Bus che valgono quattro miliardi. La maxi gara che ha messo in azione la Procura di Firenze. Indaga la magistratura, i pm ipotizzano reati pesanti, falso e turbativa d’asta per due dirigenti regionali. La Guardia di Finanza ha fatto irruzione nella sede di Autolinee Toscana, la società che ha vinto il bando per la gestione del trasporto pubblico. Le indagini hanno preso le mosse da un esposto del presidente del Cap, membro della cordata che l’asta l’ha persa. Firenze è preda di tormenti infiniti. La vicenda dei vigilini e delle multe che agli amici venivano sistematicamente abbonate; lo scandalo all’università privata. Esami e lauree fasulle per candidati dipendenti della Pubblica Sicurezza nell’ateneo di Vincenzo Scotti, già ministro della Repubblica e sindaco di Napoli, esponente di alto prestigio ai tempi della Dc dominante in Italia. E la città vuota, disperata, affranta, per l’assoluta mancanza di turisti stranieri e italiani.

Il sindaco Nardella progettista del giro del mondo alla ricerca di investitori stranieri. Andrebbero bene anche gli europei, non solo cinesi o americani. Piange Firenze. Come purtroppo ho avuto modo di constatare in settimana quando mi sono recato in visita di lavoro nella città identificato come un bancomat, fino a quando non è stata centrata in pieno dal coronavirus. E con effetti esattamente devastanti. Come se non bastasse la serie di negatività, ecco il caso dei bus da quattro miliardi. Intestatario il trasporto pubblico della Toscana, già al centro di un lungo contenzioso presso il Tar. Per tutta la giornata di giovedì, il personale della Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici di Trasporto Autolinee Toscane spa, a Scandicci. La società si è aggiudicata l’appalto. Perquisiti anche sei manager del gruppo, a quanto pare non ancora indagati. Firmato dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi, le cinque pagine del decreto di perquisizione ricostruiscono alcuni passaggi della tormentata vicenda dell’aggiudicazione della gara d’asta.

I reati di falso e turbativa d’asta sarebbero stati commessi tra l'8 aprile e il 2 maggio 2017. In quei giorni sono avvenute l’aggiudicazione definitiva della gara e l’apertura dei plichi. Dicono i pm: alcuni passaggi del piano economico e finanziario dell’epoca erano sbagliati. I passaggi citati nel decreto riguarderebbero alcuni problemi già sollevati in passato dai giornali, alcuni dei quali sono finiti nelle carte analizzate dal Tar. Uno per tutti: la Regione Toscana avrebbe annunciato i vincitori prima dell’esito ufficiale della gara. In aggiunta la vicenda del professore Stefano Pozzuoli, membro della commissione che ha scelto i vincitori dell’opera da quattro miliardi di euro.

Il professore, ordinario della facoltà di Economia e Commercio di Napoli, dal 2005 al 2008, era stato sindaco revisore di Alexa. La società di cui allora era presidente Bruno Lombardi, presidente di Autolinee Toscane. Il bel pasticcio è servito in tutta la sua scandalosa gravità. Un verbale della commissione aggiudicatrice evidenzierebbe lacune nella proposta del consorzio che poi avrebbe vinto. Si sottolinea inoltre che l’aggiudicazione definitiva è arrivata senza attendere l’esito della decisione del Consiglio di Stato, chiamato in causa dai ricorsi di Mobit, che ha perso la gara. L’organo amministrativo ha rigettato tutte le accuse del ricorrente condannata al pagamento delle spese. Si è creata intanto una forte contrapposizione. Un complesso contenzioso tra Autolinee Toscana, al cento per cento nelle mani la francese Ratp, che già gestisce la tranvia di Firenze, vincitrice dell’appalto, e Mobil Scart.

Il gruppo dei gestori attuali, quattordici consorzi e ventisei imprese toscane. La cifra in ballo è da capogiro, ovviamente. Quattro miliardi di euro per undici anni. Autolinee Toscana aveva già annunciato 550 milioni di investimenti, di cui 200 per rilevare i depositi e un biglietto unico per tutta la Toscana. Poi, una sentenza del Tar e un ricorso non accolto dal tribunale regionale. Che ha riconosciuto la totale legittimità di quanto fatto dall’amministrazione comunale. Un casotto di quelli grossi. La Procura di Firenze vuole vedere chiaro in questa vicenda di bus da quattro miliardi. Sullo sfondo di una battaglia legale infinita intorno alla gara miliardaria. Ricorsi e tentativi di ribaltamenti. Un premio congruo a chi indovinerà l’esito finale, se mai ci sarà.