Boss e manovalanza di ‘ndrangheta, in 101 godono del reddito di cittadinanza. In blocco hanno incassato finora 516mila euro. La clamorosa scoperta dell’incredibile assurdo scandalo italiano arriva dall’operazione "Mala Civitas". Condotta dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria e coordinata dalla Procura di Reggio Calabria l’indagine ha appurato che uno dei beneficiari della prebenda statale, paternità del governo M5S-Lega, è uno dei maggiori esponenti mondiali della droga. Un importatore di droga in Europa con quattro mandati di cattura sulle spalle. Umberto Pannunzi, settantadue anni, detto Bebè, viene definito il Pablo Escobar italiano.

Arrestato nel 2016, è stato estradato in Italia. Boss e gregari della ‘ndrangheta beneficiari del reddito di cittadinanza sono legati ai sequestri di persona, al narcotraffico, alle guerre di mafie. I loro curriculum criminali sono zeppi di condanne definitive. E non sono pochi quelli in carcere al 41 bis. Boss e affiliati alle più influenti famiglie di ‘ndrangheta operano nel triangolo che racchiude la Piana di Gioia Tauro e la Locride. Il meglio della criminalità in Calabria. Centouno uomini di ‘ndrangheta che riscuotevano il sussidio di Stato attraverso l’Inps. E altri quindici della stessa risma erano sul punto di riceverlo. Une evidente distonia di un beneficio che in molti casi riesce difficile capire come funziona. Malissimo, è opportuno precisare e confermare.

La Guardia di Finanza di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Vibo Valentia e Verbania, dopo averli individuati e scovati, li ha deferiti alla Procura di Reggio Calabria. Dopo la denuncia dell’autorità giudiziaria, l’Inps dovrà avviare la procedura per il recupero delle somme indebitamente percepite da boss e manovalanza della ‘ndrangheta. Il danno accertato, frode ai danni dello Stato, è di 516mila euro. L’elenco che i finanzieri hanno messo insieme comprende più di cinquecento nomi. Tutti condannati per reati di mafia. I beni a essi intestati – mobili e immobili – sono in parte sequestrati e confiscati. Ma la cosa sembra non debba finire qui.

Gli inquirenti ritengono di avere la certezza che le disponibilità degli ‘ndranghetisti autori della pesante frode frode siano tuttora in numero cospicuo. Bebè Pannunzio era infatti solito dire che i soldi lui non li contava, ma li pesava. Alessandro, suo figlio, è classificabile evidentemente come un perfetto figlio d’arte. Arrestato a Madrid nel 2004, insieme col padre, dopo una latitanza durata otto anni, ha chiesto e ottenuto il sussidio di Stato. Il reddito di cittadinanza come "persona indigente e disoccupata". Pannunzi jr, Alessandro, è nome conosciuto, molto noto anche a livello internazionale. Le polizie di mezzo mondo hanno avuto modo di constatarne le spiccate qualità nella gestione e nel traffico della cocaina. Alle spalle un curriculum già ricco. Riottenuta la libertà, il figlio di Roberto Bebè Pannunzi è stato arrestato nel 2018. Doveva scontare un residuo di pena nell’ambito dell’operazione "Stupor Mundi".

Le indagini, ai tempi, hanno portato al sequestro di cocaina per un valore prossimo a sessanta milioni di euro. Alessandro Pannunzi ha preso le redini della famiglia, dopo l’arresto di papà Bebè. Momento cruciale la gestione dei traffici di cocaina con i narcos colombiani. Le autorità sudamericane hanno segnalato al governo italiano, più volte, la presenza di Pannunzi jr. sui loro territori. La sua notorietà è cresciuta, raggiungendo elevati livelli nel panorama internazionale, in seguito al matrimonio con la figlia di uno dei maggiori broker mondiali della droga. Beneficiario il Pannunzi del reddito di cittadinanza, l’assegno di assistenza l’ha incassato per mesi anche Raffaele D’Agostino, sessantacinque anni, boss della cosca di Sant’Ilario dello Jonio, finito più volte in carcere.

Vi restò la prima volta ventisette anni, accusato di aver avuto un ruolo di primaria importanza nel sequestro dell’imprenditore Tullio Fattorusso. Un soggetto molto particolare il D’Agostino, in prima pagina che per vicende di carattere sentimentale. Durante la detenzione ha avuto una relazione con un’agente penitenziaria. Giova comunque ripetere che sono tanti i boss storici della ‘ndrangheta a libro paga dell’Inps. Nel senso che hanno percepito il reddito di cittadinanza senza averne minimamente il diritto.

Vogliamo parlare dei Tegano-Serragno di Reggio Calabria, famiglie contrapposte tra loro nella seconda guerra di ‘ndrangheta a Reggio Calabria, che causò 900 morti tra l’85 e ‘91? Laddove è doveroso segnalare i capi delle ‘ndrine di Piana di Gioia Tauro, tutti indigenti e… poveri a caccia di un sussidio per campare. Piromalli, Alvaro, Molè, Commisso, Figliomeni. "Tutti indigenti poverazzi", titolari di patrimoni di ‘ndrangheta a sei zeri...

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