Gentile Direttore, questa mattina sfogliando il quotidiano che Lei dirige, ho trovato una lettera firmata dal Segretario dell’Associazione Calabrese Sig. Fabrizio D’Alessandro, in cui in più di una opportunità fa riferimento alla mia persona. Mi creda che quanto esposto da questo ragazzo non mi toglie il sonno, anzi, mi ha fatto piacere perché conferma alcune delle mie teorie sullo stato della nostra collettivitá, sul rapporto di alcuni dei nuovi esponenti dell’italianità in questo paese con le nostre istituzioni, sul deterioro che le stesse ne soffrono: nella struttura, nella vita democratica e nel rapporto tra i soci e dei soci con i Consigli Direttivi. È per queste mie preoccupazioni che saluto e mi complimento con le feste associative. Credo che un lavoro collettivo porti sempre risultati positivi e crescita tra i partecipanti. Ognuna delle nostre associazioni porta con sé un pezzo della storia e della cultura italiana e fare conoscere l’insieme dei pezzi non è altro che fare conoscere l’Italia in Uruguay. Pertanto benvenute siano tutte le iniziative orientate in questo senso. Guai peró alle autocelebrazioni .Quelle sí fanno danno!!!

Ma andiamo al dunque. Questo giovane calabrese, che si dice deluso e amareggiato perché non si aspettava dal Comites un comportamento del genere, non la racconta giusta. Il 19 febbrario u.s. l’Associazione Calabrese ha fatto pervenire all’Assemblea del Comites una lettera, offrendo all’Organismo rappresentativo di tutta la collettivitá, di comprare uno stand per il valore di Euro 300 per poter partecipare della loro iniziativa a pari condizioni con le associazioni a carattere regionale. Ci tengo a sottolineare che giá da alcuni giorni la pubblicitá circolava massicciamente con il sostegno dell’Ambasciata d’Italia e del Consiglio Comunale. Almeno così recitava quanto difuso sulle reti sociali da parte dell’Associazione Calabrese. Lo so perchè io stessa, cinque giorni prima della riunione del Comites, dal programma radio ho promosso questa inizativa, invitando gli italiani e la societá uruguaiana a parteciparne.

Fabrizio dice che il Comites é stato assente venendo meno a una delle sue funzioni principali. L’articolo 2 della legge 286 nel comma 1 recita: "A tale fine ciascun Comitato promuove, in collaborazione con l’autorità consolare, con le regioni e con le autonomie locali, nonché con enti, associazioni e comitati operanti nell’ambito della circoscrizione consolare, opportune iniziative nelle materie attinenti alla vita sociale e culturale, con particolare riguardo alla partecipazione dei giovani, alle pari opportunità, all’assistenza sociale e scolastica, alla formazione professionale, al settore ricreativo, allo sport e al tempo libero della comunità italiana residente nella circoscrizione. Ciascun Comitato opera per la realizzazione di tali iniziative".

Il Comites non è stato assente per propria volontá perché, in base alla legge, avrebbe dovuto risultare tra i promotori, tra i sostenitori, a par condicio con l’Ambasciata d’Italia e il Consiglio Comunale. Invece l’Associazione Calabrese ha invitato il Comites a comprare uno stand pagando Euro 300 come una qualsiasi Associazione. Con molta correzione il Presidente del Comites ha risposto all’Associazione calabrese, informándola che il Comites nella seduta del 19 novembre u.s. aveva deciso di non partecipare dell’iniziativa perché non contava con un capitolo di spesa che li consentisse di sborsare detta cifra. Evidentemente l’Associazione calabrese non ha voluto capire questo piccolo dettaglio, che non dipende da noi ma bensì dall’uso che per circolare ministeriale il Comites deve fare del suo contributo.

Fabrizio avrebbe potuto informarsi presso la Cancelleria Consolare o più semplicemente leggere, perché parlare bene l’italiano non sempre vuol dire comprenderlo... Dico questo perché l’Associazione Calabrese quando risponde al Presidente del Comites non lo fa per cercare una soluzione insieme e favorire la partecipazione dell’Organismo. Anzi l’única cosa che fa è chiedere che si faccia un uso decoroso della lingua. Mi rattrista questo modo di rapportarsi: arrogante, aggressivo e offensivo nei confronti di chi non la pensa come lui. Andiamo allo specifico sulla mia persona. Affermare che la decisione di non partecipare è stata presa con l’unico intervento della sottoscritta e il silenzio degli altri consiglieri. Sostenere che non è stato votato e che la scelta è stata antidemocratica è poco serio oltre a dimostrare da parte di questa persona una mancanza di rispetto istituzionale e personale verso tutti i consiglieri.

Tra l’altro c’è un piccolo dettaglio su queste affermazioni che dice Fabrizio si sono successe nella seduta del Comites. Per primo lui non era presente e secondo il verbale di detta riunione non è stato ancora pubblicato. Ora le opzioni sono due o questo ragazzo ha molta immaginazione o chi lo ha informato lo ha fatto in malafede cercando effetti negativi sul Comites. Quando dice che la decisione è stata presa dalla sottoscritta e tutto il resto ha taciuto offende non solo l’Istituzione ma anche i singoli consiglieri. Una ultima riflessione: Parlare bene l’italiano deve essere sempre un nostro obiettivo ma dirigere non è solo quello. Bisogna conoscere le leggi, l’applicazione delle stesse e soprattutto conoscere il collettivo che si vuol rappresentare. Le singole necessità e gli obiettivi comuni. Le conquiste non sono cadute dal cielo. Sono state il frutto di un lavoro di formica, di un lavoro collettivo, di accumulazione. È partito da quella prima, grande generazione di emigranti che hanno lottato per i diritti di tutti gli italiani all’estero. E lei sarà senz’altro d’accordo con me.

La maggior parte non parlava l’italiano. Parlavano i dialetti e l’italgnolo. Ma ne avevano molta passione, un gran cuore e disinteresse personale. Ultimamente quando alcuni di questi rappresentanti parlano delle iniziative importanti della collettività sviluppano sempre di più una tendenza autoreferenziale e limitata alla loro vita. Non accettano che la storia la scriviamo tutti e che la memoria è collettiva e che la dobbiamo tutelare e proteggere perché è importante per la sopravvivenza e la continuità dell’italianità in questo paese. Grazie Direttore per questo sfogo che pretende semplicemente mettere sul tavolo alcuni elementi di riflessioni e aprire una sfida: Facciamo tutti insieme una diagnosi della nostra collettività e lavoriamo tutti insieme per costruire una miglior e maggior presenza in questo paese. Grazie e tanti cordiali saluti.

Filomena Narducci