Ezio Bosso, uno dei più grandi musicisti italiani, ci ha lasciati per sempre all’età di 48 anni. Resterà la sua musica e il suo modo di contaminare i generi, dal tango alla classica. Bosso conviveva dal 2011 con una malattia neurodegenerativa che gli fu diagnosticata dopo l'intervento per un cancro al cervello, sempre nello stesso anno. Dopo la scoperta, la patologia venne identificata come SLA, sclerosi laterale amiotrofica, malattia in cui i sintomi, episodi di atrofia muscolare, si trasformano in pochi anni nella compromissione totale delle funzioni vitali.

Invece il musicista aveva sviluppato una malattia autoimmune i cui effetti sono identici a quelli della sclerosi laterale. Una malattia che colpisce i motoneuroni, le cellule cerebrali responsabili del controllo dei movimenti, che conducono alla paralisi della muscolatura volontaria, la perdita di forza negli arti e dei muscoli delle funzioni vitali come la respirazione e la deglutizione. Per questa malattia autoimmune non esistono farmaci, l’unico perde efficacia man mano che il corpo del paziente si abitua alla sostanza.

Nonostante le malattie, ha continuato a suonare, comporre e dirigere con un sorriso convincente. Nato a Torino nel 1971, abituato alla musica già all’età di quattro anni, iniziò con il gruppo degli Statuto, passando poi a dirigere orchestre e ad esibirsi come solista al pianoforte. Ha raggiunto i più prestigiosi palcoscenici del pianeta, come il Royal Festival Hall, Sydney Opera House, Palacio de Bellas Artes di Città del Messico, Teatro Colón di Buenos Aires, Auditorium Parco della Musica di Roma. Ha segnato la vita musicale di Parigi con Gérard Caussé, Pierre Yves Artaud, Laura Chislett.

Ha diretto molte orchestre: London Symphony, London Strings, Teatro Regio di Torino, Filarmonica '900 e Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Teatro San Carlo di Napoli, Orchestra Sinfonica Siciliana, Orchestra da Camera di Mantova, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Dal 1º ottobre 2017 al 14 giugno 2018 è stato direttore stabile residente del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. La sua musica è commissionata o utilizzata da importanti istituzioni operistiche: Wiener Staatsoper, Royal Opera House, New York City Ballet, Théâtre du Châtelet, San Francisco Ballet, Teatro Bolshoij di Mosca; da coreografi come Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang o Rafael Bonchela; nel teatro da registi come James Thierrée, nel cinema da Gabriele Salvatores per il quale compone le colonne sonore di "Io non ho paura", "Quo vadis baby? "e del recente "Il ragazzo invisibile".

Viveva tra Londra, dove ha ricoperto il ruolo di direttore del The London Strings, Bologna, dove è stato direttore principale ospite del teatro comunale, e la natia Torino, dove ha avviato progetti sociali e divulgativi. Dal 2013 creò con il violoncellista Mario Brunello un'intensa collaborazione in duo pianoforte-violoncello, nel 2014 presentò la sua "Fantasia per violino e orchestra" alla testa della London Symphony Orchestra, nel 2015 The Arts News Paper e Penelope Curtis organizzano il suo concerto alla Ikon Gallery, all'interno dell'opera 3 Drawing Rooms del suo amico David Tremlett, evento artistico dell'anno nel Regno Unito.

Nello stesso anno, l'Università Alma Mater di Bologna gli commissiona una composizione dedicata alla Magna Charta delle Università Europee, composizione che contiene il primo inno ufficiale di questa importante istituzione. "The 12th Room" è il titolo del suo primo disco da solista nel 2015. Si esibisce con "Following a bird", un brano estratto dall'album, durante la seconda serata di Sanremo 2016. Il suo ultimo lavoro è stato "Grazie Claudio", omaggio a Claudio Abbado, dato che aveva diretto il concerto evento di Mozart 14 per i cinque anni dalla scomparsa del grande maestro, uno degli artisti italiani più prestigiosi al mondo.

Direttore d'orchestra, compositore e pianista, sul palcoscenico saliva senza spartito, lavorando a memoria. "Quando dirigo – raccontava Ezio Bosso - è come se avessi tutti i suoni scritto, primi e secondi violini, violoncelli, bassi, flauti, oboi, clarinetti, fagotti, corni, trombe, tromboni, percussioni, io li ho davanti, per me è un contatto visivo, dirigere con gli occhi, con i sorrisi, mando anche baci quando qualcuno ha fatto bene". In una recente intervista aveva dichiarato: "La musica ci cambia la vita e ci salva. Le persone che vengono ospiti da me, entrano da personaggi ed escono da persone. La bacchetta mi aiuta a mascherare il dolore e non è una cosa da poco".

La sera di Natale Bosso era tornato su Rai 3 con Cajkovskij e Mozart. Il Teatro dell'Unione di Viterbo aveva ospitato il maestro con l'Orchestra Filarmonica, da lui fondata, arricchita per l'occasione dai giovani dell'Orchestra Filarmonica di Benevento e il Coro Filarmonico Rossini di Pesaro. "Ascoltate a tutto volume il nostro concerto, dobbiamo disturbare i vicini e riempire l'Italia di questa musica meravigliosa. La nostra forza sarà la televisione, ma non in casa, deve uscire dalle case. L'arte e la bellezza sono contagiose: così cambieremo il mondo" aveva detto. Il suo cammino nella terra è stato accompagnato da una grande volontà di crescita cultura: "Fin da bambino – sosteneva - ho lottato col fatto che un povero non può fare il direttore d'orchestra, perché il figlio di un operaio deve fare l'operaio, così è stato detto a mio padre". Con lo studio fece un passo sociale avanti e con quella passione ha lottato sino alla fine contro il dolore.

di MARCO FERRARI