Dunque, ci siamo. Oggi l’Italia riparte nel rispetto delle linee guida arrivate dopo il confronto tra governo e Regioni. Da quel fatidico 8 marzo, giorno in cui il BelPaese è stato messo per la prima volta in ‘lockdown’, sono passati più di due mesi. Certo, non sarà una ripresa a tutti gli effetti e un ‘liberi tutti’. Anche perché la battaglia contro il Coronavirus non è stata ancora vinta. Anzi, ci sarà da sudare. Ma almeno il Paese tornerà a vivere e soprattutto a produrre, con l’obiettivo di riprendersi quanto prima da una crisi che sarà dura da superare. L’obiettivo numero uno, in questo momento, riguarda soprattutto la ripresa di un’economia che già stentava prima della messa in quarantena e messa quindi in ginocchio dalla pandemia. Manca solo il colpo del ko definitivo, ma è quello che si cercherà di evitare. Ristoranti e bar, negozi e parrucchieri, poi le spiagge. Da oggi riaprono 800mila attività commerciali (randi limitazioni in Piemonte). Ma non tutte quello chiuse l’8 marzo riusciranno ad alzare le saracinesche, per una questione di organizzazione, ma soprattutto perché molti hanno alzato bandiera bianca. Secondo uno studio di Fipe-Confcommercio, sono oltre 800mila le attività commerciali e dei servizi di mercato, che finalmente possono alzare le saracinesche in tutta Italia. In particolare, si stima che riapriranno sette bar e ristoranti su dieci, 196mila esercizi in tutto. Chi prevede un lunedì nero per l’Italia è il presidente della Fapi (Federazione autonoma piccole imprese) Gino Sciotto: "Tantissimi artigiani, commercianti e piccoli imprenditori non avranno la forza di riaprire la saracinesca delle proprie attività. La crisi economica che si è generata nel Paese non può essere arginata con il 'dl rilancio' che ancora non è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale. Palazzo Chigi, evidentemente, non ha contezza delle difficoltà economiche che da mesi stanno vivendo imprese e cittadini". "Il governo Conte – ha poi detto Sciotto- appare del tutto inadeguato a soddisfare le aspettative delle piccole e medie imprese che reclamano a gran voce responsabilità e immediatezza. Non c’è più tempo da perdere: servono aiuti veri alle imprese per rilanciare l'economia e l'occupazione". Secondo il Codacons poi gli italiani potrebbero subire l’aumento dei prezzi che si registrerà con l’apertura di oggi. Secondo il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori si rischia una stangata da 536 euro a famiglia". "Gestori, esercenti e commercianti sono infatti chiamati a sostenere nuovi costi legati alla sanificazione e alla sicurezza dei locali, mentre le regole sul distanziamento sociale ridurranno sensibilmente i loro guadagni, a causa della forte diminuzione del numero giornaliero di clienti".

STEFANO GHIONNI