Politica sotto accusa. E' una strigliata in piena regola quella che i vescovi italiani rifilano ai gestori della cosa pubblica. L'occasione? Il sistema sanitario ai tempi del coronavirus. "In un contesto di incertezza e fragilità - scrive la Cei in occasione della 15/a Giornata nazionale dedicata alla Custodia del Creato, che si celebrerà il prossimo 1 settembre - diventa fondamentale ricostruire un sistema sanitario fondato sulla centralità della persona e non sull'interesse economico". "Il suo smantellamento - osservano ancora i prelati - ha creato le condizioni per un impoverimento sociale". "Siamo in un anno drammatico" sottolinea ancora la Conferenza episcopale italiana. La "pandemia da Covid-19 - si ribadisce - ha portato malattia e morte in tante famiglie, ha messo in luce la nostra fragilità, ha ridimensionato la pretesa di controllare il mondo ritenendoci capaci di assicurare una vita migliore con il consumo e il potere esercitato a livello globale". A detta della Cei, "si è visto un sistema socio-economico segnato dall'iniquità e dallo scarto, in cui troppo facilmente i più fragili si trovano più indifesi". L'emergenza sanitaria, per i vescovi ha comunque messo anche in evidenza "una capacità di reazione forte della popolazione, una disponibilità a collaborare". In particolare, viene osservato, "abbiamo toccato con mano tutta la nostra fragilità, ma anche la nostra capacità di reagire solidalmente ad essa". "La pandemia - conclude la Cei - è anche il segnale di un 'mondo malato', come segnalava papa Francesco nella preghiera dello scorso 27 marzo".

di STEFANO GHIONNI