Quante generazioni sono passate da Playboy? Se si pensa che l'iconico magazine è nato nel 1953 si fa presto a fare i conti. Un arco di tempo di quasi 67 anni e alla luce del sole, o un po' meno, alzi la mano dicendo la verità, tutta la verità, chi in questi decenni non l'ha mai sfogliato, almeno una volta. I ragazzi che ritrovavano la gioia di vivere del secondo dopoguerra, quelli del boom economico degli anni Sessanta, poi ancora i rivoluzionari del decennio successivo e via di seguito, certo meno in questo terzo Millennio perchè poi con lo scoppio dell'era del computer anche Playboy ha perso il suo appeal.

Ma mai la potenza e la forza di quel nome, divenuto famoso in tutto il mondo. E adesso 67 anni dopo la prima uscita, era il 1953 e in copertina c'era Marylin Monroe, l'annuncio: "La settimana scorsa quando la distruzione portata dalla pandemia del Coronavirus nella produzione di contenuti e nella catena di approvvigionamento è diventata sempre più chiara - il comunicato di Ben Kohn, il CEO di Playboy - siamo stati costretti ad accelerare una conversazione che avevamo avuto internamente e abbiamo deciso che il nostro numero di primavera, questa settimana nelle edicole e in versione digitale da scaricare, sarà l'ultima per quest'anno negli Stati Uniti".

Non più in cartaceo, ma la società prevede di continuare con contenuti di un programma editoriale digitale con la speranza di riprendere le pubblicazione stampate in una edizione speciale per il 2021. "La stampa è come Playoboy ha cominciato - ha aggiunto - e farà sempre parte di ciò che siamo. Negli ultimi 66 anni siamo diventati più di un magazine. E a volte devi lasciare andare il passato per far spazio al futuro". Una spiegazione che appare quasi come un addio, ma solo per quelle pagine patinate che dal 1953 hanno accompagnato il pubblico maschile, in ogni parte del mondo si può dire. "Nonostante l'edizione cartacea per ora abbia chiuso - ha continuato ancora Kohn - il marchio Playboy ha più successo che mai, guidando una spesa di oltre 3 miliardi di dollari annuale, da parte dei nostri consumatori, in tutto il globo".

Ma non c'è dubbio, che, almeno per quello che riguarda il Playboy che ha fatto la storia, quello delle edicole, si stia arrivando, o forse si è già giunti, alla parola fine. Infatti la società editrice aveva già pensato di interrompere le pubblicazioni molto prima dell'arrivo del Coronavirus, per colpa di internet che offriva, e continua a farlo, materiale gratuito a quello che era il popolo di Playboy. Per questo già nel 2017 si era passati dal mensile al bimestrale e poi trimestrale nel 2019. Ma i successi di Playboy rimarranno scritti nella storia della nostra società: dal 1953, creato da Hugh Hefner, dopo la presenza in copertina di Marylin Monroe, sulle sue pagine sono passate Madonna e Naomi Campbell, poi Cindy Crawford e Pamela Anderson, Kim Kardashian e Carmen Electra. E sono solo alcuni delle centinaia di nomi famosi apparsi su una pubblicazione che, al suo apice, negli anni Settanta, aveva una diffusione di oltre 7 milioni copie.

Poi la celeberrima Playboy Mansion, al 10236 di Charing Cross Rd a Los Angeles, non lontana da Beverly Hills, dove Hefner visse dal 1974 fino alla sua morte, avvenuta nel 2017. Costruita nel 1927, e oggi di proprietà di Daren Metropoulos, figlio del miliardario Dean, per anni ha visto passare party, celebrities e conigliette. Una Mansion acquistata per 1,1 milioni di dollari che nel 2011 fu valutata $54 milioni per poi essere venduta nel 2016 per 100 milioni di dollari, dopo che il prezzo iniziale sul mercato era stato di $200 milioni... Una villa con 29 stanze, cantina per il vino, la cascata per la piscina, palestra, campi da basket e da tennis.

Ma i party... Quelli sì che sono stati epocali. Le Playmates, i film che lì sono stati girati, a cominciare dalla serie 'The Girls Next Doors, meglio conosciuta come 'The Girls of the Playboy Mansion' (creata con una co-produzione proprio da Hugh Hefner) ma non tutto era sesso e divertimento. E lo hanno rivelato ex conigliette, raccontando particolari della vita all'interno della Mansion e sebbene 'Hef' tenesse dalle 3 alle 15 'bunnies', manteneva un posto speciale nel suo cuore, nella sua camera da letto e nel suo palazzo, per una unica fortunata coniglietta. Era geloso, di tutte, ma non le trattava certo nel migliore dei modi: Izabella St. James, ex bunny, ha raccontato che le condizioni di vita nella Mansion erano semplicemente atroci. I materassi, solo per fare un esempio, "erano disgustosi, vecchi e macchiati". Ma questo si è saputo solo dopo.

di ROBERTO ZANNI