C’è un’Italia che la narrazione di questa pandemia ha tagliato fuori, inutile negarlo. È l’Italia dei piccoli borghi, delle città di provincia, lontane dalle zone rosse e dalla Milano che ha vissuto, vive e soffre a causa del Coronavirus. È l’Italia delle piccole comunità, dei luoghi spesso dimenticati, che non gode di servizi altamente innovativi, di strade ed in cui l’elemento umano è l’elemento principale della resistenza. Resistenza a tutto ciò che di negativo ha prodotto la globalizzazione e che ha tagliato questa Italia fuori dal mondo. E c’è un’Italia, al Sud, che nonostante le sue ottime performance non viene raccontata come modello di gestione dell’emergenza sanitaria. Parliamo della Basilicata, una delle prime regioni che ha fatto registrare lo 0 al numero dei contagi e che, grazie soprattutto all’adozione di comportamenti sani e rispettosi da parte dei suoi abitanti, sta mostrando pazienza e intelligenza nella lotta contro il nemico invisibile.

Gli ultimi dati ci dicono che la Basilicata è la regione con meno contagi d’Italia, nonostante abbia quasi il doppio della popolazione della penultima in questa terribile classifica che conta purtroppo anche troppi morti. Questa Basilicata è stata la terra della Capitale europea della cultura del 2019, Matera, ed è oggi il luogo ideale dove poter costruire una ripartenza sicura e necessaria per rimettere in moto il motore dell’economia nazionale. Certo, anche in Basilicata sono stati commessi degli errori e tante famiglie purtroppo piangono la morte di donne e uomini strappati via troppo presto dalla furia del virus; così come adesso si fa sentire la crisi economica che rischia di spazzare via le legittime ambizioni di molte persone, di aziende, di innovatori e di giovani che avevano gettato le basi per un progetto di vita da edificare in questo pezzo di Sud, ma la fotografia lucana di questi giorni lascia ben sperare per un superamento della Fase 2 e un ritorno, seppur lento, a una normalità tanto agognata.

I lucani sanno bene che la partita non è ancora finita, ma hanno deciso di gestire il gioco e non permettere all’avversario di prendere troppo campo. Non è facile, ma non per questo si arrendono. Perché non c’è un racconto di questa positività che non fa male? Perché, come sempre, il bello ed il buono della provincia italiana non viene mai presentato agli occhi del mondo con tutta la propria forza e luminosità? Nei giorni in cui si leggono ancora terribili notizie di morti e il numero degli infetti non è poi così basso da lasciarci tirare un respiro di sollievo, ciò che sta accadendo invece in Basilicata può rappresentare un esempio, un modello da esportare e replicare nelle regioni italiane. La terra dei Sassi di Matera e della bellezza senza confini del mare che bagna Maratea e la Costa Ionica, del grande cinema e delle fiction televisive di successo ha dimostrato, ancora una volta, che è solo adottando comportamenti sani, rispettosi e superando ogni egoismo che si possono affrontare le sfide più difficili.

Non è la prima volta che succede, anche se questa è la prima volta che noi tutti ci troviamo ad affrontare i rischi ed i pericoli di una pandemia; i lucani hanno già saputo dare prove di responsabilità, tenacia e resilienza in molte altre occasioni della storia, anche la più recente. Nella regione dei due nomi e dei due mari ogni cosa ha ancora un sapore genuino, ogni parola ha un peso, ogni comunità ha saputo conservare la propria memoria e ne ha fatto tesoro. La lentezza è un valore, la bellezza è identità, il verde ed il giallo dei suoi campi sono autentici, proprio come devono essere: tutto ciò non grazie a fortuite coincidenze ma perché frutto di un lavoro costante, quotidiano, della fatica delle mani e del sudore della fronte di chi vive ai confini dei sogni e non demorde mai. Queste virtù meritano una luce più forte, un palco più grande, una visibilità inedita.

Questa storia merita un racconto che vada oltre gli stereotipi della vergogna che diventa patrimonio dell’umanità e superi quell’idea di civiltà contadina, di cui non si vergogna, ma parli dei progressi, delle innovazioni praticati, dei talenti che qui sono sbocciati ed hanno scritto pagine importanti. L’Italia oggi ha bisogno del cuore antico della Basilicata, ha bisogno delle sue virtù e della sua gente per ricostruire, rigenerare, ripartire. C’è un futuro possibile che sta nascendo al Sud, non lasciamolo sfiorire ancora una volta.