Trenta giorni dopo. È passato un mese, ma sembra un anno. Forse più, un decennio, mezzo secolo, un secolo. Un mese e giorni dalla registrazione del primo paziente positivo al coronavirus a Codogno, 21 febbraio la data: l’Italia ha cambiato volto, non è più lei, quella di una volta. Il Paese che era fino al trenta gennaio. Le percezioni rilevate da Kratesis di Swg intanto dicono questo, e la cosa deve preoccupare, se non addirittura allarmare: il 71% degli italiani avverte il rischio di perdere il lavoro; di questi il 44% considera la minaccia della disoccupazione e il 27% la giudica molto probabile. L’Italia, in pratica, è rimasta tagliata fuori dal resto del mondo. Ristoranti, bar e negozi sono chiusi; treni, auto e industria viaggiano a scartamento ridottissimo; quasi tutte le compagnie aeree non arrivano più in Italia. L’ultima rotta intercontinentale che sopravvive – a parte le sette di Alitalia – è quella con Addis Abeba della Ethiopian Airlines. Sessanta milioni di italiani costretti a rimanere chiusi in casa stanno riscrivendo abitudini e bioritmi. Cambiano i consumi. Tv e Internet celebrano il loro boom. Precipita in basso l’elettricità. Gli aerei sono ridotti dell’80%. La nuova normalità è caratterizzata dallo share del rosario su Tv2000, quattro milioni e duecentomila spettatori con uno share del 13%. Un chiaro segno della sospensione delle funzioni religiose nelle chiese. Lo streaming video nel fine settimana è in sensibile costante aumento, +75%. Quattordici i treni dell’Alta Velocità viaggiano attualmente ogni giorno; prima erano duecento. I voli da Malpensa si riducono giorno dopo giorno, sedici giovedì scorso. In un giorno normale erano settecento. Il Paese ha smarrito la propria identità, causa coronavirus. L’Italia chiusa in casa, in quarantena forzata, tra paura e primi segnali di stress domestico. Il 95% degli alberghi è chiuso dall’inizio della crisi. Hotel e ristorazione i settori più colpiti. È calato il prezzo del rifornimento carburante. Crollano slot machine e scommesse in genere, il giro d’affari è sceso del 70%, a causa della chiusura dei bar e dei punti gioco decisa dal Governo. Dimenticati abbracci e strette di mano, i collegamenti con il mondo esterno vengono tenuti via telefono e pc. I numeri a dimostrarlo: il traffico sulla rete fissa è aumentato del 90%; quella mobile è cresciuto del 30%. La fotografia più fedele dell’Italia bloccata è rappresentata dal traffico all’aeroporto di Fiumicino, -80%. Onda verde e Isoradio sono praticamente un lusso, in considerazione del calo del traffico sulle autostrade nella settimana al 15 marzo: -56% con un -35% di veicoli pesanti e -70% di auto private. A Milano, sui mezzi pubblici, va moto peggio, il crollo è del 70%. Il turismo è tornato all’anno zero. L’impossibilità di muoversi provoca ingenti danni. Un autentico tsunami, da Venezia a Taormina, da Roma a Milano, Firenze e Napoli: il 95% degli alberghi ha chiuso. E, allo stato delle cose, salvo miracoli clamorosi oggi non ipotizzabili, la stagione 2020 è finita a buone donne. Palese anche l’effetto collaterale causato dallo stop da parte dell’Industria: in frenata i consumi elettrici. Laddove la serrata di cinema, teatri e ristoranti rilancia alla grandissima la televisione. Gli spettatori delle reti generaliste sono aumentati del 30%. E i segnali sono tutti in salita. Il conto dell’emergenza in questa Italia obbligata alla quarantena nazionale potrebbe rivelarsi parecchio salato. Un disastro l’ultimo mese per l’economia e la finanza. La Borsa ha perso il 37%, bruciando 215 miliardi. Il termometro dello stato di salute dello Stato, lo spread, è volato da 135 a 200 punti, dopo aver scavallato oltre i 300 prima dell’arrivo della Bce. Il futuro del Pil è divenuta materia da astrologi più che da economisti. Le stime sono molto variegate. Anzi svariate: il Fondo monetario ufficiale ha rivisto recentemente la crescita dell’Italia dal +0,5 di inizio anno al -0.6 calcolato. Le previsioni sul primo semestre parlano di una conclusione drammatica: -8%. Più clemente Goldman Sachs, che vede un brutto complessivo del -3,4% per tutto il 2020. La certezza è sola una, comunque la giri, in Italia sarà recessione. A fronte di un’unica, per il momento solitaria considerazione: la gelata dell’industria e qualche giorno di maestrale hanno ripulito i cieli sopra la Pianura Padana. Vista da satelliti, l’Italia prima del Coronavirus presentava una fitta coltre di smog che copriva tutto, dal Monviso ai piedi del Carso. Oggi i tassi di inquinamento del Nord Italia sono a livelli dei boschi neozelandesi. A Milano, negli ultimi giorni, il tasso delle polveri sottili Pm10 è rimasto sempre al disotto della soglia d’allarme di 50 mg. a metro cubo. E buone notizie – le uniche in un desolante panorama – arrivano dalla spazzatura. Nonostante si mangi di più a casa, a Milano la raccolta domiciliare dei rifiuti è calata nell’ultima settimana del 15% rispetto alla media del 2019. Il risvolto positivo induce a pensare che, in questa drammatica vicenda, forse stiamo imparando a consumare e sprecare meno. Almeno questo, ma non è il caso di parlare di grande successo con questi chiari di luna.

FRANCO ESPOSITO