Botta in testa, colpo basso, cazzotto al mento? Chiamatelo come vi pare, scegliete l’espressione che preferite, il significato del provvedimento non cambia. E neppure il risultato, decisamente clamoroso. Se non di azzeramento vero e proprio, è corretto parlare di azzeramento. Significativo, anche se non totale, almeno per ora. La Procura di Bari ha ordinato il sequestro dei principali diciannove canali di Telegram.

Di chi? Telegram distribuisce gratuitamente le copie dei giornali. Un lavoro, diciamo così, da ladri. Ma sì, ladri di giornali. Rumoroso il compiacimento di editori e giornalisti, finalmente, era ora che questa ruberia quotidiana finisse. Ora tocca al Governo e al Parlamento, il primo attualmente in tutt’altra faccende affaccendato, leggi epidemia da coronavirus. I ladri di giornali dediti alla pirateria meritano di essere cancellati dalla faccia dell’online. Funziona (si spera di poter dire funzionava) così. Ogni giorno, secondo la stima della Guardia di Finanza, un milione di italiani riceve sul telefonino, tramite WhatsApp, gratuitamente giornali e libri. La Federazione Italiana Editori ritiene il danno subito dal comparto editoria dalla diffusione illecita abbia un’oscillazione dai 250 milioni a un miliardo e 175 milioni all’anno.

Gli autori dei furti sono coperti dall’anonimato. Ma qualora non dovesse arrivare risposta è pronta una rogatoria a Dubai, sede della società Telegram. L’accusa è riciclaggio. In quanto non si tratta di libertà, ma di ladri. Non è una questione di "indipendenza della rete", ma appunto di riciclaggio. I gestori della piattaforma intorno a cui ruota il giro dei giornali soggetti a pirateria non sono dei padrini dell’informazione gratuita. Ma criminali comuni in grado di realizzare facili guadagni illegali attraverso la vendita dei dati personali degli utenti. Un milione di persone al giorno usufruisce del furto perpetrato da Telegram. La Procura di Bari ha risolto una scabrosa questione.

Il sequestro preventivo d’urgenza di diciannove canali Telegram è stato ordinato dal procuratore aggiunto Roberto Rossi. Il provvedimento notificato all’Agcom, in mancanza di una sede Telegram in Italia. I gestori della App di messaggistica sono ora obbligati a chiudere il canale. I provider italiani dovranno oscurare l’applicazione. Operazione assai difficile: bisognerebbe chiedere ad Apple e Google di disattivare dagli store l’applicazione di Telegram. Il provvedimento assunto dalla Procura di Bari è esplicito nei suoi contenuti. "I file di giornali, riviste e libri messi in circolazione sui canali vengono acquisiti tramite un furto. E messi a disposizione di soggetti al fine di commettere l’ulteriore reato di diffusione illecita tramite i canali di Telegram al fine di profitto: la possibilità commerciale derivante dalla cessione dei dati degli iscritti e dall’individuazione di soggetti potenziali acquirenti".

Il pm Roberto Rossi è pervenuto a questa conclusione. "Non vi è dubbio che i titolati dei canali commettono il reato di riciclaggio". Telegram, in Italia, è un fantasma. Una piccola icona accesa sui telefonini di molti utenti. Non ha uffici, né sede legale. Ne ha una fittizia alle Isole Vergini e una a Dubai. Agcom, finora, è riuscita solo ad interloquire a mezzo di un indirizzo mail. E a quella mail è stato inviato il provvedimento di sequestro, tradotto in inglese.

Il reato di riciclaggio è uno di quelli che per cui è più semplice l’iter burocratico delle rogatorie all’estero. Gli investigatori puntano ad individuare chi mette a disposizione dei canali i pdf dei giornali. E all’individuazione della forza economica della società pirata con sede a Dubai, della composizione della compagina e delle dinamiche che regolano la vita illegale di misteriosi gruppi. Federazione degli editori e Federazione Nazionale della Stampa, in un comunicato congiunto, giudicano eccellente l’iniziativa della Procura di Bari. "Ma è necessario che si recepisca la direttiva europea sul diritto d’autore nell’ordinamento italiano.

In questo tempo di crisi, sarebbe opportuno che si costringessero gli Over of the top, Google, Apple e Facebook, a cedere agli editori una parte dei fatturati miliardari. Il cinque per cento sui quali pagano spiccioli all’Italia come tasse". Gli scrocconi vanno castigati senza praticare sconti. Intanto, un primo risultato è stato conseguito, in attesa che le rogatorie producano i loro effetti. Dopo la notifica della richiesta della Procura di Bari, sul principale canale pirata battezzato Edicola Luxuriosa, erede di Edicola Wapposa, la bellezza di 193mila iscritti, è apparso un messaggio. "Canale in vendita, si accettano offerte serie". Ma è durato un sospiro, poi tutto è tornato come prima. Centinaia di giornali trafugati e messi a disposizione degli iscritti.

Molto rumore per nulla, allora? Assolutamente: i ladri giornali sono sotto l’effetto di un colpo micidiale alla loro gigantesca pirateria. Ma c’è bisogno di una semplice norma di legge che risolva il "baco" di sistema che impedisce all’Agcom di intervenire selettivamente sui canali di messaggistica istantanea, disattivandoli ogni volta che vi sia una violazione del copyright. Governo e Parlamento, battete un colpo, datevi da fare, dimostrate che ci siete.

di FRANCO ESPOSITO