È d’uopo poter precisare che uno studio della Universidad de la República e dell’Institut Pasteur rivela che la diffusione del Coronavirus in Uruguay non è partita dall’Italia. Il documento a firma di Gregorio Iraola, Pilar Moreno e Gonzalo Moratorio spiega che il virus già circolava in Sud-America da fine febbraio, ovvero due settimane prima dell’annuncio dei prima 4 casi che risalgono al 13 marzo.

Secondo lo studio, il virus riscontrato in Uruguay avrebbe dei ceppi con "caratteristiche molto" simili individuati in Spagna (principalmente), in Australia e in Canada. Insomma, il viaggio del Coronavirus sarebbe iniziato dalla Cina, proseguito in Spagna e poi arrivato proprio qui da noi. Ma è bene specificare che i primi pazienti infettati non necessariamente sono arrivati a Montevideo dai questi tre Paesi: il contagio potrebbe essere avvenuto, per esempio, negli aeroporti o in altre nazioni ancora. Fatta questa digressione, è bene fare il punto della situazione sui Paesi dell’America Latina.

Che numeri ci sono? Certo, non ci sono le cifre italiane o europee, ma a oggi si stima che i morti siano quasi 4mila (3.904 per la precisione). Ma è pur vero che qui, in Sud-America, il picco non è ancora arrivato. Partiamo proprio dall’Uruguay, dove si sono registrati 502 contagi e 9 morti. La speranza è che almeno la decisione di chiudere le scuole e la chiusura delle frontiere possa essere utile al fine della lotta al virus. Il Brasile comunque è uno dei paesi più colpiti in America Latina: secondo il portale di notizie ‘Uol’, la metà delle sepolture a San Paolo riguarda persone decedute a causa del Covid-19.

San Paolo è la città più colpita dalla pandemia in Brasile, dove finora si contano 1.924 decessi nei 27 Stati federati, con 188 avvenuti nelle ultime 24 ore. Più di 30mila i casi confermati. In Argentina i decessi confermati per Coronavirus sono 122 con più di 2.600 casi confermati. Il governo ha deciso per una serrata generale almeno fino al 26 aprile. Le autorità sanitarie messicane hanno riferito di 6.297 casi confermati di COVID-19 con 486 morti, dopo 450 nuove infezioni e 37 morti nell'ultimo giorno. Da ricordare che in Messico non ci sono particolari restrizioni.

L'ultimo rapporto del Ministero della Sanità colombiano rilasciato due giorni fa ha confermato 128 nuovi casi, altre 13 persone sono deceduteper un totale di 144 morti, mentre 550 pazienti si sono ripresi. Bogotá continua a essere la città più colpita da COVID-19: 3.233 le persone infette. Il Venezuela ha rilevato nelle ultime ore un totale di 7 casi positivi per un totale di 204 infetti, di cui 111 guariti. Nell'ultimo aggiornamento in Perù ci sono 12.491 contagiati, di cui 169 gravi, 274 sono i morti e 6.120 sono i guariti. In Cile giovedì sono stati segnalati 534 nuovi casi, il che porta il numero a 8.807 persone infette: 11 i decessi registrati, 384 le persone in terapia intensiva. Il Ministro della Salute del Paraguay Julio Mazzoleni ha riferito dell'aumento a 199 di casi confermati: 8 invece le vittime. In Costarica 4 i decessi, con 642 contagi.

In Guatemala si registrato invece 214 casi con 7 morti. 465 contagi e ben 31 morti invece in Bolivia, situazione delicata anche all’interno della Repubblica Dominicana dove si sono registrati già 196 decessi e il contagio di 3.755 persone. Ancora peggiori i dati in Ecuador: secondo il governo sarebbero 6.700 i morti in 2 settimane a Guayas, la provincia più colpita dal virus e ben 18.225 casi. A Panama 103 decessi e 3.751 persone infettate. 862 casi e 27 vittime a Cuba.