Ancor prima dell’emergenza del coronavirus, l’Uruguay ha sofferto una crisi agricola dovuta alla siccità e i cui effetti continuano a farsi sentire ancora oggi. L’11 marzo il Ministerio de Ganadería, Agricultura y Pesca ha dichiarato l’emergenza agricola per diversi dipartimenti del paese: Montevideo, Canelones, Lavalleja, San José e Maldonado. A questi si sono poi aggiunti Rocha, Florida e Colonia che hanno fatto salire a 3 milioni di ettari le aree interessate al problema che rappresentano quasi la metà del territorio nazionale.

Questo numero però è solo indicativo: secondo i calcoli ufficiali gli effetti sul livello di produzione si sentiranno su un’area di oltre 6 milioni di ettari. A questa situazione si è aggiunta poi l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del coronavirus in Uruguay: con l’inizio delle misure preventive in contrasto alla diffusione del virus i prezzi della frutta e della verdura sono cresciuti vertiginosamente ma -precisano i produttori- ciò si deve più alla siccità dei mesi scorsi che alla nuova emergenza sanitaria.

La tesi è stata confermata anche dall’Área de Defensa del Consumidor, un organismo presente all’interno della Dirección General del Comercio del Ministerio de Economía y Finanzas. Secondo questo organismo l’aumento dei prezzi sarebbe dovuto al raccolto o alla poca produzione che ha provocato un’offerta minore in determinati prodotti.

Produttori italiani

 

Gli agricoltori italiani del dipartimento di Canelones confermano una realtà problematica dovuta alla siccità che si trascina ormai da diversi mesi. "La siccità si è fatta sentire a partire dai mesi di novembre e dicembre e ciò ha influito nel raccolto tra febbraio e marzo" spiega Adriana Mazzariello, seconda generazione di una famiglia avellinese presente nella zona di zona di Melilla. Le condizioni climatiche hanno quindi "influito sul prodotto finale tanto nella quantità come nella qualità".

A essere colpite sono state soprattutto le pere e in misure minore anche le mele che "possono comunque essere conservate nelle celle frigorifere". La qualità riguarda specialmente una questione di dimensioni: "La frutta è stata in genere molto più piccola rispetto allo scorso anno e questo purtroppo influisce anche sulle scelte del consumatore. Molta gente va alla ricerca del frutto perfetto come se noi fossimo una fabbrica. In ogni caso bisognerà attendere il mese di maggio per capire come evolverà la situazione". Un’esperienza molto simile è quella di Domenico Calandrello, produttore beneventano residente nella zona di Progreso, che appare ancora più preoccupato: "Come tutti anche noi soffriamo la siccità che ha influito sulla qualità e le dimensioni della frutta, nel nostro caso mele, pere e pesche ma anche negli ortaggi. Il problema continua ancora oggi, c’è poca acqua nei pozzi e non basta neanche per gli animali".

Sulle dimensioni della frutta cita due esempi, la mela e la pera: "Lo scorso anno raccoglievamo una mela dal peso di circa 150 grammi. Adesso invece le abbiamo solo tra i 70 e gli 80 grammi. Per quanto riguarda la pera lo scorso anno la produzione era stata di circa 80 tonnellate, quest’anno solo 20". "Il livello di produzione è rimasto intatto" racconta Muzio Giudice, agricoltore della provincia di Salerno residente a Los Cerrillos che, in linea con gli altri intervistati, segnala problemi nella qualità e nelle dimensioni dei prodotti: "La siccità quest’anno è stata molto grave e questo ci ha causato difficoltà nella vendita, nel nostro caso mele e pesche. Siamo riusciti a vendere perché c’era poca offerta in piazza ma l’annata non è stata entusiasmante".

Giudice teme che la situazione possa ulteriormente precipitare a causa di questa crisi economica provocata dal coronavirus che "potrebbe far diminuire i consumi". Tra siccità e coronavirus l’agricoltura in Uruguay adesso è davvero a rischio.

Matteo Forciniti