Come risaputo, da tempo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella continua a lanciare incessanti messaggi all’Unione europea: il Coronavirus va battuto insieme all’impegno di tutti gli Stati membri e anche per il futuro bisognerà stare uniti affinché la riorganizzazione possa camminare su un binario unico. E anche ieri, in occasione della ‘Festa d’Europa’, il capo dello Stato è tornato su questo concetto dell’unità: "Avvertiamo tutti la responsabilità di unirci nel sostegno alle vigorose misure di risposta alla crisi e alle sue conseguenze. Alle misure già decise e a quelle ancora da assumere". Un messaggio, tutto sommato, a una certa politica italiana che vede non di buon grado la presenza dell’Italia all’interno dell’Ue. Ma per il numero uno del Quirinale, europeista convinto, la strada da intraprendere resta quella del dialogo: "Solo più Europa permetterà di affrontare in modo più efficace la pandemia, sul piano della ricerca e dell’assunzione di misure per la difesa della salute e sul piano della ripresa economica e sociale. Saremmo tutti più in difficoltà se non potessimo disporre di quella necessaria rete di condivisione che lega i nostri popoli attraverso le istituzioni comuni. Non è in gioco soltanto la risposta alla crisi epidemica, ma si tratta di un banco di prova fondamentale per il futuro dei nostri popoli e per la stessa stabilità del continente". "Il cammino europeo - ha poi aggiunto il presidente - ha prodotto enormi progressi, in questi settant'anni, verso quella 'fusione di interessi necessari all'instaurazione di una comunita' economica' immaginata da Schumann (uno dei padri dell'Europa, ndr). Ora l'emergenza in corso non fa che confermare l'urgenza di rispondere alle istanze di cambiamento espresse dai cittadini europei, per sviluppare ancora di più il 'fermento di una comunità più profonda. Tessere le fila del nostro destino comune è un dovere al quale non possiamo sottrarci". La chiosa è dedicata a un vero e proprio appello: "Ci troviamo di fronte a una sfida che non ha precedenti per ampiezza e profondità, e dobbiamo saper dare risposte all'altezza di quella lungimiranza che, ancor oggi, rappresenta il patrimonio più prezioso che i Padri fondatori ci hanno lasciato in eredità".

di STEFANO GHIONNI