Non siamo più tutti italiani, ma piemontesi, lombardi, sardi, toscani, pugliesi, marchigiani, umbri, calabresi. E’ un ritorno all’Italia dei campanili, un tuffo nel passato di centinaia di anni. E’ vero? Basta leggere le ultime notizie. In Piemonte si può raggiungere la seconda casa al mare in montagna o in campagna. In Liguria si può passeggiare lungo la spiaggia; in Sardegna si può andare a Messa; nel Lazio è lecito andare ad Ostia ma solo su prenotazione.

La Calabria è chiusa agli altri; in Basilicata è obbligatoria la quarantena per chi arriva da fuori regione. Qualcuno si chiede: siamo ancora in Italia a poche ore dalla fase due, e cioè dalla ripartenza? Insomma, fra Stato e Regioni non c’è più nessuna collaborazione. Ognuno va per conto suo ed è inutile che il ministro Boccia si affanni a dire che per coloro che trasgrediranno gli input del governo dovranno tornare sui loro passi. La realtà è assai diversa e lo possono dimostrano i pochi esempi che abbiamo elencato.

D’altronde questo maledetto virus ha diviso il Paese: è stato devastante al Nord, più mitigato al Sud. E allora chi guida i propri territori ne trae le conseguenze con il risultato che la gente è disorientata e non ci capisce più nulla. Colpa dello Stato? E’ facile dire, ricalcando un vecchio ritornello: piove governo ladro. E’ che questo Covid 19 ha preso tutti alla sprovvista. Cosicché a Palazzo Chigi e dintorni le decisioni sono state poco chiare. Una pecca riconosciuta da tutti: la comunicazione è stata confusa. Un giorno si sosteneva una tesi, il giorno dopo la si smentiva creando confusione e sconforto nella popolazione, già impaurita dalle drammatiche cifre che arrivavano dalla Protezione Civile.

Giuseppe Conte si difende e contrattacca: "Il governo è solido. L’ipotesi di Draghi al mio posto e dei governi di grande coalizione sono tutte chiacchiere e niente altro". Però la verità è che le indiscrezioni si moltiplicano ed anche nella maggioranza (oltre che nell’opposizione) i dubbi e le perplessità aumentano. Dal Quirinale nessuna parola. Non potrebbe essere altrimenti: l’unica cosa certa è che Mattarella non vuole assolutamente che il Paese vada alle elezioni. In un momento del genere aprire una crisi sarebbe da folli. Ma Renzi, dopo ventiquattro ore di sosta torna alla carica. "La nostra fiducia è legata alle decisioni che prenderà il governo. La nostra voce deve essere sentita". Perché tanta acredine da parte dell’ex premier? I bene infornati sostengono che il buon Matteo non ha digerito le nomine fatte nei giorni scorsi per le grandi imprese italiane.

Neanche un sol uomo che sia non tanto di Italia Viva, ma almeno affine alle sue idee, è stato preso in considerazione da chi doveva decidere. Una specie di vendetta, chiamatela come vi pare, ma questa è oggi la realtà. Così si va avanti a tentoni. "E’ lo scoprifuoco", commenta stamane un quotidiano della sinistra estrema. Segno che anche da quella parte politica c’è qualche mal di pancia. In questa fase confusa, le regioni non obbediscono più a Roma. Anche il calcio sbanda e si divide. In quattro sono a favore della ripresa degli allenamenti. Le altre tentennano ed attendono le decisioni del comitato tecnico scientifico.

In Campania, Toscana, Lazio, Emilia e Sardegna si torna agli allenamenti diversamente che dal resto del Paese. In Campania le isole sono chiuse; a Barletta c’è gran folla alla processione della Madonna; a Milano entrano in trenta su un mezzo pubblico e nessuno scende nonostante l’intervento delle forze dell’Ordine. I casi di disobbedienza sono diversi, tanto che a destra i partiti tuonano: "Conte è un morto che cammina". Gli scongiuri sono di prammatica, ma il premier tira dritto per la sua strada. Quieta una buona parte degli italiani declamando: "Non ci sarà nessuna patrimoniale".

Così nei sondaggi è ancora al primo posto per il rapporto con il Paese. Secondo, a sorpresa, Luca Zaia, governatore del Veneto, il primo degli aperturisti. Al terzo Roberto Speranza, ministro della salute; al quarto Giorgia Meloni. Mentre Salvini è precipitato al nono posto, immediatamente prima di Nicola Zingaretti, segretario del Pd. Si possono trarre conclusioni da questa classifica?

BRUNO TUCCI