Diciassette decreti (due al mese) approvati con la ghigliottina della "fiducia" (o "sì" o a casa); tre mesi (in nessun altro Paese la 40ena è stata così lunga) di "lockdown", imposti dopo aver seminato panico da Covid-19. Per fortuna, almeno di questo, siamo arrivati alla fine. Nello stesso momento, però, in cui ufficializzano la riapertura oggi, 3 giugno, lorsignori minacciano anche di richiudere tutto di nuovo, se... La confusione, insomma, regna sovrana. E non solo per questo. Sarebbe utile - così come ha fatto con il Csm - che, anche su questo fronte, il Capo dello Stato, facesse sentire la sua voce, ricordando a Giuseppi che con i dpcm, si scrivono saggi e non favole per bambini. Anche perché, esecutivo e maggioranza pur essendo sempre più vicini alla canna del gas, continuano a rifilare sganassoni a cittadini, già ridotti all'impotenza da quei dpcm che stanno gelando l'economia del Paese. Tante imprese si sono arrese, un altro 50% è vicino al crack e un milione di lavoratori rischiano il posto.

Tutti i settori produttivi e gli Enti Locali protestano per la mancanza di sostegno. I Comuni hanno chiesto di raddoppiare a 6mld i fondi previsti per loro dal "dl rilancio". Eppure, Giuseppi & c. (rammentate?) avevano promesso di non lasciare indietro nessuno, invece hanno abbandonato tutti, ma il presidente dell'Inps, Tridico, continua a raccontare di aver "riempito di soldi gli italiani". Forse è il caso di ringraziarlo augurandogli la stessa fortuna. Di più presentano come evento epocale il, solamente annunciato, "Recovery fund" – cui i "frugali del Nord Europa" si sono già opposti - perché oltre i 90miliardi a prestito, ce ne darà altri 82 a fondo perduto. E i soliti "pesci in barile" italioti, fingono di non sapere che di questi ultimi, poco meno di una sessantina, dovremo riversarli noi nel bilancio europeo. Quindi, nel caso, non più di 23/24 (da spendere, però, come piace all'Ue) saranno realmente a fondo perduto e sui 90 dovremo pagare gli interessi. Senza dire, poi, che, mentre, ci servirebbero tutti e subito, li avremo e forse a rate dal 2021.

Di Maio, poi, sostiene di volerli utilizzare per ridurre le tasse. Qualcuno gli spieghi che i trattati europei ne prevedono la finalizzazione ai progetti innovati, non al taglio dei balzelli. Intanto, gli italiani "più dotati" stanno ritrasferendo i propri soldi in Svizzera, per paura di un'eventuale patrimoniale. Sul fronte Giustizia, anch'esso in questo momento nell'occhio del ciclone per le commistioni fra magistrati, politici e giornalisti – che da un po' stanno fuoriuscendo dal Vaso di Pandora della Magistratura scoperchiato dalla stampa – Mattarella, invece, non ce l'ha fatta più e ha sbottato dicendosi "sconcertato e scandalizzato". Diciamolo, però, era ora! Tanto più che, continuando a restare muto, anche per le ripercussioni negative che ne stanno ricadendo sull'immagine e la credibilità del Paese e della Giustizia - avrebbe rischiato di passare – pur senza esserlo - per complice di quelli che hanno trasformato la giustizia (con l'iniziale minuscola), in una sorta di arma di distruzione di massa degli avversari politici dei loro amici e il Csm in un nominificio e carrierificio – su pressione delle correnti della magistratura – per i giudici amici.

Certo, la Costituzione – per preservare la democrazia - non consente al Capo dello Stato, pur attribuendogliene la Presidenza, di sciogliere il Csm. Non gli impone, però, di tacere, fingendo di guardare altrove, quando i comportamenti degli "uomini in toga" mettono in pericolo l'imparzialità della Giustizia (con l'iniziale maiuscola)! Ma, come ribadito nella nota presidenziale, tocca al Parlamento, velocizzare l'opera di riforma della Magistratura e del sistema elettorale del Csm. di cui si discute inutilmente da trent'anni. Un ritardo inaccettabile. Anche perché rappresenta il buco attraverso il quale, i signori delle correnti s'intrufolano per politicizzare la Giustizia, perseguire gli avversari e facilitare le carriere degli amici. "A buon intenditor, poche parole".

MIMMO DELLA CORTE