Gente d'Italia

Le mine sociali del Coronavirus

Adesso che il Coronavirus sembra declinare, adesso che tra i pensieri degli italiani riemerge prepotentemente la voglia di vacanze, molti sembrano dimenticare le categorie più deboli: gli anziani, gli emarginati, i disabili, le persone sulle quali, nei giorni difficili, si è acceso un fascio di luce, di attenzione, di assistenza assolutamente nuovo. Una realtà che oggi, spente le telecamere, torna nel suo isolamento e nella sua sostanziale ghettizzazione. Contraddizioni da virus.

La realtà è che, questa difficile clausura, purtroppo, non sembra aver sviluppato una sensibilizzazione nuova. Ma, paradossalmente, ha accentrato l’attenzione su noi stessi, sui personalismi, sul nostro nucleo familiare, sui nostri problemi. Nuove forme di egoismo, di esclusività sono venute a galla. E la spesa ai pensionati, l’assistenza telefonica verso i più deboli, i nonni da proteggere e salvaguardare si sono rivelati, nel tempo, solo un modo per sbianchettare rapidamente la nostra coscienza. Salva la tentazione di dimenticare tutto, dopo poche settimane, annebbiando ogni sostegno verso la terza età, la categoria che ha pagato al virus il suo prezzo più alto.

Del resto, anche il Governo sviluppa un atteggiamento analogo. Tutto sembra proiettato verso il mondo della produzione, verso i turisti che non arriveranno, verso un Prodotto Interno Lordo che appare già in picchiata. Nulla per gli anziani, per i loro redditi da fame, per la loro difficile assistenza farmacologica, per le lunghe liste di prenotazione per una qualsiasi visita specialistica ospedaliera, per l’esenzione dai ticket. E, tra l’altro, anche i Comuni, stretti da una morsa economica opprimente, potranno far sempre meno per la terza età, riducendo ulteriormente i loro spazi di azione. Siamo già dentro un’epoca nuova. Un’epoca di diseguaglianze innovative.

Dove il solco sociale si va allargando, dove intere fasce di popolazione restano isolate e abbandonate al loro destino. Parlare, in questo contesto, di incertezza politica e sociale è un atto d’obbligo. E gli Stati Uniti hanno offerto in questi giorni il primo fuoco pirotecnico tra le strade di Minneapolis. All’arrivo del virus, tutti avevano commentato che nulla sarebbe stato più come prima. Si pensava alla solidarietà, ad un riequilibrio delle risorse, ad un ambientalismo più efficace. Ma, forse, erano tutti fuori binario. Il virus, infatti, si va trasformando, giorno dopo giorno, in una pericolosa miccia sociale.

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