Anche lei, già leghista, eletta al Parlamento, presidente della Camera dal 1994 al 1996. Anche lei, Irene Pivetti, titolare di un contratto con la Protezione civile, al centro di un controverso sequestro di mascherine di provenienza cinese. Un flop da trenta milioni di euro. Irene Pivetti la bidonata, vittima e insieme protagonista di un sequestro di mascherine non a norma. Titolare di una società, la Only Logistics Italia srl, 50mila euro di capitale sociale, che ha importato mascherine dalla Cina. Micidiale colpitore diretto, il Coronavirus colleziona vittime anche per via indiretta. L’indotto da epidemia fa gola, alimenta appetiti, e va da sé che semini spiacevoli conseguenze, al di là degli ospedali, delle case di riposo, delle quarantene e della clausola alla quale siamo costretti in Italia. Centinaia di migliaia di mascherine dentro scatoloni ammucchiati in un hangar del Terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa. Mascherine del FFp2 comprate dall’Italia ma che nessuno può toccare. Sono sotto sequestro per ordine della procura di Savona. Vengono dalla Cina, ma sono prive di certificazione. Le ha importate la Only Logistics Itakia srl, di cui è amministratrice unica Irene Pivetti. Abbandonate nell’hangar, a Malpensa, quelle mascherine farebbero comodo a medici e operatori sanitari. Un incidente isolato? Proprio no: sono una parte di un grande pasticcio politico-burocratico che ha contributo a condannare il Paese ad affrontare la fase 1 e l’imminente fase 2 dell’epidemia senza un numero sufficiente di Dispositivi di protezione individuale. Una brutta storia cominciata il 18 marzo 2020. La Protezione civile bypassa la gara pubblica ("in ragione dell’estrema e indifferibile urgenza") e firma con la Only Logistics Italia un paio di contratti per la fornitura di quindici milioni di mascherine modello Ffp2 e chirurgiche. Un affare da 30 milioni di euro. Il sessanta per cento dell’importo da pagare in anticipo; il saldo all’arrivo delle mascherine in dogana. Inascoltati in quei giorni dalla struttura commissariale di Domenico Arcuri diversi imprenditori che mettono a disposizione i loro contatti con la Cina. Qualcuno si propone addirittura di coprire con risorse private il pagamento pur di far arrivare i Dispositivi di protezione individuale, assolutamente indispensabili, nei reparti Covid. Spiega Arcuri: "Lo Stato non paga acconti, né salda all’ordine. Paga solo alla consegna del materiale, gli intermediari se ne facciano una ragione". Dimenticando però i contratti firmati con la società dell’ex parlamentare leghista, poi transfuga in Forza Italia. E tra una cosa e l’altra, la carriera in tv. La partecipazione a "Ballando con le stelle" la punta di un effimero iceberg. Nata nel 2017, la Only di Irene Pivetti lavora di sponda con la Cina. Fa parte della Fondazione Italia-Cina e del "Gruppo europeo di interesse per lo sviluppo dell’Eurasia. Il tempo consente alla società della di costruire solidi contatti in Estremo Oriente, che fa fruttare in tempo di lockdown. La Protezione civile propone un affare enorme per la piccola azienda di Irene Pivetti, appena 50mila euro di capitale sociale, il settanta per cento versato da Only Italia Club, una piccola cosa con sede a San Marino. Un altro venticinque per cento appartiene a una società polacca, Only Italia Trech&Trade. Il bilancio 2018 viene chiuso con un fatturato di 72mila euro e un utile di 2.500 euro. Ma succede cosa? La Pivetti, con due semplici firme, si ritrova all’improvviso a muovere 30 milioni. Ma l’affare si rivela pessimo. Almeno dal punto di vista dell’esito, la cosa più importante. Le mascherine importate dalla Only non vengono distribuite. Sono prive del certificato di conformità CE. Restano quindi in attesa del via libera da parte del Comitato Tecnico Scientifico del governo. Il pm di Savona, Giovanni Ferro, ne ha disposto il sequestro. Il provvedimento è motivato dal fatto che la Guardia di Finanza ha trovato alcune di quelle mascherine nella più importante farmacia della città, con un certificato polacco fasullo e un’autocertificazione ritenuta inutile. "Abbiamo effettuato carichi per 600mila pezzi, ma non riuscivamo a ottenere le certificazioni Inail", informa un addetto commerciale di Only Italia, Fulvio Daniele. "Non so se è un problema burocratico o le mascherine non sono buone. Alla fine l’amministratrice unico Pivetti è ricorsa all’autocertificazione". Autocertificazione come? Un foglio di carta intestato ad un’azienda polacco e un timbro della Only Italia. Perplesso immediatamente l’addetto commerciale. "Ma Irene mi tranquillizzava: per lei, con l’autocertificazione polacca era tutto okay". Il racconto-confessione di Fulvio Daniele spiega la scoperta dei finanzieri di Savona. "L’accordo prevedeva che gran parte delle mascherine andasse alla Protezione civile. La restante quota poteva essere rivenduta dalla Pivetti a farmacie o istituti privati. La dottoressa fatturava al cliente e questi andava direttamente a ritirare in dogana". Irene Pivetti la racconta in maniera diversa. "Nessun trattamento di favore, anzi la vittima sono io, due volte: dei fornitori cinesi che ci fregano fino al trenta per cento dei carichi e ci spediscono merce taroccate, e della burocrazia italiana. De Dogane mi hanno chiesto di certificare la bontà di un carico che non conosco. Come faccio? Sarò costretta a sdoganare quelle mascherine come fossero pezzi di carta". Quindi, non buone neppure per essere regalate. L’ex presidente della Camera e una cosa più grande di lei. Un affare finito male.

FRANCO ESPOSITO