Gente d'Italia

Vi raccontiamo come Prato, la più grande “Chinatown” italiana ha evitato il contagio

Con la più grande concentrazione di residenti cinesi in Europa, la città medievale di Prato, vicino a Firenze, doveva essere la citta’ piu’ colpita dal virus, eppure e’stata la prima citta’ Europea a prepararsi all'epidemia di COVID-19. Fondamentali le informazioni ricevute da Whuan. Alla comunità cinese della città è stato riconosciuto il merito di aver contribuito a proteggere Prato dallo scoppio della epidemia, attraverso l'adozione precoce di rigorose misure di isolamento.

Prato, dove circa il 10 percento dei residenti è di origine cinese, ha visto solo 479 casi di coronavirus, meno di qualsiasi altra provincia della regione Toscana. Non un singolo membro della comunità cinese è risultato positivo al il virus, secondo i dati ufficiali. Alla fine di gennaio, alcune settimane prima che l'Italia registrasse il suo primo caso di coronavirus, molti cinesi di Prato sono andati in isolamento, hanno chiuso le attività e hanno tenuto i bambini a casa. La pressione sociale della comunità ha assicurato una scrupolosa aderenza alle regole e una scrupolosa attenzione all'igiene.

"Le persone erano davvero coscienziose", ha detto Xu Qiulin, residente e capo dell'associazione culturale cinese per l'amicizia. "Tutti hanno cercato di rimanere a casa il più possibile." L'autodisciplina esibita dai residenti cinesi di Prato ha anche aiutato a mettere in guardia i residenti nativi italiani dal pericolo, dicono i funzionari, dando alla città un vantaggio quando si trattava di combattere il virus e disinnescare alcune tensioni etniche. "La comunità cinese ha dato il buon esempio, creando un circolo virtuoso", ha affermato Matteo Biffoni, sindaco di Prato. "La gravità del virus è stata compresa a Prato, forse prima in qualsiasi altra parte in Italia, e grazie al loro esempio, ci siamo tutti messi in riga".

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