, riduttiva, schematica, della semplicità. Più che una virtù, la consideriamo un cedimento, una resa. Specie nell’era della competizione, del merito, delle competenze, del superare l’altro altrimenti non sei nessuno. E invece la semplicità ha un enorme valore, estetico ed etico.

FRAGILITÀ Ci stiamo riscoprendo fragili, vediamo messe in discussione certezze che credevamo inattaccabili. Ci sentiamo sul filo, in equilibrio precario. Siamo costretti a prendere consapevolezza dei nostri limiti e di quello degli altri. Questo dovrebbe generare in noi un supplemento di generosità e di compassione nei confronti dei nostri simili verso i quali siamo spesso severi, esigenti e inesorabili.

GRATITUDINE È una grande porta d’accesso verso più direzioni. La prima strada che imbocchiamo, varcata la soglia della gratitudine, è quella di uscire dall’Io, dal nostro narcisismo, da un istinto naturale all’autosufficienza e alla supponenza, per avvicinarci all’altro. Il nostro io cii impedisce di riconoscere la verità, che abbiamo ricevuto qualcosa non tanto per i nostri meriti ma per la benevolenza e l’aiuto di altri. Ai quali andrebbe almeno un grazie. E non un ostico e orgoglioso silenzio, rimozione evidente di una piccola cosa che consideriamo troppo scomoda. Al punto da doverla negare.

INATTESO "La vita riesce a trovarci anche quando nessuno sa più dove siamo, neanche noi. Per quanto lontani ci troviamo, essa si apre sempre un varco fino a noi. Per quanto grande sia la nostra volontà di evitarla, di fuggirla, rifugiandoci in un lavoro, in un impegno, in qualcosa di assorbente, essa arriva comunque e si prende gioco di noi, della ingenuità dei nostri progetti, della sapienza dei nostri calendari". Sono parole del poeta e scrittore francese Christian Bobin che faremmo bene a riscoprire in questi giorni in cui siamo alle prese con un ospite inatteso, che ci sta portando in una terra straniera.

LENTEZZA Sembriamo programmati per la velocità. Viviamo in un mondo che ha sempre fretta, dove il tempo sembra via via contrarsi: continuamente connessi, chiamati a rispondere in tempi brevi a e-mail, tweet e sms, iper-sollecitati dalle immagini, in una frenesia visiva e cognitiva dai tratti patologici. La paura del contagio ci ha ridimensionato, ci costringe a fermarci, a non partire, ad aspettare, a frenare. E’ il doloroso elogio della lentezza.

MITEZZA È il contrario dell'arroganza, della protervia, della prepotenza. Non vuole imporre il proprio dominio, non ama la competizione, non schiaccia l'altro, rispetta tutti per come sono. Il sociologo Giuseppe De Rita l’ha rilanciata come virtù politica, invocando un governo dei miti, dei non cattivi, dei non aggressivi, di coloro che non sono soggiogati dall'istinto di mordere, di diffamare, di zittire, di umiliare e fare fuori l'avversario politico. Un sogno, forse un’utopia ma l'idea aiuta a capire la necessità di rovesciare o correggere radicalmente il costume, lo stile della contrapposizione e della comunicazione politica in Italia.

NASCONDIMENTO "Lathe biosas," suggeriva il filosofo Epicuro. Vale a dire "vivi nascosto". Il filosofo non invitava a nascondersi dalla legge o a rinnegare i propri doveri, piuttosto, indicava nel rifiuto dei troppi impegni e degli affanni umani la chiave per trovare se non la felicità quanto meno la serenità. Abbiamo perso anche la capacità di riservarci delle uscite di sicurezza dalla frenesia della vita, di costruire delle oasi in cui fermarci per farci raggiungere dalla nostra anima.

ORDINE Senza che ce ne accorgiamo, la vita si disordina, si frammenta, si logora. Occorre rimettere in ordine i pezzetti del nostro tempo, del nostro corpo, del nostro cuore. Eventi come quelli che stiamo vivendo possono aiutarci a cercare il bandolo della matassa che il destino ci pone nel presente, nella trama intricata dei doveri da affrontare, delle prove da superare, delle speranze da coltivare. Mettere ordine, inoltre, significa porsi in ascolto delle voci di dentro che possono aiutarci a mettere nella giusta prospettiva i bisogni e i desideri, gli affetti e le relazioni.

PAZIENZA Stiamo esaurendo le ultime e piccole dosi di cui disponiamo. È considerata una virtù anacronistica, una perdita di tempo, un comportamento improduttivo e segno di svogliatezza e noncuranza. L’impazienza unita a rabbia e arroganza, viene scambiata per un segno di forza e determinazione di carattere. Eppure tutta la vicenda umana - ha scritto Gabriella Caramore - è un lento esercizio di pazienza, come quello dell'uomo per costruire, del bambino per crescere, degli amanti per incontrarsi, dei vecchi per morire, della natura per dare frutto, della parola per prendere forma.

QUIETE Il solo pronunciare questa parola può apparire una bestemmia. Eppure proprio giorni potrebbero essere l'occasione per "schiarirsi" la mente, liberandola da tante sterpaglie, sciogliendone i luoghi comuni, perdendo le banalità e le distrazioni, ritrovando la meditazione sui temi radicali della vita. Essere soli per far rinascere quell'attenzione nemica della superficialità.

RICERCA Ci stiamo affidando alla ricerca scientifica perché possa creare il vaccino contro il "coronavirus", ma non dobbiamo dimenticare che la ricerca è il sale della vita. E’ la curiosità che spinge un bambino a scoprire il mondo che lo circonda, alle volte anche facendosi male o venendo deriso. È il dono della fantasia che permette a uno scrittore o a un musicista di comporre. È la molla che ha spinto gli esploratori del passato a rischiare la vita partendo per mari lontani: la voglia di conoscere e scoprire.

SILENZIO È una dimensione in cui possiamo riordinare i pensieri scossi dalla frenesia della quotidianità, trovare pace dopo aver subito delusioni o prevaricazioni. Ma dove possiamo anche vivere l’angoscia dell’attesa, l’inquietudine dell’ignoto, lo spettro della solitudine. Il silenzio dei vili può coprire nefandezze e sopraffazioni, ma il silenzio dei forti può essere un gesto di estremo coraggio. In un mondo che procede febbrile, snervante e caotico, sempre più spesso il silenzio sa esprimere meglio delle parole le passioni umane. inseguirne il fragile, utopico incantesimo è oggi il modo migliore per prenderci cura di noi stessi.

TEMPO La crisi spirituale contemporanea riguarda essenzialmente il tempo, sicché più che di tempo di crisi dovremmo parlare di crisi del tempo, di un rapporto con il tempo che, nella nostra ipermodernità, si nutre di accelerazione, atomizzazione, produttività. Solo con il coraggio di soffermarci sulle cose possiamo scoprirne la durata, possiamo legare esterno e interno, solo pensando e dando tempo al pensare e al riflettere possiamo fare unità tra passato e presente. Solo con un atteggiamento ascetico verso il mondo e le cose queste possono consegnarci la loro bellezza.

UMILTÀ La nostra cultura, sempre più modellata sui valori aziendali, non riesce a vedere la bellezza e il valore dell’umiltà, che così viene umiliata. Per fare carriera ed essere valorizzati occorre dare sfoggia dei propri meriti, mostrare mentalità e atteggiamento "vincenti", essere più ambiziosi degli altri colleghi-concorrenti. Il nostro non è un tempo umile. Le generazioni passate e quelle che stanno tramontando, conoscevano e riconoscevano molto bene l’umiltà. Avevano imparato a scoprirla nascosta nella terra, facendo l’esperienza del limite che fa veramente solo chi conosce la terra con le mani. È toccando i mattoni, il legno, gli attrezzi duri del lavoro, i panni poveri, il poco cibo, le macchine nelle fabbriche e nelle officine, che ci si scopriva terra, e dialogando con essa si apprendevano i mestieri e il mestiere del vivere.

VICINANZA ll nostro mondo occidentale sta diventando sempre più individualista, segnato da divisioni profonde che producono ostilità preconcette e tragiche ingiustizie. Proporre un'etica che si china sul volto del prossimo rigenera l'umano. "Noi" e "gli altri", specie se carenti di vita, siamo persone in relazione sulla stessa barca. In un tempo segnato dall’inaridimento dell’essere e da un susseguirsi di eventi sempre più incalzanti, si ripropone l’esigenza di riscoprire gli altri, il nostro prossimo.

ZELO Nel tempo della superficialità e dell’indifferenza è necessario riscoprire questa virtù che all’inerzia e alla comodità. C’è ancora chi svolge con scrupolo un compito o un'attività, chi compie con coscienza e sollecitudine il proprio dovere. In questo scenario doloroso, stiamo ammirando il lavoro prezioso e puntuale di medici, infermieri, uomini della protezione civile, i vigili del fuoco, i volontari. Si stanno distinguendo per l’impegno, l’attenzione alle persone in difficoltà con una preparazione professionale ed umana che merita di essere sottolineata e che ci fa riflettere su quanto importante sia svolgere il proprio lavoro con correttezza.

VALENTINO LOSTO

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