Adesso basta! Basta con telefonate nel cuore della notte che hanno lo scopo di intimidirci. Le minacce, per noi, sono medaglie che con orgoglio ci appuntiamo sul cuore. Andiamo avanti, testa alta e petto all’infuori. Noi possiamo guardare le persone occhi negli occhi, a differenza di chi si nasconde dietro a un cellulare. È evidente che la nostra critica rivolta verso chi ha deciso di accelerare la pratica per la costruzione del nuovo consolato da affiancare all’Ambasciata italiana a Montevideo non sia andata giù a qualcuno. Com’è giusto che fosse, lo abbiamo scritto e i risultati sono stati evidenti. Sia la politica, in maniera bipartisan, sia gli stessi italiani bloccati all’estero e sia il Comites dell'Uruguay hanno sottoscritto quanto da noi pubblicato: in piena pandemia l’edificazione di questa nuova struttura non può essere una priorità. Tenendo anche presente che in questo momento l’onda d’urto del Coronavirus non è arrivata del tutto in Sud-America (basti pensare ai numeri che purtroppo sta facendo registrare per esempio il Brasile).

Lo ripetiamo per l’ennesima volta: questo giornale è uno strumento dedito alla democrazia. Ha prima di tutto il dovere di raccontare quello che succede intorno alla comunità, ovviamente nel nostro caso soprattutto con un occhio di riguardo nei confronti della collettività italiana. Non ci siamo inventati niente, il bando che cerca la società ‘giusta’ per dare inizio ai lavori campeggia sul sito dell’Ambasciata, mica sul nostro portale. Lo hanno letto in tantissimi e tutti, a partire da noi, abbiamo chiesto al sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo, deux ex machina del progetto, di rispondere ai chiarimenti che gli sono stati richiesti. Da noi, dalla politica, dalla gente. Dovrebbe rappresentare in tutto e per tutti gli italiani nel mondo, essere la loro voce. In fondo cosa abbiamo chiesto di così "irriverente"? Chiarimenti... Perché questa fretta? Bastava una risposta, una sola risposta da parte di Merlo, del tipo:"Se non lo facciamo ora si perdono i soldi...".

Ecco, quattro semplici parole sulle quali avremmo potuto ribattere soltanto "Beh, se è così... non possiamo mica perdere una nuova sede per il consolato di Montevideo... poi si discuteranno e si verificheranno ditte, tempo di costruzione, incarichi... Ma dopo, dopo... Non ora con Coronavirus e italiani bloccati che non possono rientrare a casa". Invece silenzio assoluto. Merlo è anche il rappresentante numero uno del Maie, mica pizza e fichi. Invece da lui, a oggi, solo silenzio. Secondo noi sgradevole. Certo, il fatto che sia socio di 3 imprese edili argentine e che il suo referente in Uruguay (il signor Aldo Lamorte) sia un costruttore, potrebbe creargli qualche imbarazzo nelle risposte. Tornando all’incipit di questa riflessione che vogliamo condividere con i Lettori, a noi imbarazza non solo il silenzio di Merlo, ma anche questa sorta di avvertimento via cellulare. Davvero di uno squallore senza senso. Telefonate che arrivano da numeri sconosciuti, ma che sappiamo arrivare dall’Italia. Telefonate che non ci fanno paura...

Al momento (ma ripetiamo, solo al momento) non sappiamo ancora i nomi di queste persone di mezza tacca che usano questa metodologia di comunicazione. Ma abbiamo già incaricato i nostri legali di presentare regolare denuncia alle forze di polizia ed alla Procura della repubblica. Giusto per farlo ma non per paura, sia chiaro... Altra cosa che merita invece riflessione, il fatto che abbiamo saputo che qualcuno (in questo caso abbiamo saputo facilmente il nome…) sta cercando di mettere il bastone tra le ruote a "La Gente d’Italia", facendo domande a Roma e a Miami sulla genesi di questo giornale. In pratica, chiede informazioni sui contributi pubblici che riceviamo. Sì, come tutti i quotidiani italiani li riceviamo i contributi - non il finanziamento - e lo abbiamo scritto più volte. Ne abbiamo diritto, tutte le carte sono in regola, stia sereno chi cerca di ‘lavorarci’ alle spalle. I nostri bilanci sono pubblici... da venti anni e state certi: la Presidenza del Consiglio non regala soldi...

Tutto regolarmente fatturato: dal 30 al 50% degli stipendi corrisposti a 23 persone tra giornalisti iscritti all'ordine e assunti a tempo indeterminato, grafici e impiegati, dal 30 al 50% dei costi di tipografia... tutti effettuati con bonifici bancari... e bilanci certificati pubblici... E relativa valutazione finale della Commissione del Dipartimento che deve analizzar tutto e stabilisce se e quanto assegnare come contributo... Che certamente non basterebbe a portare avanti questo giornale se non ci fossero, come ci sono le vendite... tante vendite grazie anche a El Pais con cui andiamo insieme, ogni giorno... Cosa vuol significare? Una nuova minaccia? Vedremo... Fatto è che senza questo quotidiano, e tanti altri sparsi in Italia e in giro per il mondo, molte brutture non si saprebbero e tantissime persone potrebbero approfittare di un vuoto mediatico per fare i proprio comodi, sottobanco.

Cari lettori, vi piacerebbe un mondo senza ‘segugi’ sul territorio che vi raccontano le cose belle e quelle meno belle a favore di un mondo senza ‘sentinelle’ dove i potenti di turno potrebbero farne di tutti i colori? A noi piacciono le cose fatte sotto la luce del sole. Democraticamente. Senza appoggiare iniziative e appalti a occhi chiusi, solo perchè vengono dall'alto... Vogliamo, e non solo noi, soltanto risposte alle nostre domande. Non abbiamo ancora accusato nessuno, ma chiediamo chiarimenti... Grazie.

MIMMO PORPIGLIA