L’emergenza del coronavirus sta cambiando radicalmente le nostre abitudini coinvolgendo diverse attività della nostra vita come sta succedendo in una buona parte del mondo. È così anche in Uruguay dove i numeri di casi positivi riscontrati cresce a macchia d’olio tutti i giorni e le misure di semi-quarantena imposte dal governo impongono di riadattarsi.

Nell’esplosione dei corsi on line in questi ultimi giorni l’italiano continua a essere un grande protagonista come raccontano i professori intervistati da Gente d’Italia. Nonostante le difficoltà che riguardano principalmente il pubblico più anziano, il panorama appare prevalentemente positivo cercando di assicurare in qualche modo continuità ai corsi.

Marta Milani, responsabile dell’istituto Clinamen, spiega che la modalità dei corsi on line sta andando avanti da oltre un mese: "Abbiamo cercato di organizzarci con un certo anticipo prima ancora dell’annuncio del governo perché tra i nostri studenti abbiamo diverse persone anziane. Abbiamo fatto tutto in fretta, è stato un lavoraccio ma siamo riusciti a traslocare tutte le attività on line usando solo software liberi. Facciamo le videoconferenze con Jitsi e poi condividiamo i documenti con i servizi di cloud. Si va avanti, resistiamo".

Originaria di Saronno, dal 2014 a Montevideo, Marta racconta che "gli studenti in un primo momento erano apparsi entusiasti di questa soluzione per poter continuare a studiare" ma poi però "si sono riscontrati con la realtà che a volte può essere più dura del previsto. In ogni caso si stanno adattando molto bene".

Rispetto a quella tradizionale, la didattica on line presenta "notevoli differenze" e comporta anche "diverse difficoltà". "Per questo motivo" -osserva- "mi piace pensare che sia soltanto una soluzione temporanea. Questa situazione può essere anche un’occasione per imparare a usare le tecnologie e avere pazienza. Il momento che stiamo vivendo ce lo richiede. Allo stesso tempo io credo che ci può far bene dato che chiusi in casa e in isolamento abbiamo il disperato bisogno di distrarci un po’. L’italiano quindi può essere un’ottima compagnia in questi giorni".

Nelle parole di Desirée Conti del centro culturale Vissi d’Arte c’è ancora più ottimismo: "È una grande sfida ma ci stiamo adattando bene. Abbiamo seguito le raccomandazioni del governo e tutti i nostri professori stanno lavorando da casa. Devo dire che da parte degli alunni c’è stata una risposta molto buona con grande entusiasmo anche da parte delle persone più grandi nonostante qualche insicurezza digitale. Noi li abbiamo seguiti da vicino in questo processo per cercare di facilitarli il più possibile, usiamo Skype per lezioni individuali e Zoom per lezioni di gruppo".

Secondo la responsabile di Vissi d’Arte, l’insegnamento della lingua nel mondo digitale è "abbastanza intuitivo" ma richiede nuove capacità: "Dal punto di vista del professore ci deve essere più creatività nel saper rinnovare la metodologia con l’utilizzo della lavagna digitale. Rispetto al metodo tradizionale a volte si perde, altre volte si guadagna qualcosa. Dipende dai punti di vista. Forse le lezioni in gruppo sono un po’ più difficile rispetto a quelle individuali ma in ogni caso è molto più facile l’insegnamento di una lingua rispetto alla musica".

Per gli alunni, con le dovute differenze tra giovani e anziani, "forse si perde la possibilità dello svago, di uscire di casa e la convivialità. Il sentimento di gruppo però si mantiene anche on line". Punta sull’entusiasmo anche Laura Vanoli che insegna all’Enal, la scuola nazionale di canto lirico: "Faccio lezione con Zoom da alcune settimane e sta funzionando molto bene, gli studenti sono entusiasti. E poi è un modo per mantenere alta la motivazione e non interrompere il contatto con la lingua. Con il poco tempo trascorso non posso fare ancora una valutazione approfondita dell’esperienza, ma comunque sia l’entusiasmo dei ragazzi è la cosa più importante in questo momento così difficile".

Per l’Associazione Calabrese di Montevideo, questi giorni rappresentano invece un’occasione per riorganizzare i corsi tenuti da Fabrizio D’Alessandro che racconta: "Ancora non sto facendo lezioni online al 100% con le videoconferenze perché abbiamo persone non abituate a questo nuovo metodo. Si tratta dei più anziani -di solito maggiori di 65 anni- che hanno difficoltà a utilizzare questi programmi. La situazione è un po’ incasinata, sono pieno di messaggi da parte degli alunni che mi scrivono spesso: la gente resta sempre motivata e con la voglia di imparare l’italiano".

"In genere" -conclude il segretario dell’Associazione Calabrese- "mando video ai gruppi su WhatsApp così gli studenti possono vedere come sono le lezioni e prendono appunti. Dopo mando le presentazioni power point con gli esercizi. Siamo in un momento particolare ma cerchiamo di assicurare una forma di continuità alle lezioni".

Matteo Forciniti