Almeno per alcuni giorni, l’emergenza Coronavirus ha in una certa misura "congelato" la politica italiana. Messe da parte le polemiche sulla giustizia e le mosse in vista delle regionali, maggioranza e opposizione sono sembrate marciare uniti per contrastare la diffusione del virus COVID-19. La tregua è durata poco (Salvini ha già riaperto le ostilità, questa volta accusando il Governo Conte di inadeguatezza nella gestione della crisi) ma sembra avere "congelato" anche gli spostamenti di opinione degli elettori italiani. È quanto emerge dai sondaggi della settimana, che – salvo poche eccezioni – fa registrare oscillazioni decisamente poco significative per quasi tutti i partiti. La Lega resta il primo partito sopra il 30%, anche se il dato odierno (30,3%) è il più basso registrato da novembre 2018. Sembra essersi arrestato il calo del Movimento 5 Stelle, che rimane sopra il 14% mentre – ed ecco l’eccezione – continua a salire Fratelli d’Italia, in crescita dello 0,7% su base quindicinale. Anche in questo caso, però, va rilevato come il dato di FDI sia identico a quello della scorsa settimana, per cui il "congelamento" delle tendenze potrebbe in realtà riguardare anche il partito di Giorgia Meloni. Così come il dato delle singole liste, anche il dato delle aree politiche non mostra variazioni rilevanti rispetto alle ultime settimane. Confrontando la situazione odierna con quella di alcuni momenti chiave della legislatura in corso, infatti, si nota come l’area di centrodestra sia a tutt’oggi intorno ai suoi valori massimi (di poco inferiori al 50%). Il Movimento 5 Stelle, dopo aver "donato il sangue" a beneficio della Lega tra le Politiche 2018 e le Europee 2019, negli ultimi mesi sembra aver contribuito molto alla crescita dei suoi nuovi partner di governo, ossia quell’area di centrosinistra che meno di due anni fa si era fermata poco sopra il 20% e oggi torna a lambire la soglia del 30%. Ma, come si è detto, l’argomento di gran lunga più importante di questi giorni, di cui anche la politica è costretta ad occuparsi a tempo pieno, è l’emergenza Coronavirus. Sul tema, come già avvenuto qualche settimana fa in occasione delle prime avvisaglie del fenomeno, diversi istituti di sondaggio hanno effettuato indagini per capire quale sia l’atteggiamento degli italiani. Di sicuro il sentimento prevalente è la preoccupazione: secondo un sondaggio Euromedia del 21 febbraio scorso (quindi nell’imminenza della "esplosione" del contagio in Italia) il 73,2% degli italiani si dichiara "molto o abbastanza preoccupato", in aumento di circa 15 punti rispetto alla settimana precedente. Interessante, secondo questa indagine, è la ripartizione territoriale: il numero di preoccupati non varia tra le diverse zone del Paese, ma resta sopra il 70 (con punte del 76% nelle isole) in tutte le macro-aree. Anche il più recente sondaggio Ixè (26 febbraio) fotografa una quota simile (74%) di italiani preoccupati per la situazione, anche se soltanto il 16% dichiara di esserlo "seriamente". Se la preoccupazione è alta, che dire della risposta delle autorità nazionali? Alcune settimane fa, quando il governo era già intervenuto bloccando i voli provenienti dalla Cina, si era registrata un’ampia condivisione sull’operato dell’esecutivo in materia. Oggi continua ad esserci un sostegno maggioritario alle azioni intraprese dalle istituzioni nazionali, ma il margine – come prevedibile, visto l’ampliarsi del contagio nel nostro Paese e le polemiche tra i diversi livelli di governo e le forze politiche – si è decisamente ridotto. Così, se per Euromedia il 52,4% si dichiara soddisfatto dell’azione del Governo rispetto all’emergenza Coronavirus, il sondaggio di EMG del 26 febbraio fotografa un’opinione pubblica spaccata quasi esattamente a metà: il 42% ritiene "adeguate ed efficaci" le misure adottate, mentre il 41% pensa il contrario. Una misura in particolare, però, sembra incontrare un consenso molto più vasto: si tratta delle restrizioni adottate nelle regioni del Nord (chiusura scuole e università, stop a manifestazioni pubbliche, etc): secondo Ixè, il 78% degli italiani approva queste restrizioni, condivise anche (76%) da chi risiede proprio nelle regioni settentrionali; lo stesso istituto, però, segnala anche una diminuzione degli italiani che definiscono "adeguata" la risposta sanitaria italiana al nuovo virus: se questi il 4 febbraio erano l’85%, tre settimane dopo sarebbero diventati il 73%, con un aumento non irrilevante (dal 10 al 25 per cento) di chi invece la definisce "inadeguata". Fin qui il giudizio sulle misure istituzionali. Ma quali sono le opinioni sul comportamento degli attori politici nel loro complesso? Cominciamo innanzitutto col dire che la stragrande maggioranza degli italiani (oltre l’80% secondo l’istituto EMG) ritiene che di fronte all’emergenza le forze politiche debbano far fronte comune sospendendo le consuete ostilità. Un orientamento piuttosto trasversale agli elettorati, anche se va sottolineato come tra gli elettori della Lega la quota di chi pensa che il confronto politico non debba interrompersi è più alta (30%) della media. Proprio il leader della Lega Matteo Salvini è quello che – anche in questi ultimi giorni – ha maggiormente polemizzato contro l’esecutivo, accusandolo di inadeguatezza e arrivando persino a sostenere l’ipotesi di un governo di unità nazionale "a tempo determinato" per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e poi andare ad elezioni anticipate in autunno. Ma già nelle scorse settimane Salvini aveva provato a cavalcare il tema sanitario per rilanciare le sue battaglie anti immigrazione: una linea che sembra però avere diviso gli italiani, se è vero che, come emerge da un sondaggio di Eumetra di pochi giorni fa (24 febbraio), il 45% degli elettori ritiene che Salvini abbia "speculato" sul Coronavirus, mentre il 44% la pensa diversamente. Sotto osservazione però, oltre ai politici, ci sono anche i media: in che modo hanno raccontato questa crisi? Su questo le risposte possibili sono diverse, a seconda della domanda che si pone. Sembra che gli italiani siano soddisfatti delle informazioni ricevute (il 65% degli intervistati da Ixè le giudica "adeguate", mentre il 62% del campione interpellato da EMG si ritiene sufficientemente informato), ma allo stesso tempo vi è una percezione diffusa che nel nostro Paese vi sia troppo allarmismo (la pensa così il 47% degli italiani secondo Ixè) e che le paura per il Coronavirus sia eccessiva (come affermato dal 51% degli intervistati da EMG).