È fatto divieto di annegare. Gli italiani che si apprestano ad andare in spiaggia con mascherina e guanti saranno i nuovi eroi italiani. Dovranno sfidare la rifrazione del plexiglass di sicurezza, che abbasserà della metà il rischio di coronavirus e alzerà del doppio quello di prendersi un coccolone. Potranno fare il bagno solo se nuoteranno, e nel farlo non potranno annegare.

Il documento tecnico di balneazione sfornato dall’Inail prevede infatti che per salvare vite i bagnini non potranno salvare vite. La dittatura della precauzione, come da formidabile sintesi di David Carretta, impone infatti ai baywatcher nostrani di non avvicinarsi troppo al malcapitato moribondo per non rischiare di ammalarsi o di ammalare. L’orwelliana disposizione raccomanda “di valutare il respiro soltanto guardando il torace della vittima alla ricerca dell’attività respiratoria normale, ma senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima”.

Senza considerare il duro colpo all’immaginario costruito a partire da Baywatch fino ad arrivare a Stranger Things di uomini e donne belli in modo assurdo che mettono a servizio la propria competenza per un atto che racchiude universi di malizia, una pletora di professionisti del soccorso demitizzati e costretti a inforcare gli occhiali per decidere se il su&giù del petto risponda a non si sa quali canoni di accettabilità, i più realistici dipendenti degli impianti di balneazione avranno un baluardo a difesa del contagio.

Guai a chi si avvicinerà a soccorrere il moribondo, pena l’arrivo di un drone poliziottesco e una diretta tv che inchioderà l’untore - vai poi a capire chi sia dei due, se l’affogante o il soccorritore - alle proprie responsabilità e a una multa salatissima. Divieto di annegare, dunque, l’assurdo di una società in cui morire sta iniziando a diventare accettabile, a patto che non sia per Covid. Ma anche moriste, non c’è nulla da temere. Il protocollo segue le raccomandazioni dell’Italian Resuscitation Council. Al massimo ci si rivede dopo tre giorni, stessa spiaggia, stesso mare.

Pietro Salvatori