"In questi tragici giorni si sprecano i teatrini della politica pure per quanto riguarda i connazionali che vivono all’estero". Come già denunciato in precedenza, la Federazione Estero del Partito Comunista torna a parlare dei "molti italiani all’estero" che "si troveranno senza lavoro e in una situazione di precarietà, in quanto non risulterà affatto semplice trovare un lavoro alla fine della pandemia, a causa della possibile chiusura di alcune attività e/o riduzione del personale". In una nota alla stampa la Federazione Estero del Partito Comunista definisce "assolutamente insufficienti i fondi stanziati dal decreto "Cura Italia" che prevede lo stanziamento di 4 milioni per l’anno 2020 per le misure di assistenza ai cittadini all’estero in condizioni di indigenza. Questo decreto autorizza l’erogazione dei sussidi anche ai cittadini non iscritti all’AIRE. Secondo i dati ufficiali dell’anagrafe, solo gli italiani iscritti alle rispettive circoscrizioni consolari sono più di 5 milioni, aggiungendo i non iscritti i numeri salgono di conseguenza. Inoltre la maggior parte di questi sono lavoratori ed impiegati, facendo quindi parte della categoria di cittadini in condizioni di indigenza". Il Partito Comunista si chiede "dunque come sia possibile che si sia versata una somma così irrisoria in supporto ad essi, anche in relazione ai numeri". "Oltre a questo", prosegue la nota, "si sprecano i comunicati celebrativi sugli aiuti e la messa in sicurezza dei rimpatriati che ammonterebbero a circa 80mila, tralasciando il fatto che le compagnie aeree hanno approfittato della situazione per far salire i prezzi alle stelle. Dal governo nessun aiuto di tipo economico né politico è arrivato per fermare la solita speculazione, con il risultato che diversi connazionali con la necessità di rimpatriare hanno dovuto rinunciare oppure sacrificare metà dello stipendio o i risparmi". Ciò detto la Federazione Estero del Partito Comunista si rivolge al governo italiano chiedendo di "aumentare l’importo dei sussidi proporzionalmente alla richiesta, senza dover tener conto dei limiti di bilancio imposti dall’Unione Europea", e di "favorire il rimpatrio di chi ha assoluta necessità tramite aiuti statali ed ancora meglio tramite l’intervento politico sulle compagnie aeree con la richiesta di proporzionare i prezzi, fermando la speculazione".