Il Covid-19 è un dramma per tutti. Questa pandemia è una catastrofe inaspettata alla quale tutto il mondo è stato colto impreparato. Sarebbe ingenuo e cinico cercare colpe a destra e a sinistra. I problemi vanno risolti con duro lavoro, senza inutili polemiche. Ci sono centinaia di italiani all’estero che a casua delle stringenti misure di sicurezza non riescono a fare ritorno in Italia. Abbiamo intervistato chi si è rimboccato le maniche ed insieme alle autorità italiane sta cercando di trovare soluzioni per riportare tanta gente che per troppo tempo è stata obbligata a rimanere lontano da casa a proprie spese. Oggi Gente d’Italia parla degli italiani bloccati in Argentina attraverso le loro storie di impegno, cooperazione e solidarietà. Carlo Collovà, giovane imprenditore siciliano, si è trovato per caso a raccogliere le istanze di tanti italiani come lui in attesa di tornare a casa dopo mesi di incertezze e difficoltà. Carlo ed altri ci raccontano la situazione di oggi.

Carlo, ti sei trovato a fare da portavoce a centinaia di italiani bloccati in Argentina... "Inizio a raccontare da un po’ indietro, così aiutiamo i lettori a capire il contesto. Io sarei dovuto rientrare a Milano con Iberia con scalo a Madrid il 25 marzo. La compagnia mi ha cancellato la tratta Madrid-Milano senza darmi spiegazioni sulla tratta Buenos Aires-Madrid. Ho continuato a chiedere informazioni invano, finché il giorno successivo alla data della partenza vengo notificato da Iberia che il volo era stato cancellato. Il 23 marzo ci sono stati i due famosi voli di rimpatrio organizzati dalla Farnesina per i quali ero stato avvisato dall'ambasciata. Ero appena stato ad Ushuaia e dopo aver preso due aerei in quattro giorni ed essere stato a contatto con turisti di tutto il mondo mi ero messo in autoisolamento, per sicurezza, a casa di mio cugino vicino Buenos Aires. Per questo motivo non ho preso quel volo, non ero ancora stato notificato da Iberia che avrebbero cancellato il mio due giorni dopo e non volevo violare l'autoisolamento. In più sarei arrivato a Milano, in piena zona rossa, come sarei arrivato a casa mia in Sicilia? Così ho deciso di aspettare. Ma facciamo un passo indietro: Il 21 marzo l'Ambasciata Italiana mi ha notificato questo volo e mi ha avvisato che avrei potuto comprare il biglietto a soli 65 euro, ovvero le tasse aereoportuali. Quindi ho chiamato l'Ambasciata per spiegare la mia situazione e ho indicato le mie perplessità che mi spingevano a non partire, chiedendo consiglio. L'impiegata mi ha detto che non mi avrebbero consigliato nulla ma che avrei potuto aspettare dieci o quindici giorni per altri voli che lo stato avrebbe organizzato. A quel punto, ragionando, mi è venuto un dubbio. Mi sono chiesto come mai i voli di rientro da Buenos Aires arrivassero a Milano e non a Roma, considerata la consuetudine di rispettare capitale-capitale in questi casi di emergenza. Allora io ed altri italiani abbiamo cercato di informarci per capire la natura di questi voli. Abbiamo visto che erano stati organizzati da Costa Crociere in collaborazione con Alpitur proprietaria di Neos, per riportare a casa i clienti di Costa Crociere che erano fermi a Genova. Questi due voli non sono stati organizzati dalla Farnesina. La Farnesina ha colto l'occasione per sfruttare il volo di rientro in Italia dell'aereo pagato da altri. Tra l'altro questi voli sono stati annunciati con solo due giorni di preavviso e quindi rivolti per lo più a chi si trovava a Buenos Aires, considerando anche che le altre province erano state chiuse".

E per gli altri italiani nel resto del paese? "L'Ambasciata mi aveva detto che ci sarebbe stato un altro volo di lì a quindici giorni. Nei giorni successivi ci hanno annunciato che saremmo partiti nel fine settimana prima di Pasqua e che avremmo dovuto manifestare il nostro interesse. Molta gente aveva accettato la proposta e ha lasciato le provincie dell'Argentina per recarsi a Buenos Aires. Erano partiti da Cordoba, Mendoza, dal sud e si erano fermati in Hotel della capitale aspettando di partire. Poi quel volo è scomparso, non abbiamo avuto più notizie".

Volo organizzato dalla Farnesina? "Si, un volo organizzato dallo Stato italiano. L'Ambasciata ha raccolto dati, ha fatto raggiungere la capitale dai cittadini a proprie spese dicendo che di lì a quattro giorni sarebbero partiti per l'Italia. Da sabato la partenza è slittata a lunedì, poi a giovedì per poi svanire nel nulla. Non abbiamo avuto più notizie. A quel punto abbiamo iniziato con le proteste. L'Ambasciata ci ha proposto prestiti da restituire all'Agenzia delle Entrate al rientro. Dopo circa dieci giorni è arrivata l'opportunità di prendere un altro volo. Il 23 aprile Alitalia ha mandato un volo a Buenos Aires e ha imposto biglietti a 2000 euro per rientrare a Roma. Nel frattempo, il Ministero della salute ha obbligato le compagnie aeree di rispettare il distanziamento sociale all'interno degli aerei. Un aereo di linea poteva portare quindi solo 135 passeggeri. Tra noi italiani bloccati in Argentina solo 500 erano in possesso di un visto turistico, senza poi contare tutti gli altri con tipi diversi di visto. A questo punto è successo l'inverosimile. Nonostante i prezzi assurdi dei biglietti e le grandi difficoltà già sopportate dagli italiani, Alitalia sbaglia i calcoli e finisce in overbooking. In piedi per il Check-in a 32 persone è stato impedito di imbarcarsi. Queste sono state accompagnate in albergo a spese di Alitalia e sono state fatte ripartire con un secondo volo il 25 aprile. Attenzione, nonostante i prezzi così alti, anche a chi era in possesso di un biglietto Alitalia che era stato cancellato è stato imposto di comprare un biglietto nuovo e di chiedere il rimborso per quello vecchio in un secondo momento, ci rendiamo conto?"

I fondi della Protezione Civile Europea? "Ci sono i famosi fondi della Protezione Civile Europea con i quali la Germania ha rimpatriato circa 30.000 persone da tutto il mondo. Sono dati disponibili nella pagina web della Protezione Civile Europea, andate a controllare. L’Italia ha fatto solo un volo con questi fondi per recuperare 30 persone dal Giappone per poi autorizzare Alitalia a far pagare voli commerciali come speciali COVID-19 a 2000 euro. Dopo aver chiesto informazioni a riguardo le autorità ci hanno informato dell'impossibilità all'accesso dei fondi della Protezione Civile Europea per un motivo abbastanza complesso: Visto che l'Italia è l'unico paese europeo ad aver imposto il distanziamento sociale tra i passeggeri, e che per accedere ai fondi bisogna rispettare il vincolo del 50% di passeggeri cittadini dell'Unione Europea, servirebbe un numero troppo alto di voli per rimpatriare tutti. Questa cosa è falsa. Noi abbiamo chiesto alla Protezione Civile Europea e ad altre ambasciate e a nessuno risulta il vincolo del 50% di passeggeri cittadini dell'Unione".

Ma dove sarebbe l'interesse dello Stato a non accedere a questi fondi? "Non lo sappiamo, ve lo giuro. Abbiamo mandato una e-mail alla segreteria della Protezione Civile Europea. Ci hanno risposto di domenica sera, puntualissimi, dicendo che anche loro si stavano chiedendo come mai l'Italia non stesse utilizzando i fondi. Sono stupiti tanto quanto noi. Credo che Alitalia non avrebbe potuto fare voli commerciali se fosse stata sostenuta dai fondi della Protezione ma solo voli di carattere umanitario. Invece Alitalia ha caricato merce dall’Italia da consegnare a Buenos Aires, e questo ve lo posso assicurare perché ho le mail mandate da Alitalia prima del volo del 23 aprile ai grandi corrieri in Italia chiedendo se qualcuno avesse avuto merce da inviare in Argentina. Con i passeggeri a 2000 euro si coprono i costi del volo, e con la merce che spediscono ricavano solo utili".

E nei giorni successivi? "Abbiamo continuato con le proteste e siamo riusciti a convincere l'Ambasciata a spingere sul Governo argentino che avrebbe fatto rimpatriare argentini dall'Italia con un volo il 30 aprile. Volevamo rientrare in Italia con il volo di ritorno di quell'aereo. Il 29 aprile sarebbe partito da Roma un volo Alitalia organizzato dal Governo italiano con 135 argentini da riportare a casa per poi ripartire da Buenos Aires il 30 Aprile verso Roma con 135 italiani. Un areo che sarebbe comunque tornato in Italia ci ha fatto pagare il biglietto 1200 euro, molto più di un prezzo normale per un volo arrivato già pieno di passeggeri. Il 7 maggio sono partiti altri 100 italiani con un volo Aerolineas Argentinas diretto a recuperare altri argentini a Roma. Anche in questo caso abbiamo spinto l'Ambasciata a mettersi in contatto con la compagnia e trovare la soluzione per farci partire nel volo d'andata. Per questo motivo il Console italiano mi ha chiesto di fare una lista di urgenze, di casi eccezionali che prima di altri hanno necessità rientrare in Italia. Abbiamo presentato una lista di 55 persone individuate tra i nostri gruppi di WhatsApp che si andranno ad aggiungere ad un altro centinaio di passeggeri indicati dal consolato, esterni dal nostro gruppo. Il biglietto è molto più economico, intorno agli 800 euro. Solo in 30 della nostra lista sono stati contattata, molti non hanno ricevuto notizie. Vorremmo capire se questa lista sia stata utile o ci è stata fatta fare per tenerci impegnati. Gli altri quando partiranno?"

E tu hai urgenza di tornare a casa? "Il Consolato mi aveva inserito nella lista del volo del 7 maggio per riconoscermi l'impegno di fare da portavoce dei tanti italiani con cui siamo in contatto. Dall'inizio avevo specificato che non avrei accettato ricompense e che avrei aspettato il mio turno non facendo parte di quelle categorie a cui dare la precedenza. Aerolineas Argentinas mi ha contattato per rinnovarmi la proposta e l'ho rifiutata di nuovo. Ho chiarito che rimarrò qui per aiutare a risolvere la situazione finché ce ne sarà bisogno. Poi anche io dovrò tornare in Sicilia dove ho un'attività. Ho una gelateria da riaprire. Sono arrivato a gennaio e sarei ritornato il 25 marzo. C'è gente ancora bloccata in Patagonia, gente bloccata a quattro ore da Bariloche, a Salta, gente bloccata in un van vicino a Puerto Madryn. Come arrivano a Buenos Aires se li informano due giorni prima del volo? Se non comprano il biglietto non gli rilasciano i fogli per uscire dalla Patagonia, come arrivano a Buenos Aires? Intanto dovrebbero avere i soldi per pagare queste cifre assurde, poi devono farsi rilasciare i permessi, partire ed arrivare a Buenos Aires. È follia. Le altre ambasciate stanno organizzando voli da tutte le provincie, e noi no. Ho proposto una interrogazione parlamentare a deputati del M5S e di Forza Italia, vediamo cosa risponderanno. Purtroppo, la Farnesina è entrata nel pallone, non sanno che pesci pigliare. Devo sentirmi rimproverare da Di Maio che mi dice che chi è partito durante la pandemia deve arrangiarsi, io sono partito a gennaio quando neanche si sapeva cosa fosse il coronavirus! Io perché ne devo pagare le spese? Non lo capisco, non capiamo perché non si possa accedere ai fondi europei, non capisco perché solo noi italiani abbiamo un limite così stretto di posti per i passeggeri. Anche le famiglie devono mantenere il distanziamento sociale in aereo, ma perché? Si potrebbero guadagnare almeno 20 posti organizzandone meglio la disposizione. In tutto questo guadagna solo Alitalia. Lo stato non accede ai fondi e noi paghiamo biglietti costosissimi". Gente d'Italia ha contattato altre persone vittime di questa situazione spiacevole, tra cui Il fondatore del gruppo Facebook "bloccati in Argentina". Si chiama Kevin Lopez, torinese di 22 anni, studente di giurisprudenza a Torino. Era in Argentina per risolvere questioni di carattere legale. Ha creato il gruppo Facebook per riunire tutti gli italiani nella sua situazione e per far circolare la petizione che ha partecipato a creare con lo scopo di chiedere alle autorità più voli di rientro e ad un prezzo sostenibile. "Dopo averci cancellato il volo di rientro comprato per l'11 aprile, abbiamo dovuto aspettare fino al 23 aprile Marysil e sua Figlia Carlo Collovà per tornare a Roma ma il biglietto costava intorno ai 2000 Euro, ai quali avrei dovuto sommare il costo del viaggio fino a Torino". Continua: "Il secondo volo è partito il 25 aprile e anche in questo caso il prezzo era impossibile, intorno a 1800 euro. Poi 30 aprile, circa 1200 euro. Non abbiamo potuto comprare nessuno di questi biglietti, i prezzi sono esagerati". Kevin, come tutti gli italiani impossibilitati a tornare a casa è dovuto rimanere in Argentina per molto tempo ed è stata una spesa pesantissima. Poi lo sfogo: "l'Italia al contrario della Germania non ha voluto usare i fondi della Protezione Civile Europea per i rimpatri dei cittadini, cosa che invece è stata fatta da Francia, Germania e Spagna. Dall'Italia mi sarei aspettato un aiuto più consistente, mi hanno detto di chiedere prestiti ai miei familiari. Speriamo che nei prossimi giorni ci siano più aiuti per farci tornare a casa tutti, magari attingendo ai fondi europei come gli altri paesi. Fino adesso il danno è stato enorme, abbiamo speso tutti i risparmi, speriamo almeno in una conclusione positiva". Poi la conclusione" Nonostante tutto sono felice della comunità che si è creata tra tutti gli italiani nella stessa situazione, ci siamo aiutati a vicenda e di questo ne sono veramente grato. Anche l'Ambasciata, nonostante le difficoltà, ci è stata vicino. Sappiamo non avrebbe potuto risolvere tutti i nostri problemi". Matias è un ragazzo di Treia, ci parla dall'Italia. Da lì si spende per far tornare a casa i suoi genitori fermi a Cordoba da due mesi. Erano andati in Argentina per assistere la nonna malata, avrebbero dovuto fare ritorno l'11 marzo. Ci racconta: "Ci sono diversi gruppi WhatsApp con cui ci teniamo tutti in contatto. In questi gruppi ci sono circa 200 Italiani nella stessa situazione, a maggio stanno continuando ad aggiungersi decine di nuovi casi di italiani che non riescono tornare a casa. Non è chiaro perché non vengono usati i fondi europei, non riusciamo a farcene una ragione". Marysil è una signora romana bloccata con sua figlia, era venuta in Argentina per il matrimonio della sorella: "Da due mesi non riusciamo a tornare a casa, i biglietti sono impossibili da comprare. In risposta a questi prezzi esagerati la Farnesina si giustifica dicendo che non può intervenire sulle cifre imposte da Alitalia. Ho dovuto chiedere un prestito di 2000 euro al consolato per poter acquistare i due biglietti. Prestito con termine a tre mesi, e sapendo la situazione del paese e del lavoro sarà un problema poter restituire". "Se non ci fosse mia nonna ora sarei per strada, il consolato non mi ha aiutato" - dice Jason, cameriere italiano - "non ho i soldi per tornare in Italia, e quando torno forse non avrò neanche un lavoro". Francesco ha 37 anni, è arrivato a Buenos Aires in febbraio. "Abbiamo saputo della gara di Montevideo, del milione di euro che la Farnesina ha già in cassa per costruire la nuova Cancelleria consolare. Qui comanda Merlo, non capisco perchè non fa usare quei soldi per rimandarci a casa. L'Argentina è il paese del Maie, il partito che ha fondato. Che gli importa dell'Uruguay... qui c'è gente che non hai più soldi e il Paese è in bancarotta... Perchè non fa spostare quei soldi? Dobbiamo tornare... a casa...".