Era il più italiano tra gli attori francesi e non soltanto per il cognome che portava: ieri è morto all'età di 94 anni Michel Piccoli, attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico che aveva lavorato con i più grandi registi europei da Godard a Buñuel, da Marco Ferreri a Elio Petri. Nel 2011 è stato protagonista, nel ruolo del pontefice, di "Habemus papam" di Nanni Moretti, che gli è valso il David di Donatello.

Nato in una famiglia di musicisti, metà italiana e metà francese, con lontane origini ticinesi, da Marcelle Expert-Bezançon (1892- 1990), pianista, e Henri Piccoli (1889-1975), violinista, aveva scelto il cognome materno per diventare attore esordendo nel film "Silenziosa minaccia" nel 1945. La sua prima prova impegnativa sul grande schermo, all’età di vent'anni, fu il film "Sortilèges" di Christian-Jaque. Sposatosi in prime nozze con l'attrice svizzera Eléonore Hirt, avrà l'unica figlia Anne-Cordélia.

Ancora poco conosciuto dal grande pubblico, frequentò i grandi del cinema francese ottenendo piccole parti da Jean Renoir in "French Cancan" e René Clair in "Grandi manovre". Poi l'incontro con Luis Buñuel, con il quale collaborò fra il '56 e il '74, nella fase più surrealista del maestro ispano-messicano dando il suo volto agli enigmi cinematografici di quel periodo. Discreto, elegante, sorridente, Piccoli era una star internazionale anche per aver sposato in seconde nozze la cantante e attrice Juliette Gréco con la quale ha dato origine ad un sodalizio artistico e culturale di livello europeo.

Politicamente impegnato, ha espresso più volte il suo sostegno al Partito Socialista Francese, scagliandosi spesso contro la formazione di estrema destra Front National. Nel marzo 2007 ha firmato insieme a 150 intellettuali un appello a votare per Ségolène Royal alle elezioni presidenziali.

"Michel Piccoli si è spento il 12 maggio tra le braccia della moglie Ludivine e dei suoi giovani figli Inord e Missia, in seguito ad un incidente cerebrale", si legge in una nota della famiglia trasmessa all’agenzia France Presse da Gilles Jacob, amico dell’attore nonché ex presidente del Festival di Cannes. Con la frequentazione di Luis Buñuel, gli si aprono le porte del grande cinema degli anni dell’impegno: eccolo allora interpretare personaggi indimenticabili con Jean Luc Godard ("Il disprezzo"), Alain Resnais ("La guerra è finita"), Agnès Varda ("Les Créatures" e "Josephine"). Da quel momento il suo volto diventa il simbolo della Nouvelle Vague, lavorando con le grandi firme della corrente cinematografica francese, da Chabrol a Lelouch, da Godard e Sautet.

Ma sarà il cinema italiano a dargli quel trionfo internazionale a cui ambiva. Il riconoscimento principale lo raggiunse grazie a Marco Bellocchio: l’attore si aggiudicò la Palma d’oro di Cannes quale migliore attore per il film "Salto nel vuoto" nel 1980. Ancora con Bellocchio gira poi "Gli occhi, la bocca" nel 1982. Un altro premio, l'Orso d'Argento, arriva l'anno seguente per "Gioco in villa" di Pierre Granier-Deferre. L’italiana Liliana Cavani lo sceglie per "Oltre la porta" (1982), Léos Carax per "Rosso sangue" (1982). L’età non sembra fermare la sua carriera: Louis Malle lo vuole per "Milou a maggio" (1990), Jacques Rivette per "La bella scontrosa" (1991), Peter Del Monte per "Compagna di viaggio" (1996).

Con l’eccentrico Marco Ferrari gira "Dilinger è morto" e "La grande abbuffata". La carriera non ha un attimo di sosta, nemmeno con l’avanzare dell’età, ed è proprio il più grande vecchio del cinema d’autore mondiale, il portoghese Manoel de Oliveira, a regalargli nuove parti e nuovi onori con i film "Ritorno a casa", "Lo specchio magico" e "Belle toujours", sequel ideale a decenni di distanza del capolavoro del suo primo grande maestro, Luis Buñuel in versione "Bella di giorno".

Nel 2011 Nanni Moretti lo sceglie per il ruolo del Pontefice in crisi in Habemus Papam. Presentato in concorso al Festival di Cannes, viene eletto miglior film dell'anno dai Cahiers du cinéma, vince un European Film Award, sette Nastri d'argento e tre David di Donatello, tra cui quello al miglior attore protagonista. Le sue ultime interpretazioni erano state in "Holy Motors" di Leos Carax del 2012 e in "Le goût des myrtilles" di Thomas De Thier del 2014. Un monumento del cinema europeo con la sua faccia espressiva ed enigmatica, la chiave per interpretare i dilemmi della vita contemporanea tra Novecento e nuovo secolo.

di MARCO FERRARI